Cosplay? Teatro, comunità, gioventù, eros

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hot-cosplay-3Travestirsi, mascherarsi, giocare? Recitare, in realtà. Non esattamente cambiare identità, bensì plasmare due personalità: quella ludica e quella reale. Quella più leggera e quella quotidiana. Quella fantastica e quella desiderata. Cercare un pathos comune, empatico. Il Cosplay – Costume-play, termine che nasce nella Tokyo di metà anni ’90 ma che prende ispirazione dal fenomeno americano degli anni’40 – è la metamorfosi generazionale. Clownesca, liberatoria, postsessantottina. Quella che ogni anno riempie il Lucca Comics, la Sagra dei fumetti di Verona o il Romics, la più importante fiera dei fumetti italiana. Un’eccitazione caricaturale, così estratta a gocce dal mondo del Sol Levante, da quel Giappone che con i suoi Manga, i suoi Anime, tributa la fattezza, la bellezza occidentale. Ma anche figlia dei supereroi e dell’avveniristica visione americana del mondo e del futuro, da cui La vita futura, di  William Cameron Menzies, del ’36 da cui il cosplay trae ispirazione primordiale.

Una deviazione sui binari del teatro. Burlesco, folkloristico. Avventuroso.

Così passeggiando per gli stand della fiera romana del fumetto, tra un cartoccio di noodles in brodo e uno casa editrice indipendente, tra unti nerd e piccoli droni che volano, capita di dare spallate furtive, nella calca, ai costumeplayer di Bleach, di One Piece o di Neon Genesis Evangelion, di incrociare lo sguardo malizioso, pescato sotto il trucco teatrale, di avvenenti ragazze vestite di latex colorato, con parrucconi, spade, asce e grandi tacchi. Il costume play: libertino e rigoroso. Dei personaggi si strappa l’essenza, la si riporta in vita, di essi si riproducono gli esatti modi di parlare, di agire, di essere.

Iniziamo col dire cosa non è il Cosplay: “non è Cosplay indossare un costume, accessori, parrucca, senza interpretare il personaggio. Non è Cosplay interpretare il personaggio senza indossarne il costume, accessori, parrucca. Non è Cosplay indossare il costume (e tutto il resto) di un personaggio ed interpretare un altro personaggio – ma soprattutto –non è Cosplay: il carnevale. Scherzi, trombette, coriandoli, stelle filanti, vestirsi da personaggi inesistenti (esempio: gatta, infermiera, meccanico, ecc), la mancanza di interpretazione simile ad un originale e spesso vengono usati costumi arrangiati”. Questa la regola. E se a dirlo è cosplayitalia.it, punto di riferimento per i cosplayer di tutta Italia.

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Rafforzare la proprio identità, non nasconderla, né confonderla. Devirtualizzarla, concretizzarla, interpretando coraggiosamente un ruolo fuori da un palco, calandolo nella vita reale; un atto capace di allungare la proiezione di se stessi, di esaltarne l’estetica, incarnando a pieno le parole dello scrittore e poeta polacco Stanislaw Jerzy Lec: “a volte è solo uscendo di scena che si può capire quale ruolo si è svolto“.

Cosplay è esotismo; cosplay è erotismo. Indotto, accennato, colorato. Divertente. È carica erotica asiatica, esplosiva e affascinante, che esalta la mascolinità e la femminilità, che ricalca le forme e la bellezza. Guerriere, spose, dee, eroine. Guardate per credere. La rivista TheChive ha selezionato le cosplayer più hot di sempre

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2 Commenti

  1. Gentile Redazione,
    Non riesco a capire se il vostro articolo è positivo o denigrante.
    Il cosplay non è solo una pratica dove ci si mette in mostra ma oggi è considerata una vera e propria forma di lavoro. La maggior parte degli abiti sono realizzati a mano, con una meticolosità ed impegno che non potete immaginare. E chi è capace di fare davvero Cosplay, ( con la C maiuscola ) non ha certamente bisogno di usare mezzucci “erotici”, ma mostra tutta la sua creatività in un modo che lascia solo estasiati! Chi frequenta davvero le fiere, sa che si rimane senza parole dall’ammirare gli abiti, le decorazioni, gli accessori e gli armamenti, che poco importa se sono fatti perfettamente o mediamente bene ma trasudano di passione! Una passione “pulita” che viene condivisa con una grande comunità, rafforzando quell’ormai fievole desiderio di stare insieme che la tecnologia ci sta distruggendo.

    Smettetela di guardare “sempre in casa degli altri”, che possono solo arricchirci.
    E sarebbe stato più ragionevole fare un articolo sull’erotismo “in casa nostra” di cui siamo continuamente assillati! Non si può accendere la tv che subito si vedono seni e sederei, dalla mattina con i real show, ai gialli porno americani, ai talk show televisivi. Per non parlare del palinsesto serale, con film a tema sessuale di ogni tipo. Il tutto completamente accessibile ai minori.

    Come siamo contraddittori, noi italiani…..

    • Caro Giò, se legge tra le righe, ma neanche tanto, è un pezzo d’ammirazione, certamente non denigrativo, che risalta, per altro, non tanto il fenomeno sociologico o di costume alla base, quanto altro tipo di sfumature. Non c’è bisogno di generalizzare, né di vedere tutto come un dramma. Si intendeva risaltare, oltre all’incontrovertibile aspetto erotico alle spalle, indotto certamente o comunque consequenziale al fenomeno, l’immagine teatrale, di gruppo, creativo. Si figuri…

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