Tom Porta maestro d’arte tra Giappone imperiale, metal e icone pop

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Il viaggio artistico di Tom Porta: tra samurai, geishe e icone pop

Doverista e rigoroso, Tom Porta trasforma il suo immaginario in opere che mescolano il fascino del Giappone feudale con suggestioni cinematografiche e fumettistiche. Dal suo atelier all’Ortica, circondato da armature di samurai, manifesti horror anni ’50, fumetti, supereroi, statuine dei Kiss e di Batman, porta avanti una ricerca estetica complessa, intrecciando storia, viaggi e un uso consapevole dell’astrazione.

L’etica del lavoro e il successo internazionale

Con una carriera iniziata nell’illustrazione e fotografia, nel 2003 ha scelto la pittura a tempo pieno, costruendo un mercato solido in Italia e all’estero. Per Tom Porta, il successo nasce da disciplina, obiettivi chiari e collaborazione con galleristi di valore. Senza inseguire mode effimere, affronta temi dalla guerra al paesaggio urbano, sempre con uno sguardo colto e cosmopolita.

Tom Porta intervista
TomPorta-Hinomaru-200×150-acryl

Tom Porta, nato a Milano nel 1966, ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Monza, è doverista e rigoroso nel suo lavoro, un nostalgico attivo che attinge la modernità dal passato, appassionato di storia dell’arte e di tutto ciò che è diverso dalla nostra cultura Occidentale. Lo affascinano la musica rock, le chitarre elettriche, le motociclette da cross che colleziona insieme a manifesti cinematografici e fumetti vintage, sculture di supereroi in miniatura. Vive e lavora all’Ortica, nel suo studio arredato con oggetti di modernariato, bandiere e antiche armature di samurai, con il fedele Robin, un cane di razza AmStaff [American Staffordshire Terrier, N.D.R.] tenace, amichevole e leale come il suo padrone nel cuore di un’ area industriale di Milano dall’atmosfera “berlinese”, dove il viaggio mentale è un’esigenza!

Tom Porta intervista
TomPorta-Flower fight-150×130-acryl

Sei Maestro d’Arte, nel 2003 abbandoni l’illustrazione e la fotografia per dedicarti alla pittura a tempo pieno: che importanza ha il disegno nel tuo lavoro?

Enorme, il disegno (anche se dipinto direttamente, senza matita) rappresenta le fondamenta, anche della personalità. Disegno di continuo, giornalmente, ovunque. Riempio sketchbooks di continuo, in viaggio, aereo, nave, tovagliette dei ristoranti…

Quest’anno si celebra il centenario della nascita di Yukio Mishima (1925-1970): come e quando nasce il tuo interesse per i samurai, i kamikaze, le geishe e l’impero del Sol Levante?

E’ un percorso lungo, articolato, che non ha un vero e proprio inizio, forse le Arti Marziali da bambino ma è veramente un percorso ancora in svolgimento. Sono un avido lettore, cerco di studiare ed apprendere per poi rielaborare.

Quale romanzo di Mishima vorresti illustrare o rielaborare in chiave pittorica ?

Nessuno. Benché lo scrittore abbia un peso culturale i suoi valori legati all’imperialismo non sono condivisibili, alla luce delle responsabilità del Giappone nella guerra in Asia.

Cosa significa TABI, una parola giapponese a cui hai dedicato una mostra nel 2023?

E’ una delle parole che sta per “viaggio”. Un viaggio per immagini, senza un’esatta collocazione temporale.

Tom Porta intervista
TomPorta-Blue Kimono-200×150-acryl

Come intrecci il tuo immaginario cinematografico e fumettistico dei supereroi anni’ 50/70 americani con l’iconografia del Giappone imperiale?

Non li collego generalmente. Sono due dei vari universi estetici nei quali navigo senza che vi sia una relazione concettuale.

Perché sei così affascinato dalla storia del Giappone, dalle illustrazioni, manifesti cinematografici vintage, fumetti e altri cimeli che collezioni con passione da anni?

E’ un’estetica straordinaria, complessa, potente. Non credo vi sia UNA ragione, un po’ come spiegare perché si abbia un legame con uno stile letterario o un film o una musica è un insieme di cose fuse tra loro.

Quali sono i temi principali, oltre al Giappone che fu in chiave pop della tua ricerca artistica e perché?

Se proprio vogliamo definirli pop ho fatto un ciclo basato sul pensiero, raffigurandone la scatola (the Box)e diverse rappresentazioni in Ricalcolo Percorso. Questo se si intende con pop una contemporaneità di temi. Se si intende invece l’uso di personaggi e rappresentazioni di altri autori, incollate, ricamate, ricalcate, colorate et cetera, allora direi che non ho affrontato alcun tema.

L’ultima volta che sei stato a Tokyo cosa hai osservato deluso e affascinato?

Tokyo è sempre affascinante così come le campagne e i piccoli paesi, scendendo verso sud. Ovviamente la loro intensità, bellezza e unicità deve essere prima negli occhi e nella mente del viaggiatore.

Sei un’ artista figurativo, riconoscibile per qualità compositiva e attenzione al dettaglio formale e cromatico e sfondi monocromi quasi astratte, perché?

L’astrazione è in realtà fortemente presente nel mio lavoro. Gli sfondi, le porzioni di figure o architetture, la stessa stesura del colore sono trattati come astrazione, non come riempimento funzionale di uno spazio. Fra i miei riferimenti vi sono Richter, Rauschenberg, Klimt…Non potrei prescindere dall’astrazione.

