
Magazzino 18. Le foto è il titolo del volume fotografico a cura di Jan Bernas (autore degli scatti) e Carla Isabella Elena Cace (autrice di interviste e testi storici), edito da Fergen e con l’esclusiva prefazione di Simone Cristicchi.
“Foto. Libri. Quaderni, penne e compiti. Martelli, chiodi, seghe. Attrezzi da lavoro. Carte da gioco, bottoni, reti da pescatore. […] E ancora foto – spiega Jan Bernas nella prefazione del volume – foto ovunque […] Sono immagini rubate al silenzio e alla penombra a cui sono state condannate da decenni le testimonianze di quel che era e non sarà più. […] Questa Storia dopo essere stata raccontata nei libri e rappresentata a teatro, meritava ora di essere immortalata in immagini. Per dare un colore reale a quelle sofferenze, per risvegliare i sapori di quella cultura, per sorridere ancora di amare lettere d’amore. Per sentire forte il sudore di quei vecchi arnesi e piangere dolcemente per gli errori di bambini in quei quaderni di scuola …”.
Carla Isabella Elena Cace, bravissima giornalista, scrittrice e storica dell’arte. Esule di terza generazione di una famiglia di medici patrioti di Sebenico. Ha pubblicato vari libri sulle vicende del Confine Orientale, tra cui Foibe ed esodo. L’Italia negata, nonché un volume sul pittore dalmata Giuseppe Lallich e altri saggi di arte e attualità. Conduttrice di programmi su radio e tv private, ha curato varie mostre in occasione del Giorno del Ricordo, la più importante delle quali è stata “Foibe: dalla tragedia all’esodo” tenutasi nel 2009 al Vittoriano. Scrive la Cace “Ho avuto la fortuna di visitare il Magazzino 18 del Porto Vecchio di Trieste lo scorso maggio. Così ho capito. Ho sentito l’odore e visto i colori del tempo sospeso. Quelle stesse tinte e suggestioni che ha fissato Jan Bernas nei suoi bellissimi scatti, da me scoperti casualmente alla prima, a Roma, dello spettacolo di Cristicchi alla Sala Umberto, basato proprio sul volume di Bernas Ci chiamavano fascisti. Eravamo italiani. Il mio sangue è lo stesso di chi ha patito l’orrore dell’Esodo. Quel dolore è dentro di me, a livello più o meno conscio, visto il mio stato di esule di “terza generazione”: la malinconia dello strappo, la volontà del riscatto, il dovere della testimonianza. Ma solo entrando in quel luogo ho vissuto appieno ciò che mi è stato, da sempre, raccontato. Fiumi di parole e numerosi studi scientifici sono ormai dedicati al dramma vissuto dai nostri connazionali giuliano-dalmati, ma nulla vale quanto l’esperienza percettiva e sensoriale di uno spazio che ne custodisce l’essenza più vera. Questo il grande pregio degli scatti di Jan Bernas: cristallizzare ed esaltare la forte energia latente emanata da ogni singolo oggetto presente in quel Tempio del Ricordo. Egli non ha filtrato nulla, non ha interpretato. Ha contemplato la Realtà che si è cercato di cancellare troppo a lungo e ce l’ha donata, fissandola in specialissime fotografie. Le immagini avrebbero parlato da sé. Ma era importante dar loro un’ulteriore voce, quella di chi gli oggetti li ha maneggiati, li ha letteralmente portati via con sé, ai quali ha infuso l’aura di dolore, speranza, paura, dignità che – ancora – vi permane. Il mio compito è stato quello di raccogliere le preziosissime testimonianze di coloro che ci sono ancora. Saranno queste donne e questi uomini a dar voce piena al grido silente degli scatti di Bernas. Il mio cuore è pieno di orgoglio per questo lavoro…”
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Edizioni Fergen formato 21×29,7 (A4) edizione rilegata 104 pagine a colori, 25 euro.
Per informazioni e acquisto www.magazzinodiciotto.it e [email protected]













Non solo la storia, ma anche le immagini e le testimonianze servono a tramandare quelle meste faccende, perchè partendo dai particolari si arriva a ricostruire una realtà che è stata e resta molto complessa.
Un altro mattone nell’edificio dei ricordi. Importante è andare avanti in quest’opera di costruzione della memoria e, soprattutto, della verità.
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