Marco Mazzarello sorprende a Genova nella mostra in dialogo con il grande Francisco Goya
Dal 3 ottobre al 6 dicembre 2025 la galleria Willy Montini Arte di Genova presenta “Que Locura”, una mostra che riunisce per la prima volta a Genova l’intera serie delle 80 incisioni originali dei Disastri della Guerra di Francisco Goya, uno dei cicli più intensi e sconvolgenti della storia dell’arte occidentale.
Dedicata al tema della follia umana e della violenza come riflesso delle contraddizioni del potere, l’esposizione si configura come un percorso nella memoria collettiva, un attraversamento delle ferite della storia che invita a interrogare il presente.
All’interno di questo contesto prende forma l’intervento di Marco Mazzarello, che propone un lavoro inedito capace di instaurare un confronto diretto tra l’eredità di Goya e la sensibilità del contemporaneo.
Durante l’inaugurazione del 3 ottobre, l’artista ha presentato un carrello contenente oltre trenta teschi umani completamente ricoperti d’oro: un’immagine ambigua e potente, sospesa tra attrazione e inquietudine, che riflette sulla vanità, la memoria e la reiterazione della violenza nella storia umana.
Collocata accanto a “Indicazione II / 24, 1972” di Germano Olivotto, presentata alla Biennale di Venezia del 1972, e in dialogo con il lavoro di Terry Atkinson, l’installazione di Mazzarello apre uno spazio di tensione tra linguaggi e tempi differenti. La forza visionaria di Goya si intreccia con le riflessioni critiche del secondo Novecento e con lo sguardo disincantato del presente.
Visibile anche dalla vetrina della galleria nel cuore di Genova, l’opera ha catturato l’attenzione di migliaia di passanti e visitatori, generando un confronto spontaneo e appassionato tra chi si è trovato davanti a quell’immagine luminosa e perturbante. Un segno tangibile di come l’arte, quando riesce a toccare le corde più profonde della percezione, possa ancora scuotere e interrogare il pubblico.
L’oro che avvolge i teschi non allude soltanto al potere seduttivo dell’immagine, ma diventa metafora di una società che tenta di nobilitare la morte, di mascherare il dolore, di trasformare la tragedia in estetica. È un gesto che riattiva il dialogo con Goya, ponendo lo spettatore di fronte alla persistenza della violenza come condizione umana e alla sua rappresentazione nel presente.
“Que Locura” — espressione che evoca insieme follia e stupore — si rivela così un’esperienza immersiva e stratificata, in cui la memoria storica e la ricerca artistica contemporanea si rispecchiano e si interrogano reciprocamente.
Con questo intervento, la mostra trova un equilibrio sottile tra eredità e attualità, tra la denuncia visionaria di Goya e la consapevolezza critica del nostro tempo.
Alla mostra hanno partecipato anche Nidaa Badwan e Paolo Ciregia, arricchendo ulteriormente il dialogo tra memoria storica e linguaggi contemporanei.