Indiana Jones c’est moi! Elena Tomei, la viaggiatrice che racconta il mondo

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Indiana Jones c’est moi! Elena Tomei, la viaggiatrice che racconta il mondo con l'obiettivo e il cuore
Penisola Valdes_balene
Elena Tomei, schiva, solitaria, una personalità complessa , dal carattere urticante, professione Indiana Jones off limits, fotoreporter voyager trasformista, che ama viaggiare, scrivere, leggere, ascoltare musica e conoscere luoghi e persone diverse, sta bene ovunque, di più dove ci sono i suoi amici curiosi come lei, buon vino e rum. E’ uno spirito libero, flaneur che vive la vita limitata in un intreccio di percorsi sempre nuovi. Tra un viaggio e l’atro l’abbiamo intervistata e per la prima volta si svela un po’. Chi sei? Sono una sessantaduenne felice e fortunata. Sono nata a Terni, città dell’acciaio nella verde Umbria, da genitori toscani, quindi ho vissuto fino a dopo la laurea tra la conca ternana e Firenze, vale a dire nei posti a mio avviso più belli d’Italia, con tanta storia, una ricca cultura, non ultima quella gastronomica, e una qualità di vita altissima. Poi ho vissuto un po’ a Roma per lavoretti transitori vari. Quando mi sono trasferita a Milano per lavorare nella redazione della rivista di architettura l’Arca, mi sono detta che sarebbe stato al massimo per un paio d’anni… sono qui (a Milano) da 34! Ora il lavoro purtroppo è finito ma sono rimasta qui, per il momento. Come nata la tua passione per la fotografia e quando? Sicuramente grazie al mio babbo. Fotografo amatoriale e generoso nel mettere a disposizione di amici suoi e miei le sue esperienze di viaggio e la sua conoscenza dei luoghi visitati. Aneddoti, storie e storia ci incollavano a volte per ore davanti allo schermo delle diapositive, prima, e della televisione poi, quando imparò a produrre presentazioni digitali sia delle sue quasi 50.000 diapositive scannerizzate sia delle nuove foto fatte con la macchinetta digitale. In poco più di sessant’anni di vita hai visitato oltre 60 Paesi, cos’è il viaggio per te? Triste statistica! Sicuramente più di metà della vita e meno di un terzo dei Paesi!!! Ma va bene così… Il viaggio è innanzitutto divertimento, soprattutto se fatto con gli amici. Poi è uno spezzare la routine, un po’ di risveglio cerebrale, un’espansione del tempo, un riempimento spazi e di sogni… è forse un istinto ancestrale… Qual è il viaggio che ti ha cambiato orizzonti e la percezione della vita? Cambiato gli orizzonti direi lo Yemen. E’ stato il primo viaggio che ho fatto con una agenzia di viaggi “avventura” (non quella famosa) e non organizzato da me o dai miei amici o dai miei genitori… ho capito che si poteva fare e non era affatto male. Riguardo alla percezione della vita, te la cambiano un pochino tutti viaggi, ma penso ce a me lo ha fatto soprattutto l’India. Dalla prima volta che ci sono stata mi ha dato l’idea proprio di un altro mondo. Credo che avverrà lo stesso col Giappone, se mai riuscirò ad andare… Viaggi sempre in compagnia di sconosciuti alla ricerca di nuove conoscenze? Assolutamente no. L’ho fatto e mi sono sempre trovata bene, ma viaggiare coi propri amici è sempre molto divertente e confortante. Hai mai viaggiato da sola per crescere e per una sfida personale? Di viaggio “serio” da sola ho fatto solo quello per i miei 50 anni: avevo dichiarato “chi mi ama mi segua” e alla fine sono andata da sola fino alle sorgenti del Gange. Mi piace pensare che forse la meta era un po’ impegnativa per la maggior parte dei miei amici e il periodo non ottimale (metà maggio) per chi lavorava. E’ stata abbastanza una sfida, ma abbastanza piacevole, anche se la sera, finite le fatiche del trekking, è certamente meglio farsi una chiacchiera con gli amici che infilarsi sola soletta in una tenda. Hai trovato amici tra le tante persone incontrate nei tuoi avventurosi viaggi di gruppo? Oh sì, tanti. Alcuni sono ora amici fraterni, di alcuni sono stata testimone di nozze o madrina dei figli…Comunque sia, le amicizie che si sviluppano dai gruppi di viaggio sono tra i maggiori misteri che esistano. Con certi ci si trova benissimo durante il viaggio e sembra che non ci si debba lasciare mai più nella vita, ma poi ci si rivede una volta o due nella “vita normale” e finisce lì. Con altri anche senza pianificarlo o volerlo troppo nascono amicizie imperiture. Hai pubblicato diversi libri fotografici con le tue poesie o brevi scritti, cos’è più importante per te, il testo