
Non solo artisti visionari abitano i mondi virtuali, ma anche artisti che retro-visionano. La narrazione di un’opera del passato attraverso un viaggio nel futuro è piuttosto frequente negli ambienti virtuali interattivi. Ci sono artisti del Metaverso che sanno trasferire in pixel le emozioni di un libro, di un’opera lirica, di un musical teatrale o cinematografico, facendone rivivere le suggestioni filtrate da tecniche personalizzate e ricorrenti. Un’installazione inaugurata recentemente a MetaLES in Second Life, in corso fino ad ottobre, è dedicata appunto a un’icona della letteratura mondiale: “Il Fantasma dell’Opera”.
Gli autori sono Kicca Igaly e Nessuno Myoo, maestri italiani nella modellazione dei prim, apprezzati in tutto il mondo.
Sulla piattaforma che li ospita Kicca e Ness hanno creato una soluzione di spazi e di volumi che rappresentano la trasfigurazione verso il “non luogo”, il misterioso vuoto teatrale delle quinte e dei sotterranei dove si svolgono gran parte delle vicende narrate nel romanzo. Ogni spazio contiene una scena, come si trattasse di palcoscenici separati alla maniera dell’Orlando Furioso di Luca Ronconi. Nulla si muove, ogni cosa è come congelata nel ricordo di uno spettacolo finito. Tuttavia c’è un movimento interiore che induce a immaginare e a sentire quei moti dell’anima così bene rappresentati nell’opera. Il titolo dell’installazione è “A Bit Of Red” e si avvale di un filo conduttore simboleggiato da un cuore e una rosa.
“Quando Ness mi ha proposto di lavorare a questa installazione avevo da poco rivisto il film”, ci racconta l’artista milanese Kicca Igaly. “Era un bel po’ che pensavo di rappresentare qualcosa di quel musical e la proposta è arrivata al momento giusto”.
Kicca e Ness lavorano spesso insieme in grande sintonia e quando si tratta di gestire grandi spazi s’incoraggiano a vicenda.
“Per noi che lavoriamo sui dettagli, modellando cubetti, sfere e cilindri, il grande spazio è un incubo”, ci svela Kicca Igaly. “Tuttavia la soluzione di questa piattaforma astratta ci è arrivata abbastanza facilmente e abbiamo rappresentato un mondo senza geografia attorno alla scena del teatro, circondato da botole che esprimono l’anima scura del fantasma. Quest’aspetto è stato curato da Ness; io mi sono occupata del suo lato positivo”, continua Kicca. “Ho scelto tre istantanee dei momenti più toccanti dell’opera: il teatro, la stanza dell’angelo e il cimitero. Malgrado Christine sia morta, quest’ultimo è pervaso dalla sua presenza. Sulla tomba le tracce simboliche dei suoi due amori: la rosa con il fiocco nero, quella del fantasma, e il carillon a forma di scimmia, quella del marito”.

Nel film è il marito che andando a visitare la tomba di Christine appoggia il carillon sulla lapide, ma sulla scena di “A Bit Of Red” tutto è accaduto già da tempo. Ed è proprio la sospensione della piattaforma sullo sfondo di un cielo irreale e cupo a creare la suggestione di una foto ingiallita nel tempo, dove ogni cosa racconta silente una storia di passione e tormento. La struttura è geometricamente affascinante e sembra lievitare nello spazio come se i fanali che la circondano, posti su dei tiranti, fossero palloni volanti. Le texture graffiate danno il senso di un passato mai restaurato ed ogni oggetto modellato con i prim è la sintesi di un frammento della narrazione. Sono forme stilizzate e irripetibili quelle dei due artisti digitali che, collaborando ognuno con il proprio tratto, riescono a creare una continuità visiva inedita.
L’organo ricreato per l’installazione da Nessuno Myoo, già autore di scenari ispirati ai maestri dell’horror (nel video), è una delle sue migliori realizzazioni. I prim avvoltolati sui lati sembrano dare una spinta alle canne che si scagliano verso il cielo oscuro come a emanare una musica, primaria ragione di vita del fantasma. Per tutta la vita, infatti, egli scriverà brani che pretenderà interpretati dalla protagonista. Un altro oggetto simbolico è la gabbia che si riferisce alla storia del fantasma da giovane, trattato come fenomeno da baraccone, deforme e repellente, rapito e ingabbiato per essere l’attrazione del circo. Infine la barca con cui il fantasma traghetta Christine nel suo mondo dopo aver attraversato lo specchio. Istantanee di una storia sospesa nel tempo e nello spazio.

Abbiamo chiesto a Kicca Igaly, che nella vita reale lavora come “lettering” per una casa editrice di fumetti, ma che per passione dipinge a olio e produce ceramiche, che differenza trova nell’esprimersi tramite i prim nel mondo virtuale.
“La mia natura mi spinge più a maneggiare la materia”, risponde. “Però il mondo virtuale soddisfa il mio bisogno di creare nei ritagli di tempo. Dipingere ad olio richiede tempo e costanza, mentre inworld posso lasciare un lavoro in sospeso e spegnere il computer. Quando mi riconnetto anche a distanza di tempo ritrovo gli oggetti come li avevo lasciati e soprattutto non si sono deteriorati”.
C’è di più. Per tutti gli artisti del metaverso le creazioni possono avere dimensioni infinite, enormi, senza occupare aree nel mondo reale. Una magia che attrae chi ha la vena creativa ma non possiede gli spazi per lavorare dal vivo. Tuttavia il richiamo della materia si ripropone continuamente a quelle persone come Kicca Igaly a cui mancano gli odori della trementina e dell’olio di lino. Poco male se, come Kicca e Ness, riescono a regalare delle melodie musicali anche senza fare uso della musica.













