L’eros di provincia del “Sexyshop”

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di Simonetta Sciandivasci

L’ultimo posto al mondo in cui i sexy shop hanno ancora un’avvenenza pruriginosa è la provincia italiana. Dove i democristiani fanno i sindaci e gli assessori, la droga si chiama spinello, i cinquantenni hanno la band indie rock, i ventenni sono ciccioni metallari. Le caldarroste sanno di caldarroste. La vita oscilla tra l’oratorio e il bar e a far scandalo ci vuol poco, anche solo una bambola gonfiabile. “Sexy Shop”, il film di Erica Pacileo e Fernando Maraghini, che si sono ispirati al romanzo omonimo di Vincenzo Marenga, scrosta da questa ingenuità la figurina patetica di ultimo baluardo dell’autenticità (prima o poi bisogna sapersi liberare di Ligabue e Mazzacurati) e dice chiaramente che è lì la causa delle nostre nevrosi democristiane, delle lauree in giurisprudenza, delle fidanzate frigide.

È inutile che sbavate: “Sexyshop” non è un filmetto porno, ma un fumettone su pellicola.
Novanta minuti senza che mai si veda un culetto nudo, si parli di golden showers o si mostri uno degli strabilianti articoli hard da negozio del sesso. Una pasta al sugo senza sugo, un sexyshop senza nemmeno un’ombra di pornoerotismo. Ci sono la provincia, gli accenti poco definiti, la commessa angelicata che studia all’università e se ne frega del moralismo come tutte le persone che hanno un obiettivo, c’è la galleria di clienti bizzarri, ma decisamente affidabili e quasi quasi commoventi. Poi ci sono i tre protagonisti, tutti maschi, che fanno i conti con l’avere cinquant’anni – e lo fanno tra le mura di un salottino antistante alle dark room, con un effetto malizioso molto divertente; con l’aver speso la vita a cercare di dimenticare che la vecchiaia sarebbe arrivata; con le mogli che non valevano la rinuncia al sogno di diventare rock star e con l’indifferenza che viene riservata, nel nostro paese, a chi vuole dire qualcosa di poco vendibile.

Sexy Shop è un film rock, artigianale, che prende a scossoni la sua stessa rabbia non appena diventa compassionevole. Tipo disco dei Nirvana.
E’ un film di amici che un tempo suonavano insieme e che hanno bisogno di mettersi a nudo, perché hanno sbagliato tutto uscendo dal gruppo: la sola redenzione possibile è rientrarci e non importa se gli anni sono tanti, se i discografici non si accorgeranno mai di loro, se uno è andato a letto con la moglie dell’altro. Il Sexyshop è un luogo di catarsi e perdono, persino la provincia lo sa bene.
La punta di diamante del film è la colonna sonora, a cura di signori come Garbo (quello di “Voglio morire giovane”, che capolavoro), Jonson Righeria, Ivan Cattaneo, Andrea Chimenti (che recita nella parte di Luca, il personaggio principale).
L’hard sex è al sicuro abbastanza da poter dare una mano al rock, che invece arranca, tossisce e ormai sventola bandiera bianca.

10.05.2014