o l’immagine? “Pubblicato” è una parola grossa. Ho fatto stampare in dei volumi le foto di alcuni viaggi o raccolte tematiche, soprattutto per comodità di consultazione e per una leggera forma di autocompiacimento… In occasione dei miei 50 anni, ho stampato una trentina di copie, poi distribuite agli amici, di una serie di ricordi di viaggi con qualche foto. I testi vanno dalla “poesia” al raccontino buffo, alla registrazione (di solito fatta in diretta sul posto) di forti emozioni. Ecco cosa è più importante: le emozioni! Hai sempre lavorato nell’ambito giornalistico, in redazione e curando impaginazioni grafiche e testi per riviste specializzate, oppure hai fatto alte esperienze? Per lo più ho fatto quello. A parte le consuete esperienze giovanili come fare la lavapiatti o la cameriera. Professionalmente avevo iniziato come traduttrice dall’inglese, essendo laureata in Lingue, e mi piaceva veramente molto, ma non ci si campava purtroppo… Per anni sei stata redattrice della rivista l’Arca, fondata da Cesare Casati scomparso recentemente, che eredità ti ha lasciato lavorare con un innovatore della cultura progettuale nell’ambito dell’architettura e comunicazione? Oh è stato veramente bello e interessante, anche se a volte un po’ stressante, diciamo… Ho imparato tantissimo. Soprattutto ha cambiato, in meglio, il mio approccio all’andare in giro, ha arricchito enormemente gli ambiti dei miei interessi. Viaggiando con i miei mi ero sempre trovata a interessarmi soprattutto di architettura romanica, gotica, rinascimentale, ora mi cade subito l’occhio anche su tutta l’architettura moderna e contemporanea. E’ come se avessi scoperto nuovi mondi da esplorare! Come sempre accade più si sa più si gode… Quali sono i tre libri che ti porteresti sull’Isola che non c’è? Questa domanda è sempre ardua, se non impossibile… Beh, se non altro per la lunghezza e la profondità che può sicuramente occupare una vita di pensieri, in qualunque modo la si pensi, direi la Bibbia. Poi… bah, forse un Tom Robbins, magari Profumo di Jitterbug o Uno zoo lungo la strada, o un Kurt Vonnegut o un Bill Bryson, per la loro pur differenziata arguzia… Forse porterei una penna e un quaderno per fare da me e non offendere nessuno (mentre scrivo la risposta mi vengono in mente almeno altri cinquanta autori da portare…) Nel 2010 hai pubblicato “S.N.T Single Non Trombanti”, a distanza di anni pensi ancora ciò che hai scritto, oppure è cambiato qualcosa? Se sì cosa? Nel 2010? Veramente? Beh, evidentemente è stata una lunga gestazione!!! Ovviamente penso ancora quello che ho scritto e mi diverte ancora leggerlo come mi ha divertito scriverlo e ovviamente è cambiato qualcosa… più e più volte… tout passe tout casse tout lasse… Nel 2013 hai pubblicato “Una balena più in là”, cosa significa questo titolo e per chi hai pubblicato questo libro? Il titolo riprende quattro versetti di questa raccolta che avevo messo insieme per i miei 50 anni, riferiti alla Penisola di Valdes visitata durante un viaggio in Patagonia: Una balena più in là… / mi sono tuffata anche io / nella meraviglia/ e ho pianto di gioia. E’ entusiasmante vedere le balene ed è veramente emozionante… e io ho a lacrima facile per questo genere di situazioni. Il libro come c’è scritto è dedicato ai miei genitori, ma ovviamente anche a tutti compagni di viaggio/amici senza i quali niente sarebbe stato altrettanto arricchente. Mi permetto di segnalare, senza alcuno scopo di lucro, visto che tutti i libri che ho stampato su quella piattaforma sono sfogliabili gratuitamente su www.blurb.com/user/tomeinana. Almeno chi legge questa intervista sa di cosa stiamo parlando… tu li hai visti dal vivo… almeno alcuni. Hai una tua Itaca dove vorresti tornare? In effetti potrei andare proprio a Itaca, non ci sono stata! Probabilmente è Terni, anche se ormai ho vissuto più a Milano, è lì che ho le radici, gli amici ultra cinquantennali e i ricordi indelebili dell’adolescenza. Ci racconti la tua notte di San Lorenzo nel 1999 a Lhasa in Tibet? Sempre tratta da “Una balena più in là”, parla della sera che dormimmo a Lhasa in un albergo ultra cinese tutto di acciaio davanti al Potala… un obbrobrio anche se comodo e con terrazzo sulla stellata del 10 agosto…Ma avevamo passato più di tre ore nel pomeriggio al posto di polizia degli occupanti cinesi per giustificare una minuscola deviazione dal percorso da loro imposto, giusto per portare di straforo delle cartoline raffiguranti S.S. il Dalai Lama a un piccolo