Pagine di moda scritte grazie al potere della cinepresa. Fiabe d’autore che raccontano il savoir faire made in Italy, ma non solo, attraverso lo sguardo di registi italiani e internazionali puntando l’obiettivo sull’importanza della territorialità e del manufatto. Per narrare le eccellenze dell’Haute Couture e del ready to wear, in un sistema sempre più “phygital” che fonde alla realtà la forza del virtuale tramite il web. A dare il via ad un fenomeno che fa riflettere anche sulla necessità, apparentemente sorpassata, delle sfilate dal vivo il pluripremiato Matteo Garrone che, con le sue favole burtoniane in salsa dark ha vestito sul grande schermo le ultime collezioni della maison parigina Dior. Dapprima la scenografica Riserva naturale Monte Rufeno e il Giardino di Ninfa nel Lazio con “Le Mythe” per l’autunno-inverno 2020/21, un vero e proprio inno alla bellezza di botticelliana memoria e all’arte fra creature mitologiche, fate e sirene, lasciandosi ispirare dal surrealismo estetico di Lee Miller alias “Lady Penrose”, Dorothea Tanning e Dora Maar: fotografe, poetesse e pittrici care a Maria Grazia Chiuri, direttore creativo delle linee donna. Poi, per la primavera-estate 2021, lo scorso gennaio il progetto filmico “Le Château du Tarot” girato in un’atmosfera fiabesca nel castello toscano di Sammezzano e tributo alla passione di Monsieur Christian per l’esoterismo e i tarocchi. Luca Guadagnino l’ha chiamato col suo nome, “Salvatore- Shoemaker of Dreams”, il documentario onirico presentato a Venezia 77 e dedicato a Ferragamo, il calzolaio dei sogni e delle dive che ha lasciato l’heritage del bello e ben fatto a mano nella lunga tradizione di famiglia. Per l’opera, Guadagnino si è aggiudicato il Nastro d’Argento dell’anno in occasione del 75esimo anniversario del prestigioso riconoscimento di celluloide. Dopo il remake della pellicola “Suspiria”, già firmata dal maestro del genere horror Dario Argento, e lo short movie di 35 minuti “The Staggering Girl” in sinergia con Pierpaolo Piccioli per Valentino – tripudio di accenti lynchiani e i volti di Alba Rohrwacher e Julianne Moore a Cannes nel 2019 – ora il regista e sceneggiatore abbraccia suggestioni che ricordano, invece, lo stile cinematografico di Alfred Hitchcock. La campagna spring-summer 2021 della griffe fiorentina, famosa nel mondo per le calzature e le pregiate lavorazioni di pelletteria, vede al timone stilistico il designer inglese Paul Andrew. Uccelli, inquadrature misteriose, rimandi a “Psycho”. Armonia e suspense fra le strade di Milano, flashback e costrutti autoriali nel cortometraggio in cui lo charme incontra codici visivi tutti da decodificare e decifrare. Così Alessandro Michele, alla guida di Gucci, per lanciare la sua nuova linea immersa nella quotidianità, quasi a sottolineare l’indispensabile portabilità di abiti fluidi e genderless ai tempi della pandemia, aveva coinvolto durante la scorsa stagione il filmmaker statunitense Gus Van Sant nella realizzazione di un’inedita serie televisiva. “Appunti del silenzio”, i suoi, condivisi sui social e destinati a trasformare la moda in serialità da piccolo schermo. In un’ottica di “democratizzazione” del lusso prêt-à-porter. Il titolo è “Ouverture of something that never ended” e la collezione è stata costruita in sette puntate per il “GucciFest”, fashion kermesse in streaming che a novembre ha sposato il cinema in versione digitale. Le riprese si sono svolte nella Capitale, tra le vie e i palazzi della Città Eterna. Protagonista l’attrice e performer dal fascino androgino Silvia Calderoni.
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