Dario Faini, tra piano acustico e Chemical Brothers

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Dario-FainiContaminazione ed eleganza. Da Bowie e Bjork ai Kraftwerk, da Einaudi ad Olafur Arnalds. “Mi piace immaginare un pianoforte che suona dentro un’ astronave che vola verso il futuro”. Da un incipit fortemente sperimentale nasce il sound di Dardust,
pseudonimo di Dario Faini.

“Dardust richiama l’alieno Ziggy Stardust ma anche un certo mondo elettronico tendente alla psichedelica con un riferimento al primo disco dei Chemical Brothers, Exit planet dust”.Una carriera intensa che viaggia verso una metamorfosi essenziale diretta ad un percorso solista: “Sono partito come solista con l’elettro pop di Dario Dust. L’intento era quello di unire il songwriting con un certo tipo di elettronica kraut. Quando sono uscite le prime date dal vivo mi sono spaventato moltissimo. Non avrei mai avuto il coraggio di affrontare un pubblico da solo e quindi sono passato subito agli Elettrodust. Ma non accadde quasi nulla. Un mio brano arrivò ad Irene Grandi e quindi la Universal mi firmò come autore e la mia prima grande fortuna è partita da li”.

Pianista, compositore e paroliere per molti nomi importanti tra cui Renga e Mengoni. Trentanove anni, marchigiano, con un innato amore per l’elettronica: “La trilogia Berlinese di Bowie mi ha profondamente colpito da adolescente. Da lì ho scoperto tutto un mondo elettronico che mi ha portato ad appassionarmi di tanti capolavori che hanno segnato negli anni novanta la scena elettronica. Dai Chemical Brothers ai Daft Punk fino ad Aphex Twin”. Un panorama musicale ampio ispira il sound “Pop strumentale cinematico” del compositore ascolano che con Dardust e con l’album 7, prodotto dalla “Universal” e rilasciato lo scorso Marzo, da il via ufficiale alla sua carriera solista.

”L’album prende vita a Berlino, in un appartamentino a Niemenstrasse. Finita la session siamo andati ai Funkhaus studios a registrare in pianoforti. Le sonorità sono quelle dei temi minimalisti più “mediterranei” al piano che vanno ad incontrare i paesaggi islandesi e una certa elettronica che parte da Berlino e finisce a Londra. Non a caso in questo primo album berlinese di questa trilogia, ci sono già le tappe successive ossia Reykjavik e Londra”. Un nuovo punto di partenza per Faini che già pensa al prossimo futuro: “Una nuova release 7 Remixed con le tracks dell’album remixate e poi l’incontro con la cultura “club-oriented”, altro aspetto che ci interessa molto”. 

 

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Emanuele Ricucci
Emanuele Ricucci, classe ’87. È un giovanotto di quest’epoca disgraziata che scrive di cultura per Il Giornale ed è autore di satira. Già caporedattore de "IlGiornaleOFF", inserto culturale del sabato del quotidiano di Alessandro Sallusti e nello staff dei collaboratori “tecnici” di Marcello Veneziani. Scrive inoltre per Libero e il Candido. Proviene dalle lande delle Scienze Politiche. Nel tentativo maldestro di ragionare sopra le cose, scrive di cultura, di filosofia e di giovani e politica. Autore del “Diario del Ritorno” (2014, prefazione di Marcello Veneziani), “Il coraggio di essere ultraitaliani” (2016, edito da IlGiornale, scritto con A.Rapisarda e N.Bovalino), “La Satira è una cosa seria” (2017, edito da IlGiornale) e Torniamo Uomini (2017, edito da IlGiornale)