Le installazioni musicali di Giovanna Cerise

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Speculum
Giovanna Cerise – Speculum

Quando si entra in un mondo virtuale e si comincia a sentire l’impulso di creare qualcosa tutto il nostro bagaglio culturale ed esperienziale viene traferito lì dentro come per magia. Chi si mette in gioco si arricchisce, scopre attitudini che nemmeno sospettava, ma arricchisce anche gli altri della propria conoscenza.
Giovanna Cerise, che nella vita reale é un’insegnante di italiano e latino in un liceo scientifico di Benevento, nei mondi virtuali é nota a livello internazionale come artista digitale. La sua prima passione è stata la musica che ha studiato al Conservatorio di Napoli. Per un certo periodo ha dedicato ad essa un percorso di concerti e corsi di aggiornamento, ma quando sulla soglia di una scelta di vita ha compreso che si sarebbe orientata verso il mondo della scuola ha dirottato verso un corso di paleografia rinascimentale a Roma. Giovanna ritiene che i suoi siano stati percorsi accidentati, perchè avrebbe voluto insegnare matematica. Ed è forse per questa sua inclinazione che il mondo virtuale le è stato immediatamente congeniale.
“All’inizio ero molto spaventata” ci confessa Giovanna Cerise. “Ero entrata subito a Indire, un luogo per la didattica diretto da Andrea Benassi. Ma appena arrivata non sapevo muovermi, rimanevo ferma per giorni con l’avatar nello stesso posto. Quando ho superato il blocco, scoprendo l’utilizzo dei comandi e imparando a spostarmi, ho visitato la Galleria d’Arte di Lion Igaly. Con lui ho cominciato a fare prove per gestire i prim e ho lavorato tanto fino a partecipare come espositrice alle prime mostre”.

Dai primi esperimenti la Cerise è passata ben presto alle grandi installazioni, partendo da un’interpretazione de “Il Flauto Magico” di Mozart. L’opera si sviluppava in una serie di ambienti allusivi e allegorici, mediante un intreccio di strati sovrapposti che s’intersecavano in giochi prospettici di trasparenze. Il visitatore s’inoltrava lungo delle scale luminose, identificandosi con il protagonista dell’opera in un percorso di crescita dove prevaleva il rischio della caduta.
“Quando ho iniziato a lavorare nel metaverso ho ricominciato a studiare la musica”, racconta Cerise. “Ho colmato lacune e grazie all’entusiasmo e alla passione per questo nuovo strumento mi sono buttata. La musica mi accompagna nelle mie realizzazioni dove si riflette il senso del ritmo, mentre il fraseggio musicale in ambito visivo permette di concettualizzare perfino un cubo“.
Le opere di Giovanna Cerise sono apprezzate da utenti di tutto il mondo, soprattutto da un target più impegnato culturalmente. Le chiediamo se è soddisfatta del suo lavoro inworld.
“Non sempre. Ritengo che non bisogna mai accontentarsi” risponde. “Ho iniziato a lavorare in 3D da zero e dopo quasi sei anni non mi sento ancora arrivata. Inoltre questi ambienti virtuali sono in continua mutazione e bisogna sgobbare parecchio, evolversi. E poi mi annoierebbe rifare le stesse cose. La vita scivola, non ha senso riproporsi allo stesso modo”.

Chaos Kosmos
Giovanna Cerise – Chaos, Kosmos – photo by Torley

Chi opera nel Metaverso ha grande consapevolezza di come queste nuove modalità di creazione riescano a modificare anche le proprie visioni del mondo reale.
“Da quando ho iniziato questa esperienza leggo in modo diverso, visualizzo quello che leggo” osserva Giovanna. “Sono cambiata come persona ed é cambiato anche il mio modo d’insegnare: il senso della parola ora viene visualizzato e per spiegare la letteratura ai miei studenti riesco a descrivere i concetti tramite l’immagine. L’approccio all’arte nel virtuale è stato naturale e credo sia accaduto grazie alla mia passione per l’arte stessa, perciò ora trovo altrettanto naturale fornire delle chiavi di lettura visuali”.
Nelle sue opere tridimensionali Giovanna Cerise innesta spesso dei messaggi letterari. Le chiediamo a cosa deve questo accordo ricorrente.
Amo musica e letteratura e queste si riflettono in ciò che faccio. La mia passione per Dante e i personaggi della Divina Commedia trovano qui uno spazio naturale, come Ulisse nel “Folle volo” che ho allestito a Lost Town, il superamento dei limiti e tutto ciò che esso comporta”.
Uno stile inequivocabile quello di Cerise, quando camminando fra pareti impalpabili e prospettive armonizzate da continue trasparenze si può percepire la musica anche se la musica non c’è. Perfino i suoi oggetti scolpiti in mesh danzano al suono di quella musica che campeggia di default nell’animo di Giovanna tutte le volte in cui crea le sue composizioni visive.

