“Tanto di Tinto”, l’altro lato di Tinto Brass

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Tinto Brass: «Il cinema oggi: troppa prudenza, zero ribellione»
Gianfranco Salis, Tinto Brass sul set di Snack Bar Budapest, 1988, Courtesy Archivio Tinto Brass

A Brescia, negli spazi di Cavallerizza. Centro della Fotografia Italiana, prende forma un ritratto inedito di Tinto Brass. La mostra Tanto di Tinto. L’erotismo secondo Brass, visitabile fino al 7 settembre, si propone di restituire l’immagine di un autore troppo spesso appiattito sul cliché dell’erotismo, rivelandone invece la complessità: regista colto, ironico, innovatore del linguaggio cinematografico.

Il progetto nasce da un’idea di Renato Corsini e si costruisce con il contributo determinante di Caterina Varzi, compagna, musa e custode dell’archivio brassiano. Le oltre cento fotografie di Gianfranco Salis — fotografo di scena e amico del regista — compongono un percorso non cronologico, ma emotivo. Scatti rubati e pose costruite convivono senza gerarchie, mescolando set e vita privata, lavoro e quotidianità, rigore e libertà.

La sezione dedicata al film incompiuto Tenera è la carne è tra le più suggestive: un’opera mai terminata che continua a vivere nelle immagini, testimone di un processo creativo interrotto ma non spento. È l’incompiuto come promessa, come possibilità ancora in atto.

Il filo conduttore della mostra è l’idea che Brass abbia fatto del corpo femminile un soggetto narrante, mai un oggetto passivo. Le fotografie di Salis restituiscono questa visione con un erotismo sospeso, più evocato che mostrato, in cui il desiderio si fa sguardo e la sensualità convive con la leggerezza ironica del regista veneziano.

Mostra a Brescia dedicata a Tinto Brass: oltre 100 fotografie di Gianfranco Salis raccontano il regista oltre l’erotismo.
Gianfranco Salis, Tinto Brass, anni ’90, Courtesy Archivio Tinto Brass

Caterina Varzi guida il visitatore dentro questa prospettiva, offrendo non solo la memoria personale ma anche la lettura di un autore che ha saputo unire libertà creativa e rigore formale. Renato Corsini, dal canto suo, mette in dialogo scena e fuori scena, sottolineando come entrambe le dimensioni fossero, per Brass, parti inseparabili della stessa narrazione. E Gianfranco Salis, con il suo lavoro fotografico, consegna al pubblico l’intimità di un cinema che si fa gesto quotidiano, poesia improvvisa, tensione sensuale.

La mostra bresciana prosegue un percorso già avviato con l’apertura dell’archivio al Vittoriano e con successive tappe internazionali. Ma quiacquista una forza autonoma: un invito a riconsiderare l’opera di Brass senza schemi né semplificazioni, restituendogli il posto che merita nella cultura visiva contemporanea.

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Gianfranco Salis, Anna Ammirati sul set di Monella, 1998, Courtesy Archivio Tinto Brass

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