Con Guidetti prove di streaming

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Lucy in the sky with diamonds in ascensore. Lovely Rita al banco della frutta. She’s leaving home al farmacista. Finché non vi chiedono di togliervi le cuffie, di smettere di ascoltare i Beatles: di tornare in società. Da Natale si possono ascoltare i baronetti inglesi in streaming musicale sulle piattaforme tipo Spotify e Deezer (e da febbraio in Italia anche con Tim music). Ci abbiamo guadagnato? Claudio Guidetti, produttore musicale italiano e compositore, demiurgo-collaboratore di Eros Ramazzotti (è sua “Più bella cosa”), storce il naso. “Lo streaming mi dà l’impressione che la musica non abbia nessun valore, che sia usa e getta”.
Guidetti ha una cinquantina di anni, ha vinto Sanremo due volte, uno con Anna Oxa (Senza pietà) e un’altra con Vecchioni (Chiamami ancora amore). L’ultimo suo lavoro è la produzione di The Christmas album, disco di Tony Hadley degli Spandau Ballet. “Ho sempre monetizzato la musica, questo perché sin da piccolo sapevo che genere di musica volevo fare, il pop”. Le sue origini sono proletarie, e quando era giovane gestiva la sua immagine con goffaggine, si vestiva come un ragioniere. Ora è tatuato, è un capellone ed è rockl’immagine nella musica serve a farsi notare: ora ho tatuaggi e capelli”. Sorride, non si prende troppo sul serio nel raccontare questi dettagli estetici. E’ originario di Genova, e da ragazzino ruba i dischi nei negozi sfruttando la morfologia intricata dei vicoli, che ti permette di rubare, scappare, eventualmente nasconderti. Sono proprio i baronetti inglesi a indirizzarlo fin da bambino. “Verso 10 anni ho deciso di diventare un musicista. Sentendo i Beatles”. Comincia la sua carriera cinque anni in tour con Branduardi, poi scrive due dischi con Aldo de Scalzi dei New Trolls, finisce al Festivalbar nel’88. “Qualcuno fece un video: decisi di smettere, la mia vita era nello studio di registrazione, non avevo un’immagine vincentissima, da televisione”. Tanto meglio perché comincia a lavorare con i migliori artisti italiani (Laura Pausini, Renato Zero, De Gregori, Carmen Consoli, Max Pezzali, Sergio Dalma, Ivana Spagna, Montero, Gianni Morandi), nel ’93 ha un contratto con Emi e compone canzoni che hanno segnato le tappe della musica italiana. “Il segreto? Ti deve piacere l’artista, non si deve comporre esclusivamente pensando ai soldi”.

Il suo vero amore lo ritrova in Eros Ramazzotti, nel ’95, con lui vende 8 milioni di copie con “Più bella cosa”. “Ricordo ancora quel giorno: Gianni Morandi mi disse “Oggi è il giorno più bello e più brutto della tua vita perché il minimo che puoi fare è quello che hai già fatto”. Diventa una sorte di “dolce” condanna: Guidetti passa tantissimo tempo in studio. “Le donne? Ho avuto molte storie, ma la musica viene sopra ogni cosa.” E come lo vive il successo un ragazzo del popolo? “Io malissimo, i miei genitori ancora di più: mio padre vedeva Morandi girare nel mio palazzo e gli sembrava strano che potessi guadagnare dei soldi con la musica”. Secondo Guidetti la qualità del supporto musicale non si è evoluta come è stato con la televisioneSiamo passati da bianco e nero alla smart tv. Con la musica è stato il contrario: Lo streaming? Terribile. Se metto un disco dei Led Zeppelin o dei Beatles del 69 mi spengo”. E poi c’è il lunghissimo discorso legato all’economia: “Lo streaming penalizza gli autori e gli interpreti, gli artisti. I soldi delle riproduzioni vanno a chi non c’entra niente” Fino a una previsione/speranza: “il supporto fisico è molto importante: non so se lo streaming durerà tanto

Provare per credere. Andiamo nel suo studio di registrazione di via Cadore, a Milano, e ascoltiamo Sgt. Pepper’s Lonely Heart Club Band così come venne registrato ad Abbey Road nel 1966-67. “I dischi a quel tempo si si incidevano sui nastri, ora è stato trasferito tutto su digitale, e sono i file multitraccia: i Beatles incidevano su 4 tracce”. Guidetti ci fa ascoltare il file: sentiamo l’orchestra separata dalla voce di Ringo, le stonature (sì, le stonature di ) di Paul McCartney, di Lennon, di Harrison e poi l’armonia dell’insieme. I respiri, le bacchette che cadono, persino le risate. La qualità audio è l’eccellenza di uno studio di registrazione. Un’esperienza unica. Qualunque fan dei Beatles, qualunque appassionato della musica si taglierebbe i lobi delle orecchie per potere vivere questo ascolto. La musica prende corpo: è un lavoro, è consistente. Guidetti ha ragione. Ma abbiamo ragione anche noi: lo streaming tutto sommato è un ottimo accompagnamento alla vita. A day in a life in metro.