Nur Moo. Foto reali nel mondo virtuale

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Nur Moo – Tokyo

Può accadere che dalle sconfinate isole del Metaverso ci arrivino segnali di straordinari percorsi artistici che non abbiamo mai incrociato direttamente. Questo succede grazie alle piattaforme come Flickr, Youtube, ma anche Facebook, dove spesso gli artisti condividono i loro lavori realizzati nei mondi virtuali. Li segui, li ammiri per anni senza scambiare una parola in voice e, quando accade, si apre un mondo ancor più grande di quello rappresentato dagli stessi.
Così è capitato con Nur Moo, una fotografa di Parma che alterna i suoi scatti reali ad altri ambientati nei mondi virtuali. Giochi di chiaroscuri e luci morbide confluiscono nelle sue opere con grazia onirica, senza mai valicare completamente il confine del surreale. Ritratti di avatar sapientemente inquadrati personalizzano la sua firma ogni volta, dispensando emozioni.
Il suo percorso in Second Life, dove si è subito affermata, è iniziato nel 2007 e Mario Gerosa, caporedattore di “AD Architectural Digest”, l’ha inserita tra le più interessanti artiste digitali internazionali nella mostra “Rinascimento Virtuale” di cui é stato curatore al Museo di Storia Naturale dell’Università di Firenze nel 2008. Altra meta raggiunta con successo da Nur Moo è stata la Shangai World Expo 2010 dove ha esposto, nel Padiglione Madrid, cinque video realizzati totalmente in ambiente virtuale.
“Uso il metaverso per creare immaginari fantastici, ma umanizzando i sentimenti del mio avatar” ci racconta Nur, “dimostrando le possibilità artistiche e a basso costo dei mondi in 3D. Il mio rapporto con le immagini è psicofisico, compulsivo. M’innamoro. Quando ho scoperto i metamondi e gli avatar sono letteralmente impazzita e mi sono divertita a realizzare set fotografici e video”.

In realtà Nur Moo si è talmente appassionata a questi ambienti che le persone con cui si relazionava nella vita reale l’hanno penalizzata.
In effetti un mondo virtuale può spaventare chi non lo conosce, non lo pratica e non vi opera. Ma chi fin dall’inizio ha preso confidenza con questa dimensione 3D ha allargato notevolmente i propri orizzonti emozionali e cognitivi.
“Ai primordi c’erano i cosiddetti addetti ai lavori, architetti, artisti, visionari di ogni genere. Ho potuto parlare con Fuksas, relazionarmi con Saskia Boddeke, la compagna di Peter Greenaway con cui lavora”, spiega Nur Moo. “Ero talmente esaltata da questa opportunità che le mie amiche, anche quelle che si occupano d’arte, mi guardavano come fossi pazza. Ho provato a coinvolgerle, ma tra tutte una sola è riuscita a farsi un avatar. Credo ci vogliano creatività e intelligenza per abitare il Metaverso e solo i visionari, anche se persone comuni, riescono a capire quella dimensione. Generalmente sono menti più complesse, assai diverse da quelle che si relazionano su Facebook o Twitter. Un mondo virtuale in 3D è più simile a un mondo interiore“, continua Nur “dove la persona si rappresenta in tutte le sue sfaccettature. Un mondo che cambia continuamente e non è mai uguale a se stesso implica una buona dose di attenzione, uno sguardo che sappia vedere oltre”.

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Nur Moo – Notte

Infatti chi ha avuto l’intuito necessario, praticando luoghi come Second Life s’è scoperto artista, ha tirato fuori ingegno e creatività e s’è messo al lavoro. Negli anni abbiamo visto persone, che nella vita fanno un altro mestiere, mettere su dei brand di moda, costruire intere isole, creare arredi, fotografare, organizzare eventi. Laddove c’è un fermento creativo si stabiliscono relazioni straordinarie, ma soprattutto viene offerta la possibilità di un confronto continuo con etnie diverse ad ogni ora del giorno e della notte.

