Archivi Medicei: si rischia il disastro

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slide0031_image009Ecco, gli Archivi Medicei per esempio. Un patrimonio inestimabile: ci sono lettere e documenti dei grandi del nostro Rinascimento: Lorenzo il Magnifico, Brunelleschi, Michelangelo e infiniti altri. Gli storici li frequentano per dirigere le loro interpretazioni, per attribuire un quadro o un affresco (una ricevuta vale più di un giudizio stilistico), per rendersi conto di un clima culturale. Un’isola del tesoro, con molte zone inesplorate. Tanto è vero che sono gli archivi con il maggior numero di richieste di consultazione. E sono in grave sofferenza.

Perché, ci spiega Francesco Martelli, il responsabile dei fondi Medicei, oltre che coordinatore della scuola di Archivistica, paleografia e diplomatica dell’archivio di stato di Firenze, “Rischiamo di rimanere deserti. I concorsi non si fanno da decenni”. Di archivisti in Archivio di Stato di  Firenze ne sono rimasti meno di 15 , oltre la metà assunti alla fine degli anni ’70; e nei prossimi quattro-cinque anni “ne resteranno appena due o tre a gestire una mole immensa di materiale” conclude 

Ma la situazione è ancora più grave per quanto riguarda i restauratori di documenti (compresi quelli danneggiati dall’alluvione del ’66). “In origine erano dieci-quindici, ora ne è rimasta una” prosegue allarmato Martelli.  Addio trasmissione di un sapere artigianale complesso e prezioso. E addio prospettive di restauro dei documenti alluvionati, pure.

Non se la passa granché bene nemmeno la Scuola di archivistica: i docenti sono di altissimo livello, vengono selezionati 35 studenti a biennio. Ma gli sbocchi professionali si orientano principalmente sugli enti pubblici: Comuni, Ospedali, chiunque abbia un archivio da gestire. Ma per chi vuole fare l’archivista di documenti antichi lo spazio non c’è. Attenzione, ministro Franceschini, perché, oltre alle opere d’arte, da salvare ci sarebbe un patrimonio che si chiama Storia. E che si scrive con le carte in mano.