Un’ausiliaria dell’esercito del Führer riceve l’incarico di scortare in treno, fino al campo di concentramento, un gruppo di dissidenti. Ben presto l’ufficiale nazista scopre che nel vagone affidatole i dissidenti sono tutti bambini e così, in viaggio, la donna dovrà fare inevitabilmente i conti con la propria coscienza. Questa, in estrema sintesi, la storia che racconta Helena, l’ultimo cortometraggio di Nicola Sorcinelli, prodotto da Hundred Dreams Production e con Sandra Ceccarelli nel ruolo della protagonista. Lei, la Ceccarelli, vincitrice della Coppa Volpi a Venezia, del Nastro D’argento e candidata più volte ai David di Donatello e agli European Film Awards, la conosciamo più o meno tutti (sicuramente tutti i cinefili). Lui, Sorcinelli, per adesso è meno noto, ma i suoi lavori hanno già ottenuto diversi riconoscimenti. Ventotto anni, marchigiano, il regista si aggiudica il primo premio a soli tredici anni con “Il tramonto dei viandanti”. Mentre i suoi progetti più recenti, da “Il Viaggio del Piccolo Principe”, a “Prima della Pioggia” fino a “L’Attimo di Vento”, gli sono valsi il Los Angeles Movie Awards, Cannes ed il premio Francesco Passinetti a Venezia.
Sia Helena che L’Attimo di Vento sono dei corti storici, ambientati negli anni del secondo conflitto mondiale. La storia di ieri la affascina di più di quella oggi?
Ho una passione particolare per quel periodo storico semplicemente perché ho una nonna ultranovantenne che mi racconta con estrema lucidità tutto quello che ha vissuto in quegli anni. Per me che sono cresciuto con lei queste storie sono diventate molto affascinanti. E infatti sia L’Attimo di Vento che Helena sono partiti da un racconto di mia nonna.
Per Helena per deturpare alcuni edifici si è servito del computer. La tecnologia quanto ha cambiato il modo di fare cinema?
Tantissimo. Oggi è possibile fare qualsiasi cosa ti passi per la testa, non c’è più limite. E’ una conquista importante.
In Helena ha diretto la talentuosa Sandra Ceccarelli. Che tipo di regista è con i suoi attori?
Il personaggio di Sandra era molto impegnativo. Lei stessa ha detto che è stato il personaggio più difficile che abbia mai interpretato. Abbiamo fatto un gran lavoro prima di arrivare sul set. Oltre alla sceneggiatura le ho consegnato una ricerca storica sulla figura della donna durante il secondo conflitto mondiale, in modo tale che potesse entrare ancor di più nella parte. Del resto è molto difficile entrare nella mentalità di una nazista, la stessa Sandra non sapeva dove aggrapparsi per capire la psicologia di questo personaggio. Ci siamo incontrati in Toscana, a casa sua, abbiamo visto insieme film, documentari. Poi lei ha intrapreso anche un suo percorso personale per arrivare ad interpretare Helena. In genere io amo moltissimo lavorare con gli attori, già prima di arrivare sul set.
Chi vorrebbe dirigere?
Amo gli attori inglesi, quindi sarebbe un sogno lavorare con Cate Blanchett e Colin Firth. So che sto sognando in grande…
L’Attimo di Vento è il primo short musical italiano: ci spiega meglio questo genere?
Si tratta del primo cortometraggio musical. Non ci sono dialoghi ma gli attori cantano come un vero e proprio musical cinematografico. Siamo arrivati sul set con le musiche già realizzate in modo che gli attori potessero fare un playback sopra le loro voci. Questa è stata l’unica differenza rispetto ad un corto “normale”.
Capita spesso che si arrivi alla regia dopo una carriera più o meno lunga come attori. Ma questo non è il suo caso…
Io sempre avuto una passione per il cinema da bambino, non ho memoria di quando è scattata in me perché ero veramente piccolo. Il mio gioco preferito era girare, nel senso che mi facevo prestare la videocamera da un mio vicino di casa. Dal riprendere i miei amici sono poi nate delle piccole storie fino ai tredici anni, quando ho vinto il mio primo festival.
Oggi a quale regista porterebbe il caffè pur di carpirne qualche trucco del mestiere?
Non ho dubbi: porterei il caffè anche gratis pur di stare sul set di Terrence Malick.
In questi giorni Checco Zalone sta portando al cinema milioni di italiani. Quello di Zalone è un genere molto lontano dal suo…
Non ho visto ancora il film, ma lo andrò a vedere. A me Checco Zalone piace, non sono uno di quelli che snobbano la commedia. Zalone è un comico intelligente. Poi se si riesce a portare tanta gente al cinema va bene. Ma di fronte ad altri tipi di commedie storco un po’ il naso.
Commedie come il cinepanettone?
Esatto.
Il cinema italiano di oggi visto da lei: cosa gli manca e quali sono i suoi punti di forza?
Manca un po’ di coraggio, si ha paura di produrre nuove storie e nuovi generi. Magari alcuni film si girano pure, ma poi non riescono ad uscire al cinema. Quanto ai punti di forza, abbiamo una grandissima storia che ci portiamo dietro e siamo conosciuti per un passato bellissimo. E fortunatamente abbiamo autori fantastici come Paolo Sorrentino che portano ancora alto il nome italiano. Abbiamo tanti talenti, ma il problema è che non vengono fuori perché non c’è il coraggio di investire su nuovi sguardi.
Qual è la storia che vorrebbe raccontare?
Ho tante storie in testa. Se devo dirti una sola storia non ci riesco, ho diverse idee ma non sono affezionato ad una in particolare in questo momento.
Helena lo scorso 3 gennaio è stato proiettato a “casa sua”, nelle Marche. Dove potremo vederlo prossimamente?
Helena ha iniziato e continuerà il suo percorso nei festival internazionali. Ci saranno altre proiezioni, sicuramente a breve una a Roma, ma non c’è ancora una data.
Progetti a più lungo termine?
Voglio girare un ultimo cortometraggio, spero questa estate, prima di dedicarmi all’opera prima. Ho un soggetto in testa e devo iniziare, sicuramente non da solo, a scriverne la sceneggiatura.
Ci anticipi un’ultima cosa: anche la prossima storia ci porterà indietro nel tempo?
No, sarà ambientata al giorno d’oggi.












