Zorzi, la leggenda del pallavolista volante

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La vita, le vittorie e le sconfitte del campione del mondo nella piece di Nicola Zavagli.

di Margherita Tercon

La leggenda del Pallavolista Volante è come l’atto del colpire la palla: una vibrazione attraversa tutto il corpo, i muscoli tesi, concentrati, l’adrenalina e poi la schiacciata nel campo nemico. Vittoria.

Due volte campione del mondo, tre volte campione europeo, membro della cosiddetta“generazione dei fenomeni”, l’ex pallavolista Andrea Zorzi, detto Zorro, si mette in gioco anche sul palcoscenico, insieme all’attrice Beatrice Visibelli, e racconta la sua vita, il gioco di squadra e il duro impegno che hanno portato l’Italia alla vittoria in tante occasioni.

La carriera del di Zorzi inizia nell’adolescenza con un febbrone che lo fa crescere di venti centimetri in altezza. Zorzi non è un ragazzino particolarmente bravo nella pallavolo, ma un contadinotto troppo alto per il Liceo Classico (“Due metri e…?” è la frase-tormentone dello spettacolo) , destinato allo sport.

I compagni di squadra lo mettono sempre da parte e così, all’inizio, gli allenatori. Fino al giorno in cui durante una partita, troppo incosciente, entra in campo, e colpisce la palla facendola schiantare contro il soffitto: un disastro. Ma gli allenatori si accorgono della sua passione irrefrenabile. Il contadinotto mostra un desiderio e una tenacia che lo porteranno alle olimpiadi e, sotto allenatori come Julio Velasco, dedica la sua vita alla pallavolo e soltanto a questo.

Lo spettacolo non è autocelebrativo, autoironico piuttosto. Zorro rivive con stupore e leggerezza i passaggi della sua carriera: oltre all’adrenalina delle vittorie, si riconoscono le debolezze umane che portano alla prima sconfitta ai mondiali, nel ’92, in una squadra piena di dubbi.

Ma chi cade si rialza e l’Italia della pallavolo ricomincia a vincere.

Vittorie, vittorie e poi, Olimpiadi ‘96. Una sconfitta indelebile, la vittoria sfumata per un solo punto: purtroppo, come una partita di pallavolo, anche la carriera dello sportivo finisce troppo presto.

La scenografia, ben studiata dal drammaturgo e regista Nicola Zavagli, segue l’andamento della storia. Si muove, si sposta, si plasma. E con la fine della narrazione cade: da rete di pallavolo diventa l’ultimo podio, sul quale vengono elencate le vittorie di Zorzi e di tutta l’Italia.

Divertente, appassionante, sportivo.