Duchamp il nullafacente

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La prima e piĆ¹ evidente finalitĆ  dellā€™autore ĆØ quella di mostrare la profonda natura rivoluzionaria di Duchamp, la sua spasmodica ricerca di smarcamento tanto dalla concezione capitalista quanto da quella comunista in temi quali: lavoro, arte, artista e utilitĆ .

Il Duchamp che emerge da queste pagine ĆØ un uomo conscio di sĆ© stesso (ma non per questo esente da contraddizioni) che esprime il grande rifiuto nei confronti del lavoro inteso come fonte di sopravvivenza. Duchamp rivendica in maniera perentoria il diritto allā€™ozio inteso come diritto alla vita, piĆ¹ importante anche del lavoro dā€™artista proprio perchĆØ rifiuto concettuale ai numerosi ruoli che investono lā€™uomo nel corso della sua esistenza.

Nel corso del libro ĆØ evidente la critica di Duchamp, da un lato, allā€™ambiguitĆ  comunista persa a capire se lā€™emancipazione si ottenga ā€œdalā€ lavoro o tramite esso e dallā€™altro allā€™idea imprenditoriale del capitalismo legata alla crescita e alla fluttuazione del mercato, che suggerisce unā€™idea di libertĆ  che tuttavia non ĆØ reale. E cosƬ Duchamp proclama lo sperimentare dellā€™azione oziosa come riconversione della soggettivitĆ , come possibilitĆ  per nuove forme di esistenza.

Duchamp non ha bisogno di giustificare il diritto allā€™ozio nĆ© di offrire qualcosa in cambio di esso, ma presenta invece un ideale di esistenza privo della concezione di possesso o proprietĆ .

Marcel Duchamp 1961/ca
Marcel Duchamp 1961/ca

Tuttavia questi sono solo ambiti di applicazione pratica, ciĆ² che preme a Duchamp e di conseguenza ciĆ² che preme rendere allā€™autore ĆØ la concezione filosofica, quasi spirituale che Duchamp ha sia della ā€œvitaā€ che della ā€œlibertĆ ā€, tanto che in un passo del libro arriva addirittura ad affermare come la lentezza sia necessaria alle sue opere. ā€œLavoro un paio dā€™ore e poi mi prendo delle lunghe pause. Non potevo lavorare per piĆ¹ di due ore al giorno. Eā€™ veramente impressionante lavorare tutti i giorniā€.

Insomma Maurizio Lazzarato esanima lo scheletro e lā€™anima pulsante del pensiero duchampiano analizzando temi quali: il compromesso tra lā€™artista, lo spettatore (che ĆØ parte integrante del processo artistico) e il mercato. Attraverso la feroce critica al lavoro capitalista, cercando di detronizzare lā€™artista e tuttavia non conformandosi ai pensieri dadaisti e neo dadaisti. Analizzando le figure dallā€™anartista e dellā€™antiartista. Analizzando il concetto di movimento applicato allā€™arte, alla vita e alla produzione. Analizzando le idee di ā€œplasmaticitĆ ā€ e ā€œinfrasottileā€, intesi come possibilitĆ  di divenire, come concetti che sfuggono alle leggi della dimensione macro.

Ma soprattutto Lazzarato si sofferma sulla concezione di Duchamp circa il ā€œreadymadeā€ utilizzato al contempo per ridimensionare lā€™artista e per staccarsi dalla monetizzazione dellā€™opera dā€™arte. Insomma un Duchamp che viene dipinto come un artista che mette in guardia il prossimo ā€œlā€™artista non ĆØ mai conscio della propria operaā€.

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Un libro sintetico soltanto nel numero delle pagine che lo compongono ma che tuttavia impone una lettura attenta, seguita da una riflessione profonda e personale. Non sempre si sarĆ  dā€™accordo con Duchamp ma in nessuna riga lo si potrĆ  ignorare. Un libro vivido, di personalitĆ . Un libro che segna unā€™altra via, una possibilitĆ , niente di piĆ¹ ma niente di meno.

>Maurizio Lazzarato
Duchamp e il rifiuto del lavoro
edizioni Temporale
pp. 64, euro 8,00

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