Recentemente l’artista ha allestito la scenografia di “Tristano e Isotta” a Italianverse dove l’Opera viene spiegata da Francesco Bonetto, un avvocato melomane che nel metaverso trasferisce la sua passione per la musica. Le rappresentazioni sono didascaliche e, mentre si ascolta l’opera, sulla scena alcuni avatar-attori in costume di scena compiono sinteticamente dei movimenti che evocano l’Opera stessa.
“Per Wagner la scena deve essere essenziale perciò, ispirandomi alla scenografia di Adolphe Appia nella messa in scena del dramma wagneriano, ho immaginato scalinate e balconi che si aprono su tre scene principali dove si svolge la rappresentazione”, ci racconta Giovanna. “Gli spettatori percorrevano la scena muovendosi attorno agli attori principali e l’atmosfera dai toni lunari celebrava la permanenza di Wagner a Venezia. Sui pavimenti, invece, campeggiavano gli spartiti dell’opera e gli stessi, ripuliti, venivano consegnati all’ingresso in una notecard tramite la quale i lettori potevano rintracciare i motivi“.

Saudade - Bamboo
Giovanna Cerise – Saudade, photo by Bamboo Barnes

Un altro lavoro di Giovanna Cerise, “Saudade”, è stato apprezzato dal curatore della Outdoor Art Digital che l’ha scelta per la sezione virtuale della Biennale del Portogallo, dove dal 2005 vengono selezionate delle opere prodotte nel Metaverso e inserite nei luoghi pubblici tramite grandi stampe delle stesse. Saudade è il desiderio di qualcosa di bello di cui il tempo ci rivela la fine. I due ballerini vengono catturati nel momento finale del loro tango. La coppia si moltiplica nel suo isolamento per prolungare all’infinito il tempo del piacere e della tristezza. La tensione fisica ed emotiva li porta quasi allo schiacciamento, ma pronti a ricominciare con un’incontrollabile ossessione, nel tentativo di superare tutti i limiti fisici ed emotivi.
“All’estero sono più avanti” afferma Giovanna. “Sanno guardare in altri ambienti e utilizzarne le risorse. I mondi virtuali vanno sempre più verso il mondo reale e il contatto tra le due dimensioni sarà sempre più frequente. Da noi mancano ancora le competenze per valutare l’arte che si produce nel Metaverso e chi sta fuori ci guarda interdetto anche se ama l’arte contemporanea. Perfino i ragazzi hanno una visione distorta dei mondi virtuali, ma se li conduci in un progetto si appassionano e capiscono. A edMondo, una grid protetta per gli studenti, ho realizzato un progetto con i miei ragazzi del 5° liceo che hanno interpretato visivamente delle poesie di Ungaretti. Alla fine erano entusiasti. Bisogna fare di più per la scuola” conclude Giovanna Cerise. “I ragazzi devono poter gestire in futuro queste nuove tecnologie che gli daranno grandi opportunità di lavoro”.

Noi ci auguriamo che le testimonianze dei nostri artisti del Metaverso riescano ad accendere l’interesse verso questo argomento. Gli strumenti ci sono, i punti di riferimento anche. Basterebbe un po’ di attenzione per il futuro che transiterà, ormai senza ombra di dubbio, attraverso i mondi virtuali.

Per approfondire la conoscenza di Giovanna Cerise:
Photo gallery:
https://www.flickr.com/photos/giovannacerise

Blog:
http://giovannacerise.blogspot.it/