“Nessun cervello in fuga”, la storia di un giovane liutaio

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IMG_1561Ascoltare la storia di Marco La Manna, un giovane milanese nato sotto il segno del cancro nel 1988, è come entrare in un’altra dimensione, parallela e contigua, ma sicuramente diversa da quelle che siamo abituati a conoscere; è la storia di un giovane che cerca di vivere grazie al proprio lavoro di artigiano ma è anche la storia di un giovane che cerca di fare sopravvivere una professione, il liutaio. Nell’Italia di oggi siamo, infatti, abituati a sentire le litanie di giovani che migrano all’estero per cercare lavoro e, molti addirittura, per studiare.

La storia di Marco è assolutamente in controtendenza. Marco nasce in provincia di Milano 27 anni fa da mamma Elena, impiegata delle poste, e papà Stefano ristoratore a San Felice; una vita normale passata in casa con i genitori e la sorella, di dieci anni più grande, e studiando nelle scuole pubbliche locali fino alla terza media. In quella casa a Rodano vicino a Linate dove viveva la famiglia La Manna due erano le cose che spiccavano: la passione di papà Stefano per la musica e per Pino Daniele, e la chitarra che spesso veniva suonata.

La musica, seppur in modo dilettantistico, era l’elemento con cui quotidianamente il piccolo Marco doveva confrontarsi. Proprio osservando il mistero di quella scatola di legno con qualche corda che riusciva a generare un suono tanto interessante Marco decide di iniziare a studiare e frequentare, finite le medie, al Conservatorio di Milano il Liceo musicale. Tre anni in cui Marco comprende come la sua vocazione non sia solo legata alla capacità di suonare e comporre musica ma ancor più legata al desiderio di costruire lo strumento che produce la musica stessa: la chitarra.