Il dialogo musicale per fuggire dalla frenesia di quest’epoca

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«In quest’epoca completamente satura di segnali e modi di comunicare ho sentito la necessità di esprimermi attraverso qualcosa che potesse fornire un approdo lontano da forme troppo spesso frenetiche e superficiali di vivere l’esperienza dell’ascolto». E’ da questo bisogno che nasce Furniture music for new primitives (Cramps/Rara Records), l’ultimo lavoro del musicista e compositore Paolo Tarsi. Il suo curriculum è lungo e tra le tante esperienze non può sfuggire la specializzazione nella composizione di colonne sonore per il cinema con il premio Oscar Luis Bacalov. «Quando ho incontrato Bacalov stavo già lavorando ai brani di Furniture Music for New Primitives, concepito quasi come una colonna sonora di un ipotetico film. E probabilmente non è un caso, quindi, se le musiche sono state scelte per accompagnare un documentario di prossima uscita dedicato alla figura di Loreno Sguanci, senza dimenticare che tra i riferimenti dell’artista Luca Domeneghetti per realizzare la copertina del disco ci sono anche Fellini e il cinema dadaista di René Clair» spiega Tarsi, che tornando al suo maestro dice: «Di Bacalov ho sempre ammirato in particolar modo le musiche scritte per i primi due concerti grossi dei New Trolls, dove la formazione progressive dialogava con un’orchestra barocca. Proprio come lui, ho avuto anch’io la fortuna di lavorare a stretto contatto con grandi musicisti provenienti sia dal mondo del rock che dalla musica classica e, sebbene mi senta più vicino al minimalismo storico americano, l’esempio di Bacalov è stato molto importante per me nel trovare una personale via di fuga nell’unire mondi – apparentemente – molto differenti tra loro come il jazz, la musica colta e il rock». Ed infatti questo suo nuovo disco vede dialogare tra loro generi che di solito si considerano distanti come musica contemporanea, rock sperimentale e improvvisazione. Sette i brani che compongono il disco, che si ispira alla struttura del romanzo Le città della notte rossa di William S. Burroughs. «Tutto è pensato per non essere mero sottofondo (il titolo perciò non deve trarre in inganno), ma allo stesso tempo questa musica statica, eppure sempre in continuo movimento, sembra diventare parte integrante dell’ambiente che la circonda». Un progetto importante di un artista talentuoso arricchito dalla presenza di tantissimi ospiti, dai Junkfood a Paolo Tofani.