Adriana Soares a Roma con “Visions”, dalla moda all’arte

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Adriana Soares a Roma con "Visions", dalla moda all’arte
Silenzio di Adriana Soares

Adriana Soares è in mostra a Roma con ‘Visions’ – ospitata presso Banca Generali Private in Via Bissolati – fino al 31 ottobre. Ad Off ha raccontato il suo percorso artistico, la sua tecnica e il senso più profondo di ‘Visions’.

Ex modella per i principali brand, la Soares è approdata dalle sfilate all’Atelier. «Il passaggio dal mondo della moda all’atelier non è stato affatto una rottura, ma una naturale ‘evoluzione’ – ci ha raccontato l’artista – Dopo aver vissuto a lungo nel settore della moda, viaggiando e assorbendo volti, atmosfere e contrasti da ogni luogo, ho avvertito l’impellente necessità di spingermi ‘oltre l’immagine, di cercare il senso dietro la forma’. L’arte è diventata per lei dunque un modo per proseguire il suo cammino, ma in una direzione nuova: «non più attraverso lo sguardo degli altri, ma dentro il mio».

L’artista ha sottolineato quanto le sue radici siano complesse e stratificate. Se da un lato affondano nella filosofia e nella psicologia, dall’altro sono legate a una ‘memoria ancestrale’ profonda. «Essendo brasiliana, l’Amazzonia vive in me come un’eredità spirituale, legata ai miei antenati indios: non l’ho mai visitata, ma la sento nel sangue, nei colori, nel respiro». Il contrasto tra bellezza e fragilità, apparenza e verità, che ha osservato nei suoi viaggi come modella, ha plasmato il suo linguaggio visivo. Un linguaggio, quest’ultimo, che si configura come «un realismo magico che unisce realtà e simbolo», un approccio che ha permeato anche il suo romanzo ‘Presenze invisibili a Quixadá’ (2019), in cui trovano spazio le sue visioni, ovvero «ciò che non si vede, ma esiste».

Il Senso Profondo di ‘Visions’

La mostra ‘Visions’ nasce proprio da questa esplorazione del non-visibile e dal desiderio di andare oltre l’apparenza. Soares ha rivelato che la domanda centrale del suo ultimo lavoro è: «quanto di ciò che vediamo appartiene davvero al mondo esterno e quanto è invece proiezione del nostro sentire?».

Non esiste dunque un’unica visione centrale, «ma un intreccio di sguardi — il mio, quello dello spettatore, e quello invisibile delle emozioni che emergono dalle opere. Il filo d’oro che unisce tutto è la luce, intesa non solo come elemento visivo, ma come consapevolezza che illumina e alleggerisce la vita».

Riguardo al suo ‘metodo’, Soares ha precisato di utilizzare diversi mezzi — dalla fotografia alla pittura alla grafica — che considera semplici estensioni di un «unico gesto interiore». La tecnica non è mai il punto di partenza, «ma il luogo dove l’intuizione riesce a prendere forma». L’artista si dichiara interessata alla contaminazione intesa come «fusione tra immagine e materia, tra gesto pittorico e visione fotografica», in quanto «ogni opera è un frammento di un dialogo più ampio tra realtà visibile e invisibile».

Con riguardo alla location della mostra, Soares ha espresso grande gratitudine per la possibilità di esporre in modo permanente presso Banca Generali Private. «Dal 2017 sono ospite di Banca Generali Private, che mi ha dedicato una sala in permanenza, divenuta nel tempo uno spazio d’incontro tra arte, fiducia e valore. Visions è attualmente esposta presso la sede di Via Bissolati 76, e nel prossimo futuro è già prevista una nuova esposizione nello stesso contesto. Sono profondamente grata a due donne straordinarie — Stefania Borrelli e Barbara Subrizio — che hanno creduto nel mio percorso e nella forza silenziosa dell’arte come linguaggio capace di illuminare e unire.

Guardando al futuro ci ha infine rivelato che «dopo Roma, mi piacerebbe che Visions continuasse a viaggiare, perché ogni luogo porta una luce diversa. Visions non è solo una mostra: è un cammino di sguardo e consapevolezza, in continua trasformazione».

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