Bif&st, “Tutto quello che vuoi” tra vissuto e invenzione romanzesca

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IMG_1554Ci sono film che già alla prima visione ti trasmettono l’urgenza reale e sincera che ha mosso quel regista a realizzarlo (percezione sempre più rara). “Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni è tra questi. Noi l’abbiamo visto in anteprima mondiale al Bif&st, dov’è stato presentato in concorso nella sezione Panorama internazionale, e dall’11 maggio sarà in sala con 01 Distribution.

Non è semplice trovare i giusti toni e misura quando si parte anche da un vissuto personale – in questo caso il padre di Bruni ammalatosi del morbo di Alzheimer. Il regista di “Scialla!” è stato abile nel creare un equilibrio in tal senso, merito già di un’ottima scrittura di partenza (curata dallo stesso) e del cast che l’ha incarnata. «“Tutto quello che vuoi” mette insieme, in maniera abbastanza indistinguibile, vissuto personale ed invenzione romanzesca», ha dichiarato lo sceneggiatore de “Il commissario Montalbano” e non solo.

Al centro di quest’ultimo lungometraggio c’è un incontro generazionale, quello tra Alessandro (Andrea Carpenzano) e Giorgio (Giuliano Montaldo), che viene messo in campo portando i riferimenti alla malattia, alla Seconda Guerra Mondiale e alla vita dei ragazzi di oggi con intelligenza e leggerezza. «Alessandro è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento; Giorgio un ottantacinquenne poeta dimenticato. Vivono a pochi passi l’uno dall’altro, ma non si sono mai incontrati, finché Alessandro accetta malvolentieri un lavoro come accompagnatore di quell’elegante signore. Col passare dei giorni dalla mente dell’anziano poeta, e dai suoi versi, affiora un ricordo del suo passato: indizi di una vera e propria caccia al tesoro. Seguendoli, Alessandro si avventurerà insieme a Giorgio alla scoperta di quella ricchezza nascosta» (dalla sinossi ufficiale).

Il bello è che, senza retorica, ma con grande spontaneità i due si può dire che si riportano alla vita vicendevolmente, con il più anziano che instilla curiosità nel giovane e quest’ultimo che gli fa riprovare, assieme ai suoi amici, la freschezza di quell’età. Come un bilancino, ma senza che appaia come un calcolo fatto a tavolino, Bruni e i suoi interpreti toccano il punctum più alto (Roland Barthes docet), per poi stemperare immediatamente dopo con un humour genuino. Bruni ha fatto una riflessione acuta durante l’incontro stampa, dimostrando anche a parole quanto sia un autore che si interroga su padri e figli (allargando anche in un’ottica generazionale): «Alessandro e Giorgio, hanno sì cinquantaquattro anni di differenza, ma possono comunicare benissimo in quanto viene meno l’elemento conflittuale che c’è coi genitori».

Se in “Scialla!” (l’opera prima) il fulcro e motore era proprio questo incontro tra padre e figlio, qui si avverte un altro respiro – anche se lo scontro col genitore non viene trascurato (vedi il rapporto col bravo Antonio Gerardi). Gli artisti della generazione di Bruni (non tutti) si interrogano su cosa loro, come padri, abbiano lasciato ai figli e il suo percorso dietro la macchina da presa ne è un sintomo. Verrebbe da dire che con sguardo amorevole, Bruni è portato a far accadere questo incontro tra Alessandro e Giorgio, due mondi apparentemente opposti – colto e popolare -, ma che riescono a comunicare forse più di quanto accade tra coetanei.

Con quegli stessi occhi ci fa immergere nella Roma trasteverina (portando anche ciò che l’ha toccato di recente come il Cinema America e l’iniziativa dei un gruppo di giovani nel prendersene cura) e on the road (verso Ospitale o il Lago Santo modenese – dove hanno girato) evitando, però, la trappola del localismo, trasformando i luoghi e gli abitanti in punto di forza.

Un ulteriore plauso va alla sua voglia di cercare nuove leve. Com’era accaduto con “Scialla!” (Filippo Scicchitano) e “Noi 4” (Lucrezia Guidone conosciuta molto in teatro, ma non ancora sul grande schermo e nel ruolo di suo fratello Francesco Bracci), in “Tutto quello che vuoi” è stata la volta di Carpenzano (così naturale e in parte, il giovane interprete ha ricevuto la menzione speciale al Bif&st 2017). Bruni unisce così le scoperte con gli attori di grande esperienza e formazione (basti pensare a Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni) e nel caso specifico dell’ultima opera troviamo un maestro della macchina da presa qual è Montaldo, che qui torna in veste d’attore, con un ruolo cucitogli addosso, incarnato magnificamente dall’artista.

«Perché se libero un uomo muore che cosa importa di morir» (da “Il bersagliere ha cento penne [Il partigiano]”): questo è solo uno dei lasciti di Giorgio ai giovani. Nel cast anche Raffaella Lebboroni, Arturo Bruni, Emanuele Propizio, Riccardo Vitiello e Donatella Finocchiaro. Assistendo alla visione di “Tutto quello che vuoi” ci si ritrova a commuoversi e sorridere perché «non ci si abitua mai alla bellezza delle cose» e il cinema serve a ricordarcelo.