monastero arroccato… Per fortuna non ci hanno beccato in flagrante se no saremmo ancora lì. Comunque se già eravamo maldisposti verso i cinesi quella sera eravamo pure arrabbiati ed è nata la poesia di protesta!!! NOTTE DI SAN LORENZO A LHASA Silente e maestoso sta il Potala Nella Notte di San Lorenzo immenso mandala In attesa di cantare del Tibet la riscossa Sogniamo stelle cadenti dal cielo e dalla bandiera rossa E mentre nelle orecchie scorrono acquietanti mantra Corpi e menti assorte anelano a mille notti tantra! Hai scritto che esiste un trekking degli occhi, cosa intendi esattamente? E’ il percorso tracciato dai ricordi di tutti gli sguardi incrociati camminando per il mondo. Camminare, respirare, guardare, pensare e amare no? Uih, come no? Certo, anche perché il testo da cui estrapoli questi verbi è proprio uno di quelli che scritti durante un trekking fatto per amore con il mio compagno di allora che era super-montanaro, oltre ad altri amici naturalmente (e sempre amore è!). Dodici giorni più quattro per mancanza imprevista di aereo di ritorno in Mustang (per dovere di cronaca). Nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, dei social media e dei viaggi e incontri in rete, che senso ha viaggiare quando si può andare ovunque stando pigramente fermi in casa propria davanti al monitor? Ha lo stesso senso che ha fare l’amore davvero rispetto a guardare un film porno suppongo! L’impatto con il deserto com’è stato? Ci torneresti? Il deserto è come un pungolo ancestrale che mi fa attorcigliare il cuore… è bellissimo nelle sue varie forme (erba, ghiaccio, rocce, acqua, sabbia, sale…). Ci sto per tornare a settembre, nel Mangystau (Kazakistan) e on vedo l’ora. Tra Patagonia, l’India, Gerusalemme, Namibia e il deserto, dove ti senti più a casa? Questa domanda è come quella dei tre libri! Per un periodo dicevo che la mia seconda casa era Katmandu… poi ho cambiato, ma direi che sono un po’ senza fissa dimora perché mi innamoro facilmente. Come e dove sei riuscita a fotografare l’alba boreale nelle fredde notti invernali e che sensazione hai provato difronte a una luce così intensa? La prima volta è stato in un viaggio mirato a quello sul lago Menesjarvi nella Lapponia Finlandese, poi anche in Islanda. E’ molto d’impatto, come vedere le balene o un leopardo… è una cosa per cui aspetti e pazienti tante ore a volte sapendo che potrebbe non succedere… ma quando succede è come fare gol al novantesimo e vincere i mondiali! Quale viaggio stai programmando e con chi? Come scritto sopra a settembre andrò in Mangystau e Uzbekistan, dove farò il classico percorso lungo la via della seta. Andrò con un mio amico e un gruppo avventura (dell’agenzia più nota questa volta). Prossimamente mi piacerebbe molto andare in Arabia Saudita e anche in Iran e Iraq, se tutti si mettessero un po’ tranquillini… Ma il mondo è grande e i posti da vedere infiniti… Non sei madre, ma zia affettuosa, ti porteresti le nipoti con te in qualche viaggio e dove andresti? L’ho fatto! Per i suoi 18 anni ho portato la nipote più grande e la coetanea nipote acquisita (figlia della mia migliore amica) a New York. Poi con la nipote acquisita siamo andate a Cuba per la sua laurea. Mi sono divertita molto entrambe le volte e spero anche loro. Tuttavia, se si ha un minimo di intenzione/speranza ance recondita di “fare conquiste” durante un viaggio, sconsiglio caldamente di partire con una di 25 anni di meno! Viaggiare per le donne di ieri e di oggi resta una affermazione di libertà, oppure è diventata una moda “fighetta” delle neofemministe a caccia di avventure? Non l’ho mai pensato da nessuno di questi punti di vista. Poter viaggiare è una fortuna, non è un’affermazione di niente, non è una moda, non è una caccia… Mai pensato di lavorare per l’agenzia Overland-Agenzia Viaggi d’avventura, data l’esperienza acquisita sul campo in tanti anni di esplorazioni fisiche ed emotive di paesi diversi? Loro sono dei veri professionisti, Io come in tutto ciò che ho fatto e faccio sono un’amatrice e basta. E c’è una grandissima differenza. Comunque so a memoria tutte le puntate delle 22 edizioni di Overland!!! A breve si dice che andremo su Marte, ci andresti e con chi? Bah… probabilmente sì, ma, come detto all’inizio, avrei prima altri circa 150 Paesi di questa Terra da vedere, e per molti non basta un solo viaggio… E poi c’è da tornare in tanti posti dove sono già stata per un ripasso… Mi sa che per Marte mi dovrò attrezzare in una prossima vita!