Luca Gemma: “La mia banda suona (anche) il rock”

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ilgiornaleoffDue anni dopo “Blues Songs”, Luca Gemma è tornato con “La felicità di tutti” (Adesiva discografica/Self), dal 29 settembre disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming. «Ho scelto un titolo hippy» spiega il cantautore. «La felicità di tutti è un desiderio, un’utopia, un’ambizione; dovremmo guardare il mondo con gli occhi degli altri, metterci nei panni degli altri e uscire dall’egoismo».

Prodotto e arrangiato da Paolo Iafelice e dallo stesso Gemma, l’album si caratterizza per una sonorità che rivela nelle dieci tracce (nove gli inediti) un naturale mix di generi fra canzone d’autore, folk, rock, soul e R&B.

«E’ un disco “old school”, ovvero tutto suonato» puntualizza Luca, che ha scelto di lasciarsi affiancare in questo progetto da Lele Battista al pianoforte e ai sintetizzatori e da Ricardo Fischmann, cantante brasiliano dei Selton, per la versione originale di “Cajuina”, celebre brano di Caetano Veloso rivisitato con un testo in lingua italiana.

Nato a Ivrea, di origini romane e residente a Milano, Gemma ha trascorso la prima parte della sua vita in Germania. «In quel periodo, più o meno all’età di dodici anni, ho scritto la mia prima canzone. Era orrenda. Ricordo si chiamava “L’insegnante” e parlava di un professore che mi aveva trattato male» racconta.

Fondamentali per la sua formazione musicale dischi come “Burattino senza fili” di Edoardo Bennato («E’ stato una folgorazione»), “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla e “Rimmel” di Francesco De Gregori.

Dopo una laurea in Scienze Politiche e dopo molti e diversi lavori, nel 1991 inizia la sua carriera artistica con i Rossomaltese, la band folk-rock fondata insieme a Pacifico: «E’ stata un’esperienza importante e divertente. Erano gli anni novanta, c’era un grande fermento, facevamo quattro o cinque concerti a settimana in giro per l’Italia».

Autore per artiste come Fiorella Mannoia e Malika Ayane, confida a proposito della sua fase compositiva: «Sono un buon osservatore di ciò che accade, della vita mia e degli altri; posso essere colpito da infinite cose, da piccoli episodi della vita quotidiana fino a lasciarmi ispirare da film o dischi. Per quest’album, ad esempio, ho “rubato” qualche frase ai Beatles».

L’ex voce dei Rossomaltese presenterà il suo sesto lavoro in studio in Francia a metà ottobre ed a novembre a Milano. Quello in Francia sarà un ritorno: vi si è già esibito grazie a “Blue Songs”, disco che l’ha portato anche in Australia («Un tour inaspettato, sono stati 15 giorni molto belli tra Sidney e Melbourne»), in Inghilterra e Lussemburgo. «Spero che la musica italiana si sprovincializzi, mi chiedo perché poca musica italiana vada all’estero. È un’involuzione non uscire dal perimetro nazionale, l’Italia è troppo piccola per fare musica solo in questo paese».

Quanto alla direzione che la canzone made in Italy sta prendendo aggiunge: «Di musica ce n’è tantissima, in abbondanza, perché grazie alla tecnologia c’è una maggiore democratizzazione dell’uso dei mezzi. Si possono fare dischi con poco e spesso c’è musica non necessaria: quelle che un tempo erano delle demo ora sono diventati dischi».

Con una lunga e intensa carriera, ha ancora dei desideri professionali da realizzare: «La mia ambizione è di scrivere una canzone sempre migliore di quella che ho scritto già. Mi piacerebbe riscrivere per Fiorella Mannoia e soprattutto sarebbe un vero divertimento comporre con o per Edoardo Bennato». E tra le nuove leve? «Mi piacciono Motta e Calcutta, ma sono autori anche loro».