Con Paolo Ulian il marmo di Carrara diventa “interattivo”

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Spacco

Del marmo non si butta via niente. Specialmente in un’epoca in cui le risorse naturali si vanno esaurendo. L’allarme riguarda anche uno dei materiali più eccellenti della creazione umana, che però si sta avviando verso una dimensione progettuale del tutto nuova.

Perfino una materia naturale come il marmo (di Carrara) entra nella logica della sostenibilità ambientale grazie alle riflessioni (e alle interpretazioni progettuali) di Paolo Ulian, che parte dall’interazione tra utente e prodotto

I punti cardine di questa prospettiva sono un’insospettabile idea di versatilità e di leggerezza, ma anche le possibilità di rigenerazione consapevole degli scarti. Se negli ultimi decenni il cosiddetto “ciclo di vita del prodotto” riguardava entità sintetiche come la plastica, ora si riconosce la preziosità di un’essenza che la crosta terrestre ci offre da secoli e che, fra l’altro, fece “innamorare” anche Michelangelo Buonarroti: il marmo di Carrara. Dopo opere architettoniche e sculture, ecco che questo materiale conquista la ribalta del design d’arredo grazie anche alle brillanti intuizioