Da Mafia Capitale a Malavita Capitale…

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Don Bosco è un quartiere della periferia di Roma, vicino Cinecittà, sede dei famosi studi cinematografici.

gigantografia di un boss
gigantografia di un boss

Il 20 agosto la capitale si sveglia pressoché deserta, luogo ideale per girare gli  esterni di un film: scena il funerale del boss. Il set è pronto per le ore 11 nella piazza antistante l’omonima chiesa, sulla cui facciata da ore si stagliano gigantografie dell’ultimo re di Roma, una subdolamente rassomigliante a un Papa con tanto di crocifisso al collo e abito bianco smagliante…

La piazza è  gremita di una folla plaudente e commossa, mentre sul sagrato una banda “arrangiata” suona le note de “Il padrino”. Di lontano alcune pattuglie di vigili urbani deviano il traffico paralizzato della zona, mentre altre scortano il lungo corteo funebre composto da  dodici suv.

Il protagonista arriva scenograficamente trasportato da una antica e lussuosa carrozza trainata da sei cavalli con i pennacchi neri e il feretro viene portato a spalla verso la chiesa, sfiorato da cento, mille mani mentre il cielo è sorvolato da un elicottero che lancia petali di rose purpuree. E’ un’apoteosi.

La scena si ripete al termine del funerale con la sola variante della colonna sonora suonata dalla banda “2001: odissea nello spazio” e dell’ultimo saluto verso il re e benefattore della città che ora saprà conquistare anche il Paradiso. Il “nostro” lascia la piazza a bordo di un lussuosissimo Rolls Royce. Fine della scena e del  film… Buona la prima e buona la trasformazione di un funerale nell’autocelebrazione di uno dei più potenti clan della Capitale!

A volte la realtà supera la più fervida fantasia. In pieno agosto gli accoliti di un pezzo da novanta della malavità della capitale conquistano la scena pubblica per onorare il “Capo”: un messaggio di sfida e di affermazione di potere assoluto, verso altre cosche e verso le istituzioni, plateale segnale che la città è sotto controllo nonostante indagini, inchieste e moniti contro la cultura della mafia.

Le istituzioni sono in vacanza: non la malavita che si permette di  occupare una piazza con una esibizione compiaciuta e vistosa del proprio status, di sorvolare i cieli di Roma infischiandosene di permessi e codici di sicurezza, di imporre alla stessa chiesa che aveva rifiutato un funerale religioso a  Piergiorgio Welby (malato di SLA e reo di essersi lasciato morire), di celebrare un rito solenne con l’immagine di un quasi “santo” sulla propria facciata e per di più ignorando la scomunica  di Papa Francesco verso i mafiosi.

Ultimo viaggio
Ultimo viaggio

Assisteremo per giorni al solito ed inutile scaricabarile, alle ricerca dei responsabili dei mancati controlli. L’Italia e non solo Roma sono sempre più ostaggio di una piovra che allunga i suoi tentacoli (mafia, n’drangheta, camorra, sacra corona, mafia cinese, albanese e rumena, rom e sinti), droga i nostri figli, presta denaro ad usura, taglieggia con il pizzo per garantire sicurezza, offre lavoro ben retribuito, si occupa di prostituzione e di rifiuti, ricicla denaro sporco nella nostra economia,  intimida e corrompe la politica, gestisce appalti e perfino il traffico degli immigrati.

Mafia Capitale e Malavita Capitale sono due facce della stessa medaglia: il venir meno della cultura della legalità e del welfare sociale, entrambe fondamentali per contrastare quel degrado e disagio che sono linfa vitale per quella che rischia di essere la prima fonte di economia del Paese.

Roma è il simbolo di una città degradata non solo esteriormente: l’indignazione non basta più, occorre reagire contro l’arroganza prima che sia troppo tardi e divenire  semplici spettatori di un film…