“The Lack”: la solitudine, l’Islanda e i cinque elementi

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 Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, in arte Masbedo, firmano il loro primo lungometraggio

E’ meglio dirlo subito. Siamo ai confini tra la videoarte e il cinema. Non ci piace parlare per categorie ma sono gli stessi autori a utilizzarle e quindi: «The Lack è un film nato dall’esigenza di coniugare il nostro mondo della video-arte con un progetto cinematografico utilizzando il nostro linguaggio. Il film ci ha permesso di sperimentare oltre l’esperienza videoartistica. Nel film non ci sono comparse, solo sei donne, nessuno accompagna la loro solitudine. Volevamo che la voce del film fosse radicale, snervante tra un silenzio malinconico e la presa diretta della natura».

A parlare sono i Masbedo, un duo che opera a Milano dove Nicolò Massazza è nato nel 1973 mentre Iacopo Bedogni, classe 1970, viene da Sarzana. Insieme espongono nei principali musei del mondo e da diversi anni partecipano ai maggiori festival cinematografici oltre ad aver preso parte nel 2009 alla Biennale d’Arte di Venezia. Città dove sono tornati poche settimane fa per presentare, all’interno delle Giornate degli Autori, sezione parallela e autonoma della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, questo loro primo lungometraggio, The Lack, che a metà ottobre passerà su Sky Arte.

The Lack 

Si tratta di quattro variazioni sul tema della “mancanza”, sperimentato da sei donne. Sei intense interpretazioni (Lea Mornar, Xin Wang, Giorgia Sinicorni, Ginevra Bulgari, Emanuela Villagrossi, Cinzia Brugnola) di altrettanti personaggi inseriti quasi sempre in un contesto naturale di forza e bellezza quasi indicibili – siamo in Islanda – con la presenza incombente dei quattro elementi. Tutto magicamente sottolineato dalle bellissime musiche di Vittorio Cosma e Gianni Maroccolo in licenza temporanea dal progetto collettivo dei Deproducers. Perché sono i luoghi, la natura, a dettare le regole della messa in scena. E le immagini non sono belle di per sé, perché la differenza la fa sempre lo sguardo di chi sceglie dove collocare la macchina da presa. E’ il trionfo della supremazia dell’immagine sulla parola che vive piuttosto nei non detti. Anche quando alla fine si chiude il palcoscenico del circo della vita.

21/09/2014