
Non ha una factory, ma poco ci manca. Non ha decine di collaboratori sparsi per il globo, ma quelli che lo servono fanno la loro porca figura. Lo avete visto – vado a memoria – a Frieze Londra, alla Biennale di Praga e a quella di Venezia, al Castello Sforzesco di Milano e al Liu Haiso Museum di Shangai, senza contare le personaliย ordinate in gallerie private e spazi pubblici in Italia e all’estero. Vanni Cuoghi, genovese di nascita e milanese d’adozione, classe ’66, ha il piglio del lavoratore dell’arte. Il suo studio milanese, fra opere in lavorazione e libri, manderebbe in sollucchero bibliofolli e aficionados della carta, ma scordatevi l’immagine dell’atelier d’artista sgarrupato: pensate piuttosto a un laboratorio di idee simile a un’impresa a conduzione familiare, dove ogni prodotto e macchinario occupa il posto che gli รจ proprio, da qui escono le pitture, la ceramiche, le carte e i diorami che certificano la produzione di “casa Cuoghi” come produzione d’arte DOC.
L’ultimo esito lavorativo della ditta รจ rappresentato dai diorami, piccoli “teatri” realizzati con la tecnica del paper cutting: disegno, china, acquerello e naturalmente forbice e colla e carta, tanta carta, per scatole magiche e “stanze” che attraverso l’artifizio del trompe l’oeil raffigurano storie e macrocosmi dalla fortissima valenza simbolica. Li potrete vedere a Milano, alla galleria Giuseppe Pero in zona Isola, dove fino al 29 gennaio รจ in corso la personale “Da Terra a Cielo“, lโinstallazione sito specifica di opere inedite che nascondono aneddoti e simbologie magiche di “un’sola nell’isola”: il Ghetto Ebraico di Venezia, di cui si celebrano oggi i 500 anni di storie e leggende. Qui la cronaca si intreccia con la ricostruzione immaginifica: i “monolocali” di Vanni Cuoghi raffigurano i giorni della peste, i rastrellamenti nazisti, il Golem e il sacrificio di Isacco, ma anche Corto Maltese e la Venere degli Stracci di Pistoletto.

“Da Terra a Cielo” designa la parte per il tutto: le storie degli abitanti del Ghetto di Venezia sono nello stesso tempo le storie di tutti gli Ebrei di ogni epoca, in una narrazione sospesa, appunto, fra terra e cielo, dalla storia all’immaginazione, fra aneddoti e rivisitazioni simboliche, per un ordinatissimo diorama che รจ giร di per sรฉ un simbolo fondamentale: la disposizione delle “stanze” di Cuoghi รจ infatti la replica isomorfica della configurazione astrale che splendeva in cielo il giorno in cui venne liberata Auschwitz.












