Rina Louise, una guerriera aborigena in Veneto

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L’Italia nel Queensland

Stefano Girola racconta storie. Lo ha fatto per anni nei licei del milanese e ha continuato a farlo dopo aver vinto una borsa di dottorato in Studi sulle religioni all’Università del Queensland. Oggi prosegue, dedicandosi ad una delle sue passioni principali: la scrittura.

Stefano vive dall’altra parte del mondo da ormai quasi vent’anni, ma non si dimentica certo della sua cara vecchia Italia, dove continua a collaborare con giornali, case editrici e studiosi per raccontare non solo le sue ricerche di storico, ma soprattutto le vite degli Italiani in Australia. Fra le altre cose, l’ultimo tra i progetti che ha portato avanti – a testimonianza del suo lavoro per trasmettere la nostra lingua e la nostra cultura in quella che da anni ormai è la sua nuova casa – è la scrittura di tutte le risorse didattiche per l’insegnamento dell’italiano nelle scuole del Queensland.

Durante la nostra chiacchierata OFF, durata circa un’oretta, Stefano mi racconta come il rapporto tra immigrati italiani e locali sia migliorato esponenzialmente col tempo, portando beneficio ad entrambe le categorie.

Per tanti anni gli Australiani hanno tollerato malvolentieri l’importazione di altre culture nella loro terra, pretendendo il pressoché assoluto adattamento dei neo arrivati alle loro tradizioni già in essere.

Col tempo, questa rigidità è andata ad attenuarsi e gli Aussies si lasciarono lentamente contaminare dagli immigrati (non solo italiani, ovviamente).

Due esempi chiave di questa contaminazione sono: il calcio, prima considerato sport da deboli e  oggi molto praticato, e il consumo di vino, quando prima dell’arrivo di noi Italiani gli Aussies consumavano soprattutto birra.

Vedere bambini australiani di origine italiana che, pur non conoscendo una parola di italiano, nel 2006 durante la finale mondiale tifavano Italia come dei dannati e completamente agghindati di azzurro, rende l’idea del senso di appartenenza che crea il nostro paese. Anche i miei figli (che sono  nati e cresciuti in Australia), spesso dicono di essere “Italians!

Col passare del tempo, le comunità italiane si sono così fortemente radicate in Australia da portare l’Italiano al secondo posto tra le lingue più parlate nel paese (oggi è la terza, dopo inglese e cinese).

Questi pochi esempi sono certamente esemplificativi della capacità di noi Italiani di creare comunità anche all’estero e di unirci in comunione con la società ospitante pur mantenendo le tradizioni e cercando di preservare il legame con la patria promuovendo feste e associazioni italiche – spesso e volentieri persino di natura “campanilistica” (in molti stati australiani ci sono anche 2-3 associazioni di emigrati dalla stessa regione italiana).

La guerriera che sorride

Da questo agglomerato culturale italo-australiano insediatosi nella terra dei canguri, emerge dunque anche la storia che Stefano Girola racconta nel suo ultimo libro: La guerriera che sorride. La storia di Rina Louise Dal Cengio (Streetlib, pp. 66, 1,99 euro in formato Kindle, a breve in cartaceo).

Una storia drammatica che nonostante tutto infonde speranza, narrando la vicenda di una donna coraggiosa venuta al mondo dall’incontro di una giovane aborigena – discendente del popolo dei Gubbi Gubbi –  e di un immigrato veneto nel Queensland.

Non è una vita semplice quella di Rina Louise, che giovanissima si ritrova in orfanotrofio e in seguito affidata ad una famiglia (il padre per nessuna ragione voleva affidarla alla famiglia aborigena) i quali membri in più di un’occasione abusano di lei.

Quando il padre decide di tornare in Italia, Rina lo segue, facendo diventare il Veneto rurale la sua nuova casa: situazione abbastanza atipica anche da un punto di vista antropologico per una donna con le sue origini. Le ferite di Rina si leniscono poco a poco, col tempo, ma il desiderio di riconnettersi con la propria meravigliosa terra, nonostante le ingiustizie subite da bambina, rimane sempre vivo nella sua mente.

Oltre all’affascinante storia vera, il libro offre anche un interessante spaccato di informazione sull’emigrazione italiana in Australia e sulla cultura aborigena: le due fonti da cui è scaturita la forza di una donna audace e caparbia che non ha avuto paura di continuare a sorridere alla vita, nonostante le avversità che la stessa ha posto sul suo cammino.