Igor Scalisi Palminteri: dal convento ai murales

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Igor Scalisi Palminteri, nato a Palermo nel 1973, per sette anni ha fatto parte dell’ordine dei cappuccini, poi la folgorazione per l’arte e si è iscritto all’Accademia di Belle Arti di Palermo, dove vive e opera a servizio delle periferie, culla dell’innovazione e a favore di una resilienza ed estetica sociale. Il suo ideale atelier è il quartiere Danisunni , nel cuore della Zisa, e le sue tele ideali i muri di altri luoghi marginali di città italiane ed estere. I santi e soggetti legati al sacro e profano insieme sono la sua cifra distintiva, lo distingue la sua capacità di rielaborare in maniera originale l’iconografia sacra e bizantina. Tutte le sue opere di Street Art sono riconoscibili per umanità e progetti inclusivi, in cui l’arte è al servizio della comunità. L’abbiamo cercato, incontrato e intervistato .

Chi sei e cosa fai?

Sono un pittore di quartiere ed un padre e un marito. Mi piace dipingere e creare azioni di resistenza insieme agli altri e alle altre.

Cosa è per te Danisinni, il quartiere vicino alla Cattedrale di Palermo nell’immaginario collettivo?

Per me è un luogo mistico dove si incontrano il divino e l’umano. Un luogo trascurato dalle istituzioni per anni e che poche donne e uomini di buona volontà hanno continuato ad amare rendendolo un luogo prediletto.

Prima sei stato un frate cappuccino , oggi ti definisci artista di quartiere cosa significa?

Fare il frate mi ha fatto capire la mia vera vocazione: Provare a portare bellezza nei luoghi e tra le persone emarginate.

Come intrecci fratellanza comunità e muralismo partecipato?

Uno degli strumenti che utilizzo di più è la pittura di comunità. Dipingere insieme le persone vuol dire curare i luoghi in cui vivono. Questo è uno dei modi che mi consente di mettere insieme tutto.

Per Danisinni , quartiere complesso a Palermo nel cuore della Zisa hai realizzato Fiume di vita (2023), un murale incantevole concepito come cantiere attivo con l’obiettivo di una rigenerazione sociale, a distanza di anni che bilancio fai dell’impresa, ti sembra riuscita?

Fiume di vita è prima di tutto azione di cura e in secondo luogo il tentativo profondo di rimanere in un luogo con costanza. Oggi siamo ancora li a progettare un quarto intervento pittorico e il terzo è in corso. Se l’azione è riuscita lo sapremo tra molti anni.

Fiume di vita incastonato nella scalinata araba che collega via Cipressi a via Danisinni configura una iconografia onirica sul tema dell’acqua, a cosa ti ispiri precisamente e come intendi ampliarlo?

Da un punto di vista estetico mi hanno ispirato le decorazioni musive presenti nel Palazzo dei normanni di Palermo, in particolare alla sala di Ruggero. Invece il fiume che scorre ancora oggi sotterraneo diventa metafora per tutto l’intervento, è un elemento simbolico di rigenerazione perenne.

Le istituzioni pubbliche sostengono il progetto di rigenerazione sociale di Danisinni promosso da Fra Mauro, un agitatore culturale e morale che condivide l’idea dell’arte a servizio della comunità ?

Mi prendo la responsabilità di quanto affermo dicendo che per tutto il tempo in cui questa borgata è stata abbandonata dallo stato troppo poco è ancora stato fatto dalle istituzioni.

Nella tua produzione il tema della sacralità e dei santi è centrale, quando e come DIVENTANO contemporanei ?

Quando dice che i loro volti ritratti sui muri sono quelli dei miei amici, delle mie amiche e delle persone che vivono nei quartieri.

A Nord di Napoli, al “Paco Verde” di Caivano hai realizzato Nessuno resta solo (2023), un murale emblematico che rappresenta due bambine con in mano una piantina appena sbocciata , cosa ti ha detto la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, quando è venuta a vedere i risultati del progetto di rigenerazione sociale, urbanistica e culturale di una ex piazza di spaccio più grande d’Europa, dove degrado e delinquenza anche minorile sono di casa ?

Non l’ho mai incontrata.

Con Tela di comunità , nell’ambito del progetto Madonie hai coinvolto undici comuni in cui l’arte dovrebbe attraversare e RICUCIRE insieme i comuni coinvolti nel progetto, l’impresa è riuscita ?

E’ uno dei progetti che non abbiamo mai fatto, con una vocazione itinerante ed abbiamo avuto modo di incontrare persone straordinarie che vivono in un territorio estremamente bello. La cosa che ricordo più volentieri è che ho dipinto insieme ad una ragazza cieca affetta da autismo, e li ho capito che la pittura distrugge ogni ostacolo. Si vede con l’anima.

Tra i migliori murales al mondo, risulta Rusalia (2024), Santa Rosalia simbolo del quartiere Sperone e patrona di Palermo, ma perché secondo te è contemporanea questa santa venerata dalla città?

Perché Rosalia ha combattuto contro i pregiudizi dei suoi tempi, contro il patriarcato che la obbligava a sposare un uomo che non amava. Contro una società che non le permetteva di essere libera. Questi sono temi che ancora oggi devono essere dibattuti e sconfitti, e l’arte è uno strumento di sensibilizzazione etica universale.

Donne, diritti e libertà, è un tema necessario nel tuo lavoro che veicola in maniera semplice messaggi etici , in quali murales hai affrontato questi temi e quale ti convince di più?

Nel murale Ti Rissi No di Cefalù ho provato a sostenere la lotta delle donne contro ogni violenza di genere.

Da dove ti arriva l’impostazione iconica-bizantineggiante ricorrente nel tuo lavoro ?

Quando ero giovane ho vissuto un lungo periodo con frati francescani cappuccini e ho imparato a dipingere le icone bizantine. Questa esperienza mi ha formato spiritualmente e artisticamente.

Cosa pensi del lavoro di Banksy, e a Palermo non si è mai visto nulla di suo giusto?

Il lavoro di Banksy è straordinario, ma a Palermo ci sono tanti artisti e artiste bravi e operosi e quindi il suo lavoro sarebbe superfluo.

I murales possono veramente curare l’incuria e il degrado delle periferie, oppure è solo una opportunità di visibilità dell’autore di interventi comunicati da Instagram?

Un murale è tante cose e nessuna. Un murale può celebrare semplicemente l’artista e il suo eco oppure essere un’azione di comunità frutto dell’unione di associazioni, sindaci, parroci, libere cittadine, scuole e promotori vari. Se tutti questi soggetti sono protagonisti nell’azione di rigenerazione urbana e umana allora un murale può cambiare non solo il paesaggio urbano, ma anche l’umanità che sta intorno a quel murale.

Ad oggi non ho visto miglioratA la qualità della vita nelle periferie o dei quartieri ai margini del centro, dove si trovano murales, tipo Roma, Torino, Milano , Napoli , Palermo e altri luoghi complessi in cui si vive sotto la soglia della dignità umana, forse perché manca una volontà politica di cambiate qualcosa?

Si deve continuare ad agire e rimanere in un territorio perché un dipinto, non ha mai cambiato la vita di nessuno. Ribadisco che in questi territori ‘fragili’ devono essere congiunte e costanti. Sono sempre stato contrario agli eventi e ai festival.

La Street art ti permette di mantenere la tua famiglia?

Sì. È diventata il mio lavoro, la mia passione ed il mio interesse primario.

A quale progetto stai lavorando?

Urban Sunrise Alcamo e Fiume di Vita3

 


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