Un collettivo di musicisti rilancia la polka, il valzer e la mazurka
Consigli per una sensualità ballerina Made in Italy. Lasciate perdere tango, milonghe e doloretti esotici esistenziali (corrucciati come focosi sudamericani siete poco credibili): andate in balera, lanciatevi nel liscio e siate felici. Nel caso temiate che la pratica sia troppo demodè, agè, passè, sappiate che tra i condottieri del ripristino di questo ballo – relegato per anni nei centri anziani e in un immaginario facilone che lo giudicava reazionario, sornione e provinciale – ci sono signori musicisti provenienti dal miglior underground italiano (Afterhours, Mariposa, Calibro35, Hobocombo). Facciamo i nomi: Francesca Ruiz Biliotti, Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Mario Frezzato, Rocco Marchi, Gianni Chi, Francesca Baccolini, Sebastiano De Gennaro. Tutti insieme nell’Orchestrina di Molto Agevole, che già con il suo nome intenerisce e ricorda il calore sfottente dell’Emilia Romagna, patria del genere, e quel suo modo leggero e passionale di divertirsi con la vita.
Non che ci sia un manifesto estetico di questi magnifici 8, ma in quell’agevole c’è tanto dei loro intenti: fare folclore (lo scrivono con la C: tengono a sottolineare che sono italiani e sanno che queste sottigliezze educano all’appartenenza molto più degli anniversari patriottici), senza rebranding, reinterpretazioni, rivisitazioni e riproponendo il liscio così com’era, cioè un ballo ruspante e, appunto, agile. Un ballo che si fa scivolando, saltellando, mimando il cuore quando s’innamora di un estraneo. Un ballo paritario – niente regole auree tipo “la donna segue l’uomo”, come nel tango –, accogliente e anti-sofismi. Polka, valzer e mazurka sono le basi musicali che al liscio (in emiliano si pronuncia, più consonamente, lisssio) hanno impresso la ritmica veloce e scorrevole che si chiama, sempre in emiliano, zentrentun (ripetetelo come un mantra e piroetterete in un baleno).
L’Orchestrina di Molto Agevole suona con: contrabbasso, batteria, chitarra acustica, violino, oboe, clarinetto e fisarmonica. Sola concessione all’interpolazione: la voce lirica un po’ anni ‘30, diversa da quella del canone classico, che invece la vuole folk e dritta. Al bando le basi registrate, l’Orchestrina suona sempre dal vivo il suo repertorio nobile di pezzi di Secondo Casadei, Carlo Brighi, Giovanni D’Anzi con grande successo. Impossibile che si esibisca nei festival giovanilisti degli hipster: preferisce riempire le balere di ragazzi, perché, stando a Gabrielli, “è più facile che il giovane vada dove c’è il vecchio”. Più facile e più giusto.
29/09/14