Nel docufilm di Paolo Fazzini un lato inedito del boom economico italiano
di Pedro Armocida
Le Chiese sono sempre state un luogo privilegiato di esecuzione musicale. Anche durante le sante messe. Tra organi, chitarre classiche, triangoli e tamburelli (particolarmente amati dalle suore), le note hanno sempre accompagnato le funzioni. Non stupisce, ma anzi diverte, riscoprire che a metà degli anni ’60 anche le chitarre elettriche hanno fatto il loro rumoroso ingresso nelle parrocchie. Ecco il fenomeno delle “messe beat” raccontato da Paolo Fazzini nell’interessante documentario “Che il mio grido giunga a te” che verrà presentato sabato 10 maggio all’interno del musicale “Road to Ruins Film Festival” (a Roma dal 9 all’11 maggio al Nuovo Cinema Aquila). Dopo la proiezione ci sarà il concento della band “Gli Illuminati” ovvero l’altra protagonista del film del regista di Ascoli Piceno che, dice, “la cosa interessante era anche raccontare cosa è rimasto oggi di quel fenomeno, ed ecco le sorprese”. Perché il gruppo, anch’esso marchigiano, capitanato da Tiziano Tarli e Pierpaolo De Iulis, ripropone ora le sonorità religiose delle “messe beat” dopo averne studiato la pur breve storia e averne collezionato tutte le musiche.
Il documentario inquadra il curioso fenomeno nel suo contesto attraverso le testimonianze di studiosi come Giovanni Sabbatucci (“L’avvento delle chitarre elettriche è stato un passaggio traumatico”) e Dario Salvatori ma anche delle tante band che quella musica hanno prodotto come I Barritas (con il mitico sardo Benito Urgu riscoperto da Chiambretti in tv come comico e cabarettista), The Bumpers, Angel And The Brains oppure ricordando un grande compositore come Marcello Giombini, pioniere della musica elettronica e autore di colonne sonore di “spaghetti western”, con la sua “Messa dei giovani”. La “messa beat” per antonomasia eseguita in un vero e proprio concerto evento nel 1966 (nelle immagini d’epoca tra il pubblico Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Franco Battiato) nel complesso borrominiano dell’Oratorio dei Filippini a Roma. Negli stessi mesi ad Ascoli Piceno la prima messa celebrata con le musiche del Clan Alleluia.
Un connubio apparentemente stridente (qualche anno fa i Timoria hanno fatto un’operazione simile, ma al contrario, con la versione rock di “Symbolum ’77”, la canzone più eseguita a messa negli ultimi trent’anni) che si trasforma nel racconto inedito di un altro lato degli anni del boom economico italiano in cui, sicuramente per l’impulso di apertura del Concilio Vaticano II, anche nella Chiesa si sono vissuti tentativi di maggior vicinanza al mondo giovanile contemporaneo.
05.05.2014