Nessuno Myoo lo scultore del legno in Second Life è uno degli artisti più apprezzati del mondo 3D.
di Marina Bellini
In Second Life il suo nome è Nessuno. Ma nel Metaverso è qualcuno: uno tra gli artisti italiani più apprezzati nel mondo internazionale in 3D che gira sulla piattaforma di Second Life.
Giuseppe T., aka Nessuno Myoo, nella “real life” vive a Viterbo ed è un musicista con la passione per il disegno. Nel mondo virtuale, invece, s’è affermato come scultore. Ma come si fa a scolpire in un mondo virtuale? – vi chiederete. Esistono di default i prim, delle forme geometriche di base come il cubo, la sfera, il cilindro, la piramide, ecc. che possono essere contorte con il mouse, allungate, svuotate per essere poi riempite. In pratica “modellate”. Ma non basta la bravura tecnica per creare una buona scultura dentro un mondo virtuale, ci vogliono sensibilità, gusto estetico, idee, conoscenza dell’arte. Ma soprattutto qualcosa da dire che non sia una banalità. Perché il giorno dell’opening, quando si espone un’opera o un’intera installazione, c’é un confronto diretto con i cittadini del mondo che, provenienti da culture diverse, devono poter leggere un linguaggio universale, comprendere d’impatto il messaggio. E con le sue sculture Nessuno Myoo riesce ogni volta ad arrivare al cuore dei cittadini del mondo, emozionandoli.
Rispetto alla scultura che sta realizzando, i suoi “prim” si trasformano in legno corroso e con forti contrasti, o in metallo levigato e lucido. Poi crea mentalmente una figura o un oggetto, la fa a pezzi, e con quei pezzi la ricrea, plasmandone il movimento e conferendole un significato. Ne risulta un elemento che contiene spazi vuoti, in cui s’intersecano volumi che ne delineano i contorni in un’armonia di equilibri perfettamente accordati.
Recentemente Nessuno Myoo s’è spinto oltre la singola scultura, allestendo grandi installazioni composte da più figure ed oggetti, percorribili ed immersive. L’ultima installazione realizzata per il LEA (Linden Endowment for the Arts), dal titolo “Danger In Evolution”, ha in sé una potenza straordinaria. Un’enorme giostra, dove un gruppo di figure sembrano partecipare ad un divertimento collettivo, è in realtà la metamorfosi poetica di un mostruoso fungo atomico e si riferisce all’esplosione della bomba sganciata su Hiroshima nel 1945. Incastonato nella stilizzazione di un modello fisico della struttura atomica dell’uranio e collocato al centro della giostra-fungo, compare infatti la ricostruzione dell’ordigno, battezzato “Little Boy”. Sulla testata vi è impressa l’equazione che ha cambiato il modo di concepire l’universo attorno a noi: quella della relatività di Albert Einstein.
Caos e desolazione riempiono lo spazio periferico dell’opera, in cui centinaia di occhi rappresentano la coscienza popolare che catalizza l’attenzione al centro della scena. Una denuncia, quasi un grido d’impotenza di fronte al sacrificio che le generazioni attuali e future devono compiere in quel giro di giostra che è la vita, nella contraddizione che esiste alla base dell’evoluzione tecnologica e scientifica quando ad essa non corrisponde una crescita, né una consapevolezza dei potenziali rischi che tale evoluzione implica nella vita di tutti.
Nessuno Myoo ci dimostra come si possa creare arte utilizzando strumenti alternativi e non ha importanza se le opere non potranno essere collocate dentro un museo o una galleria reale. Nei mondi virtuali c’è un pubblico folto e attento che, proveniente da tutto il pianeta, va alla ricerca delle varie espressioni artistiche, le visita, ci si immerge e ne fa a sua volta comunicazione tramite i blog, Youtube, Flickr, Facebook ed ogni altro socialnetwork.
Quando un’opera d’arte digitale 3D sa emozionare, la sua diffusione nel web diventa virale senza fatica.












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