La bellezza è difficile e gli artisti lo sanno bene

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Con Beauty is truth / truth beauty con opere di Alex Folla, Roberto Ferri, Agostino Arrivabene, Elisa Anfuso, Liquid Art System apre la seconda mostra sulla propria viewing room, da oggi 30 aprile, uno spazio digitale in cui vengono focalizzate le opere di un artista o di una serie di artisti, attraverso foto, video e approfondimenti curatoriali, permettendo al collezionista di accedere alla “stanza” in modo quasi fisico, interagendo facilmente con i contenuti proposti. La particolarità è che le opere vengono esposte, nella massima trasparenza, con i relativi prezzi, facendo venir meno l’aura di mistero che aleggia intorno alle quotazioni di un artista e che ha reso il mercato dell’arte spesso un territorio grigio dove prevalgono gli speculatori ai collezionisti.

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Beauty is truth / truth beauty è una collettiva in cui vengono proposte una serie di straordinarie opere di alcuni artisti italiani, veri maestri della figurazione. Proprio il verso finale dell’Ode a un’urna greca, lirica di John Keats pubblicata nel 1820, icastico manifesto del Romanticismo, fa da fil rouge ai lavori esposti, considerando che la Bellezza è difficile come scriveva Ezra Pound, a cui fanno eco Rilke, per cui la “bellezza non è che l’emergere del tremendo”, e Yeats quando dice che “una bellezza tremenda è nata”, proprio perché la Bellezza avendo a che fare con la Verità è sempre “tremenda” e “terribile” nel suo svelarsi e nell’atto di svelare il nostro stato di uomini: perché essa ci mette in relazione, distinguendoci, con l’essere delle cose, cioè con il mondo, ci pone davanti ai nostri limiti, ci pone davanti alla nostra esclusione dalla natura, al nostro essere effimeri rispetto all’eterno e a dio.

 “La bellezza è difficile” e lo sanno quegli artisti che lavorano nel solco della tradizione, pittori e scultori, il cui primo obbiettivo non è il contenuto, bensì la Forma delle cose, fedeli all’idea che attraverso la forma possa tralucere la bellezza e, dalla bellezza, la verità.

Una grande pittura, quella di Roberto Ferri, che si abbevera alle fonti della tradizione seicentesca, esaltando la dialettica luce e ombra, ma innestando sulla misura antica i temi della modernità, un’introspezione onirica con una forte componente surrealista che svela le profondità dell’inconscio e i suoi meandri più remoti.

Più nordico è lo stile di Agostino Arrivabene che scava nella mitologia per ripeterne, in forme nuove, le figure: il suo potente Zeus sorge dalla terra, da essa si sradica, si erge dal magma ctonio, nasce e fa nascere, feconda e si feconda, in una sublime metamorfosi, perfetto inestricabile connubio tra natura e umanità. Questa è la forza del mito, svelare le cose adombrandole; il mito carne-viva di conoscenza e sapienza dentro la quale scava un pittore raffinato e colto come Arrivabene, per cui antico e contemporaneo sono la stessa cosa, capace anche in una piccola tavola, di pochi centimetri, di restituirci la bellezza dell’apparizione, cioè l’immediata comprensione della divinità, presa pur di spalle, nella sua maestosità salvifica: una sorta di paganesimo ricercato, il suo, di panteismo esibito, per meglio dire di panismo magico, di quando il simbolo, prima del logos e della scienza, era il solo farmaco che guariva le coscienze degli uomini dall’oscurità del male.

Alex Folla il più sfacciatamente pop e contemporaneo, campione della “tecnica a risparmio”, disarticola gli eroi della mitologia greca costringendoli nella contemporaneità più stretta; così sullo sfondo di una pittura vascolare in cui si vede Achille ed Aiace giocare a dadi, Ulisse in primo piano è uno skipper con il costume e gli infradito che scruta l’orizzonte fuori campo. Oppure Achille, come un moderno ginnasta o un praticante di arti marziali, e infine Patroclo, emaciato giovinetto a petto nudo, che ha appena lasciato la maschera e la divisa di Guerre Stellari.

Una trattazione a parte merita Elisa Anfuso, le cui giovani donne si accampano precise sulla tela, frutto di una figurazione quasi spinta ai limiti dell’iperrealismo: la pittrice siciliana, bordeggiando a tratti le plaghe del simbolismo, indaga il tema del doppio che si fa uno, così come ci suggerisce l’endiadi “verità-bellezza”: specchiandosi nella duplicità, le sue figure esaltano l’identico, cioè l’unum in cui si congiungono, come insegnava la scolastica medievale, il bonum, il verum, il pulchrum.

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Liquid Art System

Il brand “Liquid Art System” richiama alla mente il concetto di “liquidità”, un termine su cui fu imperniata la ricerca del grande sociologo Zygmunt Bauman che utilizzò questa metafora per descrivere la postmodernità, cioè l’era in cui viviamo: incerta, flessibile, vulnerabile, ma pur sempre dinamica e in evoluzione. A queste “variabili costanti” fa riferimento il concept che Franco Senesi ha voluto dare al sistema delle sue gallerie che anno dopo anno si è ampliato: a partire dalla prima, cioè la sede centrale, a Capri, poi lo spazio di Anacapri, a cui si sono aggiunti due spazi a Positano e un giardino per mostre en plein air, una sede a Istanbul, e infine, collaterale, una galleria a Londra nel centralissimo quartiere di Mayfair. Al contempo, Liquid Art System è entrata a far parte del circuito fieristico internazionale più ambito dell’arte contemporanea, partecipando ogni dicembre all’Art Week di Miami, in occasione di Art Basel, ma anche alla London Art Fair, alla Art New York, alla Contemporary Istanbul, e a GrandArt a Milano. Costante la collaborazione con le istituzioni pubbliche, al fine di valorizzare i propri artisti, innanzitutto con la sovrintendenza della regione Campania, ma anche con la Reggia di Caserta, la Fondazione Stelline di Milano, il museo Maga di Gallarate, la Chiesetta della Misericordia a Venezia. Infine, in tema di responsabilità sociale, Liquid Art System promuove, da ormai cinque anni, un progetto d’arte pubblica (“Capri the island of art”) che coinvolge l’intera isola di Capri con una mission precisa: ridare all’isola una centralità internazionale anche nel campo dell’arte contemporanea.