In mostra gli “stranieri” d’Italia…

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5_Donna_in_abito_nuziale,_Piana_degli_Albanesi,_PA_inizi_XX-1.Nell’Italia del 1911, anno della prima mostra etnografica di Roma, le diversità di lingua segnavano profondamente il territorio, con difficoltà di comunicazione nelle varie regioni per i raccoglitori della mostra. Oggigiorno quel patrimonio delle diversità, condiviso da un numero sempre minore di parlanti, è oggetto di un rinnovato interesse, per la ricchezza culturale che rappresenta e in quanto strumento di valorizzazione delle identità culturali. Un intento perseguito dal Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari di Roma (unico museo statale in Italia con competenze specifiche nel campo delle materie demoetnoantropologiche) che con la mostra L’Italia dalle molte voci (visitabile fino al 6 settembre) vuole illustrare un’interessante vicenda storica di migrazioni che fa riflettere, per analogia, sull’attualità.

Il tutto avviene in un viaggio alla scoperta delle 12 comunità linguistiche presenti in Italia e giunte in passato per ragioni storico-politiche o di antico insediamento: da quella albanese a quella croata, francoprovenzale, friulana, galloitalica, greca, ladina, occitana , slovena, walser e catalana.

Una mostra che si articola in un itinerario per immagini e oggetti tra le minoranze linguistiche, creando un vero e proprio focus sulle espressioni delle diversità culturali del nostro Paese. Un patrimonio ampio e multiforme, quello a disposizione del visitatore, che spazia dalle fogge del vestire agli strumenti di lavoro e vita quotidiana (tra i tanti, in particolare, la Zucca antropomorfa dei Walser valdostani di Gressoney Saint Jean e la preziosa cintura d’argento raffigurante San Giorgio originaria di Piana degli Albanesi in Sicilia). Inoltre, si può ammirare l’archivio fotografico del Museo con una documentazione storica di grande suggestione che, nell’ambito della mostra, è proposta in un percorso visivo corale che raccoglie, per la prima volta, tutte le testimonianze delle 12 comunità linguistiche in un’unica area espositiva.

Nata da un’idea dell’antropologa Emilia De Simoni, e da Maura Picciau, direttrice dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia, la mostra trae le sue origini dal progetto “Gli Italiani dell’Altrove” del MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) che da anni promuove presso il Museo una serie di convegni sulle minoranze linguistiche (tra i quali quello sugli Arbëreshë, i Croati del Molise, gli Occitani e recentemente gli Sloveni e i Friulani) .

La mostra, apertasi con il concerto di Anna Maria Civico dal titolo “Zemra ime/ cuore mio” di tradizione arbëreshë, proseguirà fino al 6 settembre arricchendosi di proiezioni ed eventi.

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