Dentro l’Eden di Giacomo Borzoni: il virus ha il volto dell’uomo

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C’è un luogo dove l’arte non consola. Dove non salva, almeno non subito. Dove non si mette comoda tra le pareti di un salotto, ma esplode, si espone, si offre al rischio dello sguardo.
Quel luogo ha un nome: EDEN | NO HUMAN VIRUS.
Ed è il titolo – e la visione – dell’esordio pubblico di Giacomo Borzoni, pittore apuano, che a Forte dei Marmi presenta il suo primo progetto multidisciplinare.

La mostra si apre come si spalanca una ferita. Senza preamboli. Senza alibi. Una frase attraversa ogni opera come un mantra sussurrato eppure urlato: l’uomo è il virus. È lui che ha violato l’equilibrio originario, lui che ha trasformato il paradiso in un campo di detriti emotivi. Eppure, dentro quel dolore c’è una domanda antica: si può ancora salvare qualcosa?

Borzoni non dipinge per compiacere. Non strizza l’occhio a chi guarda, non cerca approvazione. Il suo linguaggio è spigoloso, stratificato, a tratti disturbante. Ma proprio per questo, autentico.

Le influenze ci sono, e sono nobili: il rigore del Rinascimento, il silenzio carico dei fiamminghi, l’urgenza visiva della Pop Art. Ma nulla è pedissequo. La sua cifra è personale, netta, e si muove al confine tra realtà e percezione, tra denuncia sociale e bisogno di redenzione.

Lui stesso parla della sua pittura come di un atto di necessità, una forma di sopravvivenza psichica, più che un esercizio estetico. Ogni tela è un parto, ogni figura umana – e sono tante – un tentativo di dire l’indicibile.

Il progetto è diviso in due filoni narrativi: Eden Side, che prova a immaginare un mondo giusto, armonico, ancora integro. Hell Side, che mostra ciò che siamo diventati: contraddizione vivente, ferita aperta, ironia tragica.

E non c’è separazione netta tra i due. Si contaminano, si specchiano, si sovrappongono. Perché anche l’Eden, se osservato da vicino, contiene già le crepe del collasso. E anche l’Inferno, in fondo, conserva la nostalgia di ciò che era.

Non è un caso che l’inaugurazione del 9 agosto, alla Sala dell’Associazione Mutuo Soccorso di Forte dei Marmi, sia pensata come un evento immersivo, un’esperienza più che una presentazione. Ci saranno video, musica, aforismi proiettati, dialoghi dal vivo. Una vera e propria liturgia laica dell’arte, dove la parola si intreccia all’immagine e il pubblico è chiamato a partecipare, non solo a osservare.

Lo accompagneranno: Ilaria Guidantoni, voce narrativa e critica sensibile, Joh Capozzolo, curatore e autore del videoclip artistico e Alessia Bertelli, storica dell’arte, che firma il testo critico. Il percorso culmina nello svelamento dell’opera simbolo: Eden.
Non un paradiso perduto, ma una possibilità ancora fragile. Un luogo dell’anima, forse, più che della Storia. Un luogo dove l’uomo, pur essendo virus, può ancora scegliere di essere cura.

C’è qualcosa di profondamente politico, nel senso più alto del termine, nella ricerca di Borzoni.
Il corpo, la fragilità, la contraddizione sociale, tutto viene messo in scena senza moralismi, ma con uno sguardo lucido e commosso. È arte che non cerca la bellezza, ma la verità. E quando la trova, non la addolcisce.

EDEN | NO HUMAN VIRUS è un grido sommesso. Un invito alla responsabilità. Un atto d’amore, nel suo significato più tragico e radicale: quello che non rinuncia a vedere.

Giacomo Borzoni, Raramente sei squalo spesso tonno foto di Giuseppe Joh Capozzolo