La vagina dell’indù e L’aureola dei marò

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imgCon gran grido di dolore, la lettera annuncia che “questa opera di Anish Kapoor è universale, bersaglio di chi non ama le differenze”. Sotto la grande foto del Dirty Corner dell’artista angloindiano, lo ripete con particolare trasporto in 4 lingue (Cette oeuvre.., This work by., Esta obra de.., 卡普尔的这件..).

La scrive l’italiana Galleria Continua di San Gemignano che dal 2011 cura l’esposizione della monumentale opera di Kapoor, consistente in una bocca di tromba oblunga con relativo lungo e inquietante tunnel. L’occasione, neanche recente, è la seconda vandalizzazione di Versailles, dove deturpatori hanno lasciato, più che sull’opera, sulle pietre che le fanno contorno, scritte come La reine sacrifiée, deux fois outragée. Un SS sacrifice sanglant, dove sanguinoso sta per l’affront da lavare nel sangue, minacciosamente siglato dalla sigla nazista.

 L’indù Kapoor, con gran senso del business e poco dell’antisemitismo, ha colto quattro occasioni in una. Grande pubblicità, enfasi all’intervista in cui definiva l’opera Vagina della regina  (dichiarazioni che hanno innescato i vandali) e vendita allo stato di Hollande dell’opera. Senza mancare di accogliere il graffiti vandeanantisemita, come parte integrante del Posticino Sporco.

 Da tempo tutte le scritte del mondo, dovunque siano, dalle chiese ai monumenti ai muri delle metro, e di qualunque tema trattino, ottengono un loro riconoscimento artistico, o almeno sociale. Tutte, tranne beninteso, quelle che fanno riferimento al nazismo e dintorni. Schema da cui il furbo indù ha voluto distaccarsi.  

 A Napoli, per esempio, è in corso una battaglia, a colpi di consultazioni social, per salvare l’unica opera presente in Italia dello streetartist Banksy. La città partenopea è colma di scritte, deturpazioni, graffiti e schifezze ma sembra non possa fare a meno del ritratto a muro della Madonna con la pistola, di piazza Girolamini, anche perché, un lustro fa, l’altro stencil dell’artista di strada, in via Croce venne vandalizzato.

La sua Madonna vanta una pistola al posto dell’aureola e ricorda il profondo legame esistente tra cammuria, delinquenza, religione e Napoli. C’è un comitato che chiede una bacheca protettiva, tante volte scordassimo gli affettuosi affetti di cui sopra.

 Intervistato, Kapoor ha dichiarato di vestirsi sempre uguale e mangiare sempre lo stesso cibo”.  Il che spiegherebbe bene una certa ripetitività poco innovativa. L’indù sembra confuso. Ora convinto che l’artista debba isolarsi dall’attualità, ora sentendosi “motivato all’azione politica per i poveri”. Ora trovandosi accomunato “agli italiani che assomigliano parecchio agli indiani per il comune senso della storia”. Ora rifiutando di avere un’opinione sull’ingiusta detenzione dei marò in India perché “è un fatto che riguarda solo i tribunali e la diplomazia”.

Come si vede non è proibito inneggiare al ritratto sacro camorristico.  Si potrà bene allora scrivere a Versailles un Ridateci indietro i nostri marò, su una pietra vicina al Posticino Sporco. Kapoor l’annetterà volentieri all’opera. Galleria Continua scriverà ancora. Un prossimo stencil a Napoli vedrà l’aureola della Madonna sostituita da un basco.

Tanto si tratta solo di arte e milioni, delinquenti e pirati, Il problema è quando prigionieri politici come i marò si trovano sullo stesso piano sfalsato.