Se c’è una cosa che non sopporto è questa costante distruzione della nostra Identità italiana e mediterranea da parte di culture (o presunte tali) provenienti da altri Paesi.
Il panino con salame e provola o con la profumatissima mortadella di Bologna, che mettevamo nel cestino delle elementari o nello zaino delle medie, è stato sostituito, prima, dai tramezzini club, poi, dai toast prosciutto cotto e formaggio fondente (vanne a capire la provenienza) e, infine, da quegli immondi e puzzolenti ciccioli di carne di bestia sconosciuta, che chiamano chebàb. Il chinotto nostrano è, ormai, azzerato dalla CocaCola. La torta della nonna, dalla ciischeich. Il latte di vacca, da una spremuta di fagioli di soia cinese. La carne, dal seitan. La mamma e il papà dai numeri 1 e 2 (a volte c’è anche il 3).
Una sbobba di civiltà frantumate e malamente rincollate, che stanno meticciando il più antico e nobile dei continenti. Il più meraviglioso dei Paesi di questa confusa Terra, che, a questo punto, speriamo si spenga al più presto. E amen.
Il problema, però, si pone anche per il dopo spegnimento. Una volta, infatti, si moriva e ci si presentava al trono dell’Altissimo. Oggi, invece, attraverso i buchi di una cucuzza si può ritornare fra i viventi e regolare conti infernali con chiunque. Anche con chi non ha mai avuto nulla a che fare con noi, durante il nostro passaggio terreno. Questo Allouin, con tutte le porcate che si porta dietro – dalle stupide orge degli adulti alle grottesche carnevalate dei bimbi – sta scardinando una delle ultime certezze della nostra Cultura e Identità latina: il rispetto per i Defunti e la nobile azione della Loro commemorazione.
Dagli abbellimenti delle sepolture e dalle messe in suffragio, siamo passati alle serate in discoteca, truccati come dei resuscitati sciancati nelle carni e nel destino, alle cene a tema, con pietanze presentate come fossero pezzi di cadavere o brodaglie fangose da terzo girone dantesco.
Una pena, mi fanno, coloro che cadono nella rete dell’ immondo mercato della globalizzazione anche delle nuove tradizioni!
Per me, il 1 novembre è la Festa di Ognissanti. E il 2 novembre è dedicato alla Commemorazione dei Defunti. Fra cui, mio Padre.














Bravo Nino!
Non ho mai considerato Allouin una festa italiana, per quanto qui in Friuli, dove risiedo ormai da diversi anni, mi si dice che le zucche accese qui ci sono sempre state. Ma apprezzo il tuo articolo soprattutto perche` nel riscrivere secondo la grafia italiana il nome di Halloween dimostri tutta la tua rabbia e la ribellione ad un sistema che cerca di cancellare la nostra cultura semplicemente ignorandola. Personalmente leggo e parlo correntemente l’Inglese, e ai miei allievi a scuola dicevo sempre che “l’elettronica parla Inglese, se volete impararla piu` facilmente, imparatevi prima quello”, perche` i manuali in Inglese, forse a causa di un particolar modo di pensare in quella lingua, risultano piu` comprensibili delle loro traduzioni. Ma da questo a farmi colonizzare la mia lingua madre corrono anni luce, e non ci sto proprio. E anzi ultimamente mi sto scoprendo piu` sciovinista dei francesi, che per questo non ho mai particolarmente apprezzato, rifiutandomi coscientemente di utilizzare i termini inglesi che vanno per la maggiore e rispolverando quelli che da sempre hanno in Italiano il medesimo significato. Ed e` impressionante lo sforzo che talvolta mi trovo a fare per ricordare ed usare il termine italiano al posto di quello inglese entrato nell’uso comune. Uno sforzo comunque che vale bene la candela, perche` solo cosi` la nostra lingua continuera` ad essere parlata e compresa non solo da noi ma anche dai nostri compaesani (concittadini fa tanto Rivoluzione Francese, meglio paesani, abitanti dello stesso Paese). E quanto all’uso dell’Inglese in elettronica, non puo` mancare una riflessione amara: se Adriano Olivetti fosse vissuto di piu` ed avesse avuto piu` seguito ed investimenti e meno teste di cazzo a contrastarlo, forse sarebbe stata proprio l’Italia il Paese dove di diritto doveva nascere la moderna tecnologia dell’informazione. Non dimentichiamo che il primo mainframe a transistor (scusa ma tradurre in italiano mainframe mi fa venire l’orticaria…), l’ELEA, e` nato in Olivetti su progetto di Mario Tchou, ingegnere italo-cinese, e che il primo microprocessore integrato e` nato con una tesi all’Universita` di Padova di quello stesso buontempone che ha poi inventato e tuttora produce con la Synaptics quei sensori tattili che tutti i moderni portatili usano al posto del mouse. Ah, per inciso, pure il mouse e` nato a Padova… solo si trattava di una sfera grande come una boccia da osteria, esposta per circa meta` superficie, sulla quale si appoggiava il palmo della mano per farla girare, sviluppata per controlli di manipolatori in centrali nucleari.
Credo fosse stata brevettata, cosi` per aggirare il brevetto e` stata rivoltata a culo in su… poi, a brevetto scaduto, qualcuno ha reinventato l’attuale “trackball”…
Comments are closed.