Giuseppe Povia e il suo canto libero

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Paolo Pagliaro, Povia

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Paolo Pagliaro, PoviaViviamo in una nazione in cui una corrente radical chic che, credendo di essere depositaria del concetto di cultura e di ogni bagaglio culturale da dispensare a proprio piacimento, si arroga il diritto di decidere quali sono gli argomenti di cui parlare e quali su cui tacere. Questa è una vera e propria gabbia per la democrazia.  Per noi liberali, che poniamo al centro della vita e di ogni dibattito la libertà come valore universale, ciò è impensabile. Giuseppe Povia, noto cantautore, doveva esibirsi a un concerto di beneficenza a Lecce, ma dopo le proteste e le pressioni insensate e faziose della comunità Lgbt, con un colpo di spugna la sua presenza era stata cancellata. Una censura inaccettabile.

Si autoproduce, si autofinanzia, non ha tessere di partito, non ha etichette o padroni che gli indichino la via maestra per fare successo: a lui tutto ciò non interessa, lui vuole essere se stesso e trasmettere un suo messaggio. Questa è la sua “colpa”: unire le emozioni al pensiero senza preoccuparsi di aggraziarsi le masse, né  le varie lobby che spopolano nei circuiti musicali, mostrando con arguzia e coraggio la realtà politica e precisi temi sociali, come i problemi dell’immigrazione, dell’economica.

Liberi di ascoltarlo, ma nessuno si senta libero di mettergli un bavaglio. Ecco perché ho deciso di invitarlo a Lecce: Povia si esibirà, il 22 aprile, senza ricevere nessun compenso, in una serata di beneficenza a favore dell’associazione Cuore Amico onlus, che mi onoro di rappresentare.

Non possiamo permettere che qualcuno decida per noi quello che dobbiamo ascoltare, dire e fare. Le censure sono sempre ripugnanti. La nostra libertà è un valore sacro e dobbiamo difenderlo dagli arroganti.

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