
Tra le attività praticate nei mondi virtuali, il turismo è forse la più popolare ed accessibile a chiunque abbia un account su una piattaforma 3D. E’ indubbio come, fino ad oggi, il virtual world più ricco di luoghi da visitare sia Second Life, grazie alla creatività degli utenti di tutto il mondo che hanno costruito migliaia di isole incantevoli, meta quotidiana degli appassionati di fotografia.
Dentro un mondo virtuale ogni utente porta la sua esperienza, la conoscenza e, se ne è capace, le mette a disposizione di tutti gli altri utenti costruendo o ideando progetti coinvolgenti. A volte si tratta di sfide per dimostrare a se stessi di essere all’altezza e i builder, che hanno imparato da zero a costruire ambienti, lo sanno bene. Ricostruire un reperto archeologico rendendolo praticabile com’era all’origine è una delle sfide più ambite e chi riesce a renderlo credibile, come fosse affiorato intatto dalla sabbia originaria di una sim, riceverà grande considerazione in tutti gli ambienti virtuali.
Dall’inizio di Second Life ad oggi gli esperimenti di ricostruzione di luoghi archeologici sono stati infiniti: dalla Suburra romana al Colosseo, dalle Piramidi Maya a quelle dell’Indonesia, dall’isola di Pasqua alla Necropoli egizia, e molti altri siti. Tuttavia pochi sono sopravvissuti all’evoluzione grafica della piattaforma che, grazie alle sue attuali risoluzioni, riesce a svelare ogni pregio e difetto di costruzione. Sulla sopravvivenza di un sito archeologico in Second Life c’è anche da mettere in conto il costo elevato per il mantenimento di una sim, che non permette agli owner di gestire un’isola senza introiti commerciali. Infatti nei mondi virtuali il turismo non prevede biglietto d’ingresso: ogni utente può muoversi da un luogo all’altro, esplorare, soggiornare, fotografare, filmare a costo zero.
Una delle sim storiche sopravvissute dai primordi è Museum Island, realizzata dal romano Carlolello Zapatero. Un’isola che sembra un’enciclopedia 3D, grazie a un percorso guidato tra i siti archeologici italiani, egiziani, geci, iracheni, turchi, spagnoli, afghani.
Se si desidera fare un giro completo, guardando i dettagli di ogni sito e leggendo le informazioni su ognuno, si possono impiegare anche tre ore, ma si avrà la sensazione di aver fatto un vero e proprio viaggio immersi nel patrimonio culturale e storico del Mediterraneo. Quando si arriva a Museum Island si viene accolti all’Arco di Costantino e si prosegue per l’Ara Pacis, passando per la Colonna Traiana per arrivare alla Torre di Ercole. Se non si vuole andare a piedi con l’avatar si può usare il teleport che ci farà atterrare in ogni singolo sito. Perciò da Babilonia si potrà scendere a Petra, dal tempio di Agrigento alla Tomba di Nefertari, e via dicendo. In tutto una trentina di siti archeologici colmi di suggestioni da cui si esce un po’ più ricchi di conoscenza e magari pronti a scegliere, laddove sia possibile, una meta reale da visitare. Siamo convinti che un viaggio virtuale tanto immersivo sia un forte stimolo a desiderare di vedere da vicino le splendide pitture della Tomba di Nefertari conservate miracolosamente intatte, ma altrettanto stimolante può essere lo stupore di concretizzare un’idea immaginaria della città di Babilonia e approfondirne la storia magari immersi in qualche biblioteca.

Un altro itinerario stimolante tutto italiano è la visita alla Domus Romana, ricostruita dalla builder romana Rumegusc Altamura a MIC-Imagin@rium. Composta da molte stanze con funzioni diverse, la costruzione si basa su dimensioni reali ricavate da piante e documentazioni specifiche. Dal vestibulum si accede all’atrium, da cui si passa agli altri ambienti che vi si affacciano: le stanze da letto dette cubicula, la sala dei banchetti detta triclinium, alcuni ambienti laterali detti alae, il tablinum e il lararium.
Al centro dell’atrio c’è una vasca, detta impluvium, dove all’epoca veniva raccolta l’acqua piovana proveniente dal soffitto aperto in corrispondenza. C’è anche l’hortus ben curato e un’esedra dove si soffermano gli ospiti. Per i muri della costruzione, parzialmente mesh, sono state utilizzate texture di affreschi romani e mosaici dell’epoca. Tutte le stanze della Domus sono state impiegate in occasione d’una tre-giorni di concerti live come “tabernae”, ovvero botteghe dei creator di Second Life, per una raccolta fondi a favore delle popolazioni terremotate dell’Emilia. Il bonifico della cifra raccolta fu inviato al Conto Corrente aperto per l’occasione dal Comune di Roma.
Dunque l’archeologia virtuale anche come location per intrattenimento e per scopi benefici reali. Come in questo caso, la Domus Romana, un vero gioiello virtuale che vanta migliaia di visitatori da tutto il mondo, alcuni dei quali sono venuti a studiare la costruzione per delle tesi di laurea, ha sempre creato una sorta di ponte tra virtuale e reale.

Tra i builder italiani che si sono cimentati nella ricostruzione di reperti archeologici c’è anche il catanese Sergio Delacruz, un 3D content creator che ha ricostruito alla perfezione Stonehenge. Il sito neolitico, composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, i megaliti, è stato modellato con Blender. Le texture delle pietre sono state trattate con le normal e specular map e riflettono la luce atmosferica in modo più che realistico, offrendo la sensazione di trovarsi realmente sul posto.
Abbiamo chiesto a Delacruz com’è cambiata con le mesh la sua esperienza di builder.
“L’esperienza è migliorata anche se serve più pazienza”, spiega Sergio. “Adesso devi considerare tutto l’insieme degli oggetti, non solo la modellazione, ma le texture, le luci e le ombre. Quando ho creato Stonehenge non avevo pensato d’importarlo su Second Life, tuttavia avevo curato i dettagli per un rendering che rimanesse a livello “cartolina”. Quando ho deciso d’importarlo mi sono reso conto quanto la cura del dettaglio potesse influire sull’impatto visivo. Inoltre Stonehenge è scriptato in modo da variare il tipo di terreno, aggiungere neve, vento, pioggia.” continua, “Un punto di forza nel portare una creazione su Second Life è anche l’interazione e la personalizzazione. Un’opera la puoi vedere con luci o senza, con ambiente giorno o notte e con diversi suoni”.
Gli abbiamo poi domandato quale fosse il suo parere circa l’archeologia nei mondi virtuali. “E’ una delle cose migliori che si possano realizzare in un mondo interattivo, perchè suscitano grande curiosità”, risponde entusiasta. “Quando fai un viaggio all’estero la prima cosa che vai a vedere sono i monumenti, le antichità, i musei. Il senso di un viaggio virtuale è il medesimo e l’architettura e la storia di un luogo sono la base di tutto”.
Con i programmi di modellazione 3D e l’import degli oggetti nei mondi virtuali, l’esperienza della ricostruzione archeologica è solo all’inizio di un nuovo percorso che diventerà sempre più immersivo e stupefacente. Chi potrà usufruire dell’Oculus Rift o di altri nuovi visori 3D potrà vivere straordinarie avventure culturali per conoscere da vicino, in maniera sempre più tangibile, patrimoni che magari si trovano dall’altra parte del mondo e che non sempre abbiamo la fortuna di poter visitare dal vivo.












