Nei paesaggi obliati della Sammarro rivive la memoria del tempo

0

Ritraggono le consuetudini emotive con un’ammaliante esegesi fotografica degli eventi del mondo carnale e metafisico, sono le narrazioni di Stefania Sammarro, che realizzano un contro-linguaggio artistico che stravolge gli stravolgimenti, li rende incantevoli. Da qui “Oblivion”: volume fotografico della Sammarro, pubblicato da Falco Editore. Borghi antichi, ruderi e paesaggi obliati che, attraverso l’arte fotografica, ritornano ad essere protagonisti indiscussi dello scenario culturale e sociale, consegnati nuovamente alla memoria del tempo. Scatti la cui particolarità sta soprattutto nell’originalità e nell’innovazione tra passato e futuro, tra realtà e finzione, tra ricerca ed emozione. Stefania Sammaro, in arte “Ania Lilith” ha esposto le sue opere fotografiche alla prestigiosa The Crypt Gallery con la mostra dal titolo “I am Not superstitious”. Photo Vogue Italia e Art+Commerce di New York sono solo due delle realtà con cui ha un portfolio online la proteiforme artista il cui stile esce fuori dal modo e dal mondo ordinariamente inteso. In “Oblivion” l’informe prende forma. E’ la vita che entra nell’obbiettivo. E’ la sera dell’anima, sospesa. E’ la ricerca della vulnerabilità, è la paura di non essere compresi, l’instabilità emozionale, una relazione totale tra arte e amore. Luoghi in cui risiedono in tanti ma che quasi nessuno svela per paura di mostrare la propria fragilità. Sono pensieri solitari che s’intrecciano con quelli degli altri, con il sentire altrui. Fotografie che cercano parole e risvegliano riflessioni, memorie, abbandoni e desideri, senza paura. Atmosfere tra l’onirico e il tangibile che a tratti rievocano le atmosfere del “Manfred” di Lord Byron. Impressioni borghesi, come l’arte conosciuta, con una tecnica che però ben si sposa ad un senso di tradizione passionale che trascende se stessa, accompagnata da giochi inquieti di specchi, di schiene, di sguardi intensi, di materia che invitano ad uscire fuori da se stessi, per guardarsi, per evadere dalla vita attraverso la vita, perché solo cercando e abbracciando anche la malinconia si può andare avanti, grazie al tormento della propria esistenza, accettata sinceramente come capolavoro vivente.