Musica e parole sono da sempre il pane quotidiano di Edoardo De Angelis, che nella sua lunga carriera ha scritto testi per Riccardo Cocciante, Lucio Dalla, Francesco De Gregori e Mina. La sua ultima fatica discografica è Il cantautore necessario (Helikonia / Egea Music), un progetto condiviso con Francesco De Gregori, che ne firma la direzione artistica, e Michele Ascolese, storico chitarrista di Fabrizio De André. Con la sua voce De Angelis, attraverso dodici canzoni, intraprende un viaggio musicale tra le pagine più emozionanti della canzone d’autore italiana. «La scelta dei brani è stata complicatissima, ci siamo indirizzati verso le canzoni meno note del passato, che abbiamo amato, per riportarle alla memoria di chi non le conosce o le ha dimenticate». Tra queste La canzone dell’amore perduto di De Andrè, Cosa portavi bella ragazza di Jannacci, Santa Lucia dello stesso De Gregori.
E’ un sodalizio forte e lungo quello che unisce i due cantautori: «Francesco lo conosco molto bene, sono stato il produttore artistico dei suoi due album di esordio, Alice non lo sa e Francesco De Gregori» ricorda De Angelis. La sua carriera comincia sulle tavole del Folk Studio di Roma («un locale che oggi non esiste più»). Dopo quattro anni di gavetta approda al Cantagiro Cantamondo del ‘71 dove, in coppia con il compagno di liceo Stelio, presenta la celebre Lella, ballata romana entrata nel patrimonio della musica popolare italiana. Da allora di cose ne sono cambiate. «La discografia non esiste più, prima gli artisti venivano coltivati. Oggi quelli già affermati sono autonomi, si pagano i dischi e li danno in distribuzione, mentre gli emergenti si fanno conoscere sui social; solo se le loro canzoni superano un certo numero di visualizzazioni arrivano al disco». E se anche De Angelis fosse agli esordi? «Probabilmente sarei finito anche io sul web o in un talent, ma avrei fatto molta fatica. I talent propongono una musica diversa dalla mia». La sua è una musica che nasce dall’urgenza del racconto e della condivisione, della denuncia e della protesta. «Il cantautore spesso non è un cantante – chiarisce – , è una figura che corrisponde a quelle del menestrello e del trovatore, che descrivevano i tempi in cui vivevano. Negli anni Settanta nella società c’era un fermento notevole, che dava ricchezza al nostro repertorio. Ora, invece, le ideologie non ci sono più, i nostri sono tempi poveri di impulsi».
Dovremo quindi rassegnarci ad ascoltare molte canzonette e poche canzoni? Di giovani interessanti ce ne sono, De Angelis punta su Giulia Calogiuri («una ragazza siciliana già pronta») e Simone Avincola («con cui ho avuto modo di lavorare»). Fatta qualche eccezione, però, per il paroliere il futuro della canzone d’autore italiana è a rischio. «Speriamo bene. Quelli della mia generazione dovrebbero essere in pensione e invece siamo ancora qua poiché il cantautore è necessario…».