In arte “I supereroi”, emblemi della cultura occidentale

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Inaugurata il 2 aprile, e visitabile fino al 6 giugno al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Giorni di un futuro passato rappresenta la più grande mostra retrospettiva di Adrian Tranquilli, unico artista nel panorama italiano e internazionale degli ultimi venti anni che ha utilizzato per le sue opere esclusivamente i motivi del fumetto super-eroico.

Lo stesso titolo della mostra è preso in prestito dalla nota saga dedicata agli eroi mutanti, pubblicata dalla Marvel Comics sulle pagine di X-Men nel 1981, e trasposta cinematograficamente da Bryan Singer con il film X-Men-Giorni di un futuro passato, del 2014. Una produzione artistica che si presenta come un’opera poliedrica che abbraccia differenti media, dalla pittura alla scultura, dal disegno al video, con l’intento di indagare la figura dell’eroe come modello antropologico. Da Thor a Golem, da Eracle a Cristo, sono tutti assunti come modelli paradigmatici di ogni possibile epos eroico, nonché come simbolo del dualismo salvezza/sacrificio alla base della storia cristologica e della mitologia biblica, sulla quale è fondata la cultura occidentale.

Le figure che abitano le sue opere rappresentano il riflesso iconografico della crisi e decadenza di questo modello culturale. Infatti, non si tratta di eroi forti e invincibili ma di personaggi spesso spossati o sconfitti, come metafora amara del rapporto tra individuo e collettività, tra il singolo e le strutture di potere che lo annientano, indifferentemente di stampo religioso, ideologico, politico o economico.

Così, ci si trova davanti ad un Batman bianco e dallo sguardo rassegnato, un Superman sulla croce o uno Yoda chiuso in una teca con la mitra e il saio. Tutti eroi che hanno da sempre affascinato l’artista romano (nato a Melbourne)il quale, vantando studi di antropologia culturale, è riuscito ad elaborare e indagare sul loro carattere e significato. In particolare si evince la sua preferenza per Batman, quel supereroe che pur eretto a paladino del Bene, incarna una contraddizione in quanto non possiede qualità straordinarie e veste un costume contenente una serie di elementi che, dal punto di vista dell’iconografia occidentale, rappresentano il Male.

Il supereroe diviene quindi uno strumento di analisi del nostro modello culturale, perché prodotto della cultura occidentale, e incarnazione del maschio salvatore a tutti gli effetti. Un’intera produzione artistica dove il fil rouge è rappresentato dalla sovrapposizione e, soprattutto, contaminazione tra ciò che è reale e ciò che è de-reale. In sostanza, si cerca di capire qual è il principio di realtà, se esiste o meno.

Nella mostra sono presenti le sue opere più significative: da Futuro Imperfetto (1998)a Age of Chance (2005), fino a All Is Violent, All Is Bright (2009), In Excelsis (2011-13)e The End of Beginning (2016), presentata, per la prima volta, in questa occasione.

Una serie di installazioni dal potente impatto visivo, il cui percorso espositivo si snoda tra i vari ambienti del museo provocando una visione d’insieme spiazzante, ma allo stesso tempo favorendo un insolito dialogo tra archeologia e fantascienza.