Il poeta del piano è tornato. Ad un anno di distanza da The Houseboat and the Moon, Federico Albanese lancia il suo ultimo lavoro, The Blue Hour, uscito il 15 Gennaio per la Neue Meister. Un viaggio lungo tredici brani in cui pianoforte e sintetizzatore si incontrano senza fare a cazzotti. Anzi, la forza del musicista, un trentaquattrenne milanese trasferitosi a Berlino dal 2012, viene proprio dall’incontro dalla fusione di strumenti così lontani tra loro ma che insieme, sapientemente accostati e fusi, danno un risultato inaspettato. Questo risultato inaspettato è un sound particolare, onirico, che mixa appunto musica classica, elettronica e pop. Un suono che ha come esempi più famosi Dustin O’Halloran o Max Richter, passando per Olafur Arnalds fino ad arrivare al giovane Benjamin Clementine. Tutti nomi a cui il musicista nostrano adottato o rubatoci dalla Germania (dipende dai punti di vista) non ha nulla da invidiare. Prodotto e registrato tra febbraio ed aprile 2015 nel suo studio berlinese, mixato e masterizzato da Francesco Donadello ai Calyx Studio, l’album raccoglie tutte le atmosfere e sensazioni che si insinuano nella transizione tra la luce del giorno che sta finendo ed il buio della notte che sta arrivando. E’ la Blue Hour, il momento in cui sta andando via il sole ma c’è ancora luce. Incertezza che si traduce musicalmente con pezzi che non sembrano concludersi, da ascoltare dal vivo dal 16 febbraio. Il tour parte al Teatro Quirinetta di Roma per proseguire a Brescia, Pesaro e Marostica.
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