“Quella di aver pubblicizzato Second Life come un luogo dove si faceva sesso è una grossa responsabilità di Linden Lab che ha creato un danno irreversibile spingendo solo sull’acceleratore commerciale“, osserva Nur Moo. “La moda ne è il fulcro e va anche bene, però nel settore dell’arte il LEA (Linden Endowment for the Arts) è stato il colpo di grazia ai “patron” che sostenevano e investivano sull’arte in Second Life. Al LEA vedi spesso installazioni bruttissime che non hanno niente a che vedere con l’arte. Manca una direzione artistica, così come scarseggiano idee fresche. Invece quando non esisteva il LEA c’era più cura e maggiore competenza da parte dei sostenitori dell’arte che sapevano selezionare le opere in mostra”.

Anche Nur Moo ha curato per alcuni anni un progetto d’arte in Second Life, intitolato Poetik, in cui i suoi creatori e partecipanti coprivano uno spettro di personalità, visioni e motivazioni, dove il filo conduttore principale fosse il desiderio di cercare modi in cui esprimere una sorta di remix del mondo reale e virtuale.
Con notevole obiettività, ma anche per mantenere un certo equilibrio tra l’innamoramento del mondo e i suoi lati oscuri, Nur Moo fa un’analisi delle cose che in Second Life non le piacciono. Quando, dopo tre anni di assenza, la fotografa ha fatto ritorno inworld, ci racconta di averne avuto una visione decadente, barocca, e di aver addirittura pensato alla creazione di un “progetto critico”.

“Però ho lasciato perdere. Avevo intravvisto in molti fotografi del Metaverso un’ossessione verso la riproduzione della realtà, come una volontà di simulare il reale fino al più minuscolo dettaglio” ci confida Nur. “Molto di ciò che ho trovato in giro è decorazione e l’arte non è decorazione. Per esempio, io non correggo mai le mie foto con Photoshop, non riproduco la realtà. L’inquadratura ce l’hai nell’occhio e la fotografia è un attimo mortale, qualcosa che non si ripeterà mai più. La foto deve essere istintiva e qualunque ricostruzione grafica attorno è un errore circa la concezione fotografica. Photoshop ha rovinato il concetto di fotografia“.

Non le manda a dire, Nur Moo, le sue opinioni. Ma se lo può permettere. Con la sua lunga esperienza nel mondo della fotografia, potrebbe essere un’eccezionale punto di riferimento per molti aspiranti fotografi nel Metaverso. La sua attività cominciò all’età di quindici anni, quando sua madre la iscrisse ad uno stage con Deborah Turbeville. Lungo il suo percorso ha prediletto Avedon, Newton e Diane Arbus. Poi Francesca Woodman e i fotografi ungheresi. Ha fatto mostre in gallerie prestigiose e per la prima ed unica volta una sua fotografia scattata nel mondo virtuale è stata pubblicata sulla pagina Foto Scouting di VOGUE Italia.

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Nur Moo – Del May beautiful pose

La sua doll virtuale è stata protagonista di mostre reali e spesso la ritroviamo immortalata mentre esplora luoghi e ambienti misteriosi.

“L’ho amata da subito la doll di Coco, da quando era fuori misura e aveva abiti surreali”, ci racconta. “Quando sono rientrata in Second Life ho trovato nell’atelier l’ultima versione con gli abiti costruiti su misura e i capelli cambiabili. Sono affezionata ai meccanismi di bambola, perchè ti fanno subito pensare che dietro l’oggetto c’è una struttura matematica ed io sono molto interessata al processo creativo che l’ha prodotto. L’avatar è il filtro con cui ci relazioniamo, una specie di velo davanti” conclude Nur Moo. “Nella vita reale soffro senza protezione, e poiché sono sensibile l’avatar mi aiuta a relazionarmi un po’ più schermata. Una magnifica esperienza quella di Second Life: ho incontrato culture diverse, ho provato sentimenti, mi sono innamorata e ho trovato tanti amici. Esperienze negative ce ne sono state, ma quelle si dimenticano in fretta”.

Ciò che noi non dimenticheremo, invece, è il bellissimo percorso di questa fotografa che ci auguriamo continui a stupirci con le sue immagini di un racconto virtuale colmo di sentimenti reali.

Per approfondire i lavori di Nur Moo:
https://www.flickr.com/photos/nurmoo/
https://www.facebook.com/NurMooPhotography?ref=bookmarks
https://www.behance.net/nurmoo
http://nurmoo.tumblr.com/