Raffaello, il principe delle arti, sarà il nuovo film di Sky presto al cinema sull’opera e sulla vita del pittore urbinate.
Leggenda vuole che la casa della Divina Imperia, la più nota cortigiana del tempo, sia stata dipinta da Raffaello Sanzio, che l’avrebbe ritratta nei panni – pochi – di Venere e poi ancora negli affreschi della Farnesina. Di certo è che “il principe degli artisti” s’invaghì di lei e tanto la bramò da minacciare di lasciare incompiuto l’affresco del Trionfo di Galatea, se non gli avessero concesso la cortigiana come protagonista della fiaba ermetica Amore e Psiche, e per il dipinto Il Parnaso, nella Stanza della Segnatura, in Vaticano. Tuttavia il male oscuro presto condusse Imperia al suicidio e subito voci del popolo ritennero che la colpa fosse della volubilità passionale di Raffaello, il quale aveva preferito alle grazie della sua musa quelle misteriose dell’eburnea Fornarina.
Quanti cuori femminili abbia straziato il bel Raffaello Sanzio non possiamo saperlo, certo è che le leggende romane sull’artista fiorirono non appena il pittore giunse in città, amando splendide donne, modelle che posavano nelle seriche vesti di Madonne e Sante, nelle tuniche di olimpiche divinità, ninfe ed eroine.
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Una delle più famose – e misteriose – fu Margherita Luti, della quale parla il Vasari per il ritratto noto come La Velata e che dovrebbe essere la stessa donna ne La Fornarina, nella Madonna Sistina e in altri dipinti. Raffaello a Roma viveva come un principe: nulla gli era impedito, persino il poter accedere alle più sofisticate “cortigiane oneste”, con il benestare dello stesso Papa. Eppure, quando vide Margherita, nuda nel Tevere, non lontano dal Vaticano, folgorato da improvvisa passione se ne innamorò perdutamente tanto che ancora una volta la volle per sé nelle sale della Farnesina, come musa modella e amante. Ragioni misteriose spinsero, nel 1514, Raffaello a fidanzarsi ufficialmente con una nipote del cardinale Medici Bibbiena, che però non condusse mai all’altare, forse proprio in quanto potrebbe essere vera l’ipotesi che Raffaello e Margherita fossero già sposati in segreto. Fatto che spiegherebbe perché, dopo l’improvvisa morte dell’artista, la donna scelse di ritirarsi e spegnersi in convento.
SENSUALITÀ A CORTE
Sempre il Vasari, descriverà la Fornarina come «la donna che Raffaello amò fino alla morte» e che il pittore, allievo di Perugino, era «persona molto amorosa e affezionata alle donne» e dedito ai «diletti carnali» come si deduce dai sonetti ritrovati accanto a suoi disegni di carattere sacro, a dimostrare come l’Urbinate ben sapesse che Amor Sacro e Amor Profano siano due aspetti del medesimo sentimento e dandoci così conto di come, mentre dipingeva nel 1509 il suo affresco più misticamente elevato, La disputa sul Sacramento, il pittore scrivesse versi colmi di sensualità.
Raffaello Sanzio condusse una vita sessualmente disordinata, o «fuor di modo» per dirla con il Vasari, tanto che s’ipotizza che anche la sua scomparsa, avvenuta a soli trentasette anni, sia stata una conseguenza dei suoi eccessi erotici; infatti una sera, «disordinato più del solito», il pittore rincasò con una febbre molto alta che l’avrebbe condotto alla morte in pochi giorni, lasciando così insoluto il grande mistero che circonda lui e la sua amata modella, cortigiana o meno che fosse.
La testimonianza più impressionante giunta a noi della relazione amorosa tra Margherita e Raffaello è il dipinto in cui il pittore la ritrae, nuda ed enigmaticamente sorridente, con il capo ricoperto da un drappo iridato come un turbante turchesco. È sempre Margherita la donna che presta il suo volto alla Madonna della seggiola e alla Madonna di Foligno, nel grande affresco di Eliodoro, sotto le sembianze di Clio nello Spasimo di Sicilia – ora al Prado – e nel capolavoro della Trasfigurazione, custodito nella Pinacoteca Vaticana, a ricordarci quanto invece fosse intenso e devastante l’appassionato amore per la bellissima e misteriosa donna che consumò il giovane Raffaello, facendo sì che il suo astro brillasse con il doppio del fulgore ma ardesse in metà tempo.