Vivi, viaggi e collezioni oggetti costosi di modernariato nel tuo meraviglioso atelier e casa all’Ortica di Milano che hai acquistato (senza mutuo) grazie al successo di vendita delle tue opere, come hai fatto ?

Lavoro da quando ho 17 anni, la libera professione, soprattutto quando ti diverte e gratifica, è una routine che dura 365 giorni l’anno. Ho un’etica di lavoro piuttosto rigida, ho eliminato l’auto indulgenza e priorizzato i miei obiettivi.  In quest’epoca poi si perde, senza accorgersene, un sacco di tempo con lo smartphone in mano spesso convinti che il presenzialismo o l’ipotetico mainstream siano effettivamente funzionali al proprio lavoro. Non è così. Di certo la rete è una vetrina importante ma le feste, le foto con qualcuno più importante e famoso di te, il nominare chi ti nomina sono solo gratificazioni personali, poco o nulla hanno a che fare con il proprio successo. Lavoro con galleristi molto seri e capaci e ho una solida base di collezionisti che mi seguono da un ventennio. Ma se preferisci un’uscita più rock’n’roll allora uso quella di Gene Simmons (KISS): Sometimes it’s good to be me”

Quali gallerie seguono e promuovono il tuo lavoro e a quale pubblico interessa ?

In Italia sono rappresentato da Punto sull’Arte a Varese e da Rossetti Arte Contemporanea a Genova, nel resto del mondo dal gruppo Bartoux. Credo di avere un pubblico piuttosto eterogeneo e molto affezionato.

Le tue galleriste sono donne-imprenditrici che ti hanno costruito e ampliato mercato e contatti con i collezionisti, quali soggetti piacciano di più e perché?

Anche qui non ho una vera e propria statistica. Ho avuto successo con i soggetti più disparati, figure, ambienti urbani, paesaggi, macchine, storia. Ho spesso “pagato” in termini di riconoscibilità ma il ripetere ossessivamente un soggetto, perché è quello che funziona, lo lascio fare a chi ha solo quell’obbiettivo o solo quello da dire.

Alla base del tuo lavoro c’è la fotografia o l’ illustrazione di qualche fumetto o manifesto cinematografico, come nasce il tuo dipinto?

Uso spesso riferimenti fotografici che di sovente realizzo io ma anche il plein air mi è congeniale. La parte più interessante è il fotogramma che vedo, che immagino. In questo ho uno spirito molto cinematografico.

Nel 2023 hai cominciato a dipingere geishe di spalle su fondo oro, esteticamente irresistibili, sono forse una proiezione della tua donna ideale ?

No, affatto, non ho una donna ideale. Ogni persona è interessante per la sua unicità di fattezze e comportamento. Ogni donna è un viaggio!

Milanese per nascita, viaggiatore per vocazione, musicista per passione, dopo la fase di paesaggi urbani e l’attrazione per l’archeologia industriale hai dipinto anche la guerra, con quali opere e colori e perché è sempre attuale?

La guerra è sempre attuale, è il sistema con il quale l’uomo ha deciso di scandire la sua storia. Non escludo affatto di ritornare sull’argomento presto.

Hai portato in pittura l’iconografia di un Giappone nostalgico, il mondo feudale importato in Italia prima da Marco Polo, ti sei forse ispirato alle fotografie di Felice Beato (1832-1909), fotografo italiano naturalizzato britannico, che ha immortalato il Giappone come lo dipingeva Hokusai, fonte d’ispirazione della tua ricerca artistica?

Ho raccolto molte immagini originali dell’epoca (non escludo che qualcuna fosse sua)molte le ho realizzate o comprate da autori locali. L’estetica giapponese EDO è ampiamente documentata. Generalmente perché non scelgo l’immagine per realizzare un’idea ma l’esatto opposto.

Tom Porta intervista
TomPorta-Young Samurai-200×150-acryl

In che ruolo ti vedi nel periodo imperiale in Giappone(1871-1945) e perché?

La risposta è ovviamente la figura del Samurai ma non per le ragioni più facili di immagine, forza, et cetera. Il Samurai, soprattutto del periodo Edo era avido studioso ed era avvezzo alla coltivazione della pittura, scrittura e poesia. E’ un concetto generale di fame per la conoscenza e un rigoroso impegno.

Utilizzi l’Intelligenza artificiale nel tuo lavoro, perché no?

No, ho fatto, per curiosità degli esperimenti estetici ma nulla più. Ma la promuovo sicuramente. Tanto più si diffonderà, tanto più il lavoro completamente manuale acquisterà valore.

Cosa consigli a un giovane artista che vuole vivere (bene) del proprio lavoro e quali nuovi mercati deve cominciare a considerare ?

Più velocemente capirà cosa occorre alla crescita e cosa è inutile tanto più potrà dedicarsi alla sua espressione ed offrire un prodotto di valore.

Ti senti una rock star della pittura italiana?

Non sono io a doverlo dire. Se mi devo basare su tutte quelle conosciute di persona, grazie, non fa per me. Preferisco il basso profilo e l’under statement. Che in fondo sono una forma elegante di snobismo.

Quale mostra stai preparando?

Ho in corso il progetto FFWD (Fast Forward) una sorta di post futurismo per riflettere sul presente.

Sei felice?

Faccio da sempre quello che voglio, con i miei tempi e modi. Ho successo nel farlo e posso occuparmi di tutte le cose che desidero. Potrei non esserlo?