La visibilità, all’inizio, è arrivata esibendosi sul palco del Concerto del Primo Maggio a Roma, dopo aver vinto nel 2012 Area Sanremo e calcato il podio di tutta una serie di premi italiani dedicati ai nuovi talenti. Nel 2015 i La Rua, direttamente da Ascoli Piceno, sono il miglior gruppo al Concertone di San Giovanni in Laterano,aggiudicandosi il contest 1MEXT. Prima ancora di diventare “Amici di Maria De Filippi” che oggi sentitamente ringraziano per l’opportunità e perché galeotto fu il talent show più amato dagli italiani a regalare loro il successo con il grande pubblico dell’auditel. La musica è passione, speranza e sogni (tanti) per Daniele Incicco, William D’Angelo, Davide Fioravanti, Nacor Fischietti, Alessandro Mariani e Matteo Grandoni. E Daniele, voce e frontman della band pop-nu folk, disponibile nel backstage di un Primo Maggio che sa di indie music, racconta progetti futuri, storie di vita e obiettivi da raggiungere.
Ci parli dell’evoluzione della vostra carriera artistica e del vostro percorso professionale post Amici?
In realtà è nato tutto qui, nel 2015 abbiamo vinto il contest del Primo Maggio su, se non erro, 700 band emergenti. Da lì abbiamo sempre creduto nelle nostre canzoni, abbiamo fatto concerti. Poi è arrivato Amici dove ci siamo misurati in altri generi musicali. In realtà abbiamo partecipato al talent per fare ascoltare la nostra musica, lanciare i nostri messaggi in modo forte e senza paura. Sempre nel massimo rispetto, senza entrare mai in discussioni, per far sì che potessero ricordarci (in pochi o in tanti) ma per la nostra musica.
Avete sfiorato la scorsa edizione del Festival di Sanremo. Cosa si prova quando pensi di esserci ma per voltontà, non tua, non ci sei più?
In realtà era un anno che ci si preparava per Sanremo e ci siamo rimasti molto male. Io personalmente ci sono rimasto malissimo. Però alla fine fai musica non per i risultati, non per il Sanremo dell’anno, scegli il brano che può andare a competere in quella keremesse però il pezzo comunque ha avuto la sua vita, è stato in radio, è stato in un certo senso ripescato perché è diventato la sigla del Dopo Festival. Resta il dispiacere per il festival ma questo non intacca l’amore profondo e la devozione totale per la musica.
Ad Amici avete dimostrato di avere personalità stilistica sotto il profilo musicale. Oggi qual è l’identità artistica dei La Rua?
Nell’album a cui stiamo lavorando, vogliamo riportare tutto il sound sul new folk che è stato il nostro cavallo di battaglia a livello di identità musicale. Ci piace molto individuare quel “million dollar sound”, ci piace un certo tipo di ricerca anche con strumenti non usuali e nuove sonorità. Quindi new folk.
Collaborazioni con altri cantanti e cantautori dello scenario italiano?
Mi piacerebbe moltissimo, potrei fare un milione di nomi…
Uno su tutti?
C’è la scena indie che mi piacerebbe da morire…
Ad esempio Dario Brunori?
Magari, ma anche Vasco Brondi che è un altro mio idolo. Adesso scriviamo le nostre migliori canzoni, poi penseremo ad eventuali “feat” con artisti che possono entrare nel nostro mondo testuale e cantautorale.
Domanda che non vuole essere scomoda, ma non posso non farla. Siete ancora “amici” di “Amici”?
A quel mondo io non chiedevo nient’altro se non la possibilità di fare le mie canzoni. Ci è stato concesso. Ho avuto la fortuna di avere uno spazio enorme in prima serata su Canale 5 e per questo devo solo ringraziare Maria De Filippi. Sarà che vengo da una cultura per la quale tutto quello che ti viene dato e non ti viene chiesto nulla in cambio è importante.
E invece che rapporto avete con le coach Elisa ed Emma?
Ottimi rapporti. Ci sentiamo quotidianamente, ci scambiamo anche i brani per avere dei pareri. La musica deve avvicinare le persone e non allontanarle. La musica è essere se stessi. Se scrivi e canti quello che sei, inevitabilmente porti a spasso te stesso. Sono una persona molto aperta e vado abbastanza d’accordo con tutti.
Cosa dobbiamo aspettarci, in futuro, dai La Rua?
Delle bellissime canzoni e dei live con tutta la nostra energia. Stiamo lavorando in maniera minuziosa sugli slogan e sul colore testuale, cercando di metterci sempre qualcosa in più.












