Metamorphose: un viaggio virtuale con Escher

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Escher – “Metamorphose”, di Solkide Auer e Sniper Siemens

“Solo coloro che tentano l’assurdo raggiungeranno l’impossibile”, sosteneva Maurits Cornelis Escher. Poiché nel Metaverso questa pratica è piuttosto ricorrente, due artisti dei mondi virtuali hanno pensato di ricostruire in 3D “Metamorfosi” di Escher.
Si tratta della senese Sniper Siemens e del pescarese Solkide Auer di cui abbiamo già parlato su queste pagine e che in questa occasione hanno unito le loro esperienze lavorando su un’idea comune. Ispirati e appassionati dell’arte di Escher, Solkide e Snipi hanno deciso insieme di affrontare  uno dei suoi massimi capolavori, trasformando l’opera in un’installazione tridimensionale che travolge i visitatori. Un lavoro di tre mesi per ricreare ogni tassello e collocare la ricostruzione in uno spazio circolare dove ogni soggetto grafico assume una forma tangibile.

Mentre l’opera originale misura in totale 19,2 x 389,5 centimetri, nel mondo virtuale essa si moltiplica all’ennesima potenza, fin dove le dimensioni di un’intera sim del LEA (Linden Endowment for the Arts) lo consentono. Ne risulta una titanica scenografia in cui i visitatori coi loro avatar sembrano minuscole formiche che la percorrono in una o nell’altra direzione.

Davanti all’opera originale lo spettatore cammina accanto al rettangolo e poi lo rilegge nel senso opposto, mentre qui, grazie alla circolarità dello spazio, può scivolarvi accanto con il corpo dell’avatar ma anche con la cam o con lo space navigator. I movimenti circolari aumentano la sensazione di gran festa tra figure geometriche e animali che danzano uno dietro l’altro in uno scambio ricorrente di superfici. Perfino la zona antistante la sagoma della chiesa della Maddalena di Atrani si trasforma in piazzetta di sosta dove gli avatar si siedono per scambiare opinioni ed emozioni relative all’installazione.

E intanto i cubi diventano poligoni e si trasformano in gechi che ridiventano poligoni e quei poligoni formano un alveare da cui escono le api, mentre le api si scompongono e si trasformano in pesci che poi si tramutano in uccelli. Gli uccelli diventano poliedri e i poliedri case. Le case diventano un paese che poi si collega con la torre di un castello e la torre diventa una scacchiera.
Ed è così che quella specie di nomadismo visivo che Escher sa provocare si converte in una giostra emozionale in 3D che aiuta lo spettatore a comprendere ancor più a fondo l’opera del grande artista olandese.

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Escher – “Metamorphose”, di Solkide Auer e Sniper Siemens

Con “Metamorfosi” Escher crea costruzioni finite, perfettamente compiute, dove un puzzle di figure incastrate si trasforma attraverso vari passaggi in qualcosa di completamente diverso.
Con le mie stampe cerco di testimoniare che viviamo in un mondo bello e ordinato e non in un caos senza forma, come sembra talvolta” scriveva Escher. “I miei soggetti sono spesso anche giocosi: non posso esimermi dallo scherzare con le nostre inconfutabili certezze. Per esempio, è assai piacevole mescolare sapientemente la bidimensionalità con la tridimensionalità, la superficie piana con lo spazio, e divertirsi con la gravità. E’ piacevole osservare che parecchie persone sembrano gradire questo tipo di giocosità, senza paura di cambiare opinione su realtà solide come rocce”.

Ed ecco come Maurits Cornelis Escher riesce a trovare in un mondo virtuale 3D la collocazione ideale per le sue opere. Così come il Metaverso, il suo é un mondo immaginario e irreale, ma estremamente rigoroso e razionale che ci offre continue nuove prospettive. Conoscere la sua opera e immergersi nelle sue forme mutanti sono spunti di riflessione molto ampi per i frequentatori di Second Life che hanno il privilegio di condividere un’esperienza tanto importante. La ri-creazione in 3D di un’opera nota è un dono ogni volta in cui gli artisti del mondo virtuale si avventurano nell’appagante impresa e chi lo riceve ne trae grande energia.

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Escher – “Metamorphose”, di Solkide Auer e Sniper Siemens

L’installazione “Metamorphose” è in corso fino alla fine di Giugno e per noi che l’abbiamo visitata più di una volta è assai piacevole tornarci ancora per scambiare con altri le nostre visioni di Escher.
Un mito che disse no a un altro mito, come può non affascinarci ripetutamente?
Pochi sanno che nel 1969, a una lettera gentilissima e ammirata con cui Mick Jagger chiedeva il permesso di usare un suo lavoro per la copertina di un disco, Escher fece rispondere che aveva cose più importanti da fare, concludendo con: “E vi prego di informare il sig. Jagger che non sono Maurits per lui ma, molto sinceramente, M.C. Escher” ammonendolo severamente a dargli del lei e non del tu.

L’opera di Escher fu molto amata dagli hippy che associarono le visioni escheriane agli effetti allucinogeni e psichedelici delle sostanze stupefacenti. I mondi impossibili dell’artista olandese erano, agli occhi dei figli dei fiori, le rappresentazioni di stati d’alterazione mentale. Oggi per i “figli dei mondi virtuali”, quelli che stanno spianando il terreno ai nuovi visori 3D, le opere di Escher sono nuova fonte d’ispirazione per viaggiare, e far viaggiare, dentro nuove prospettive e visioni assai più allargate di quelle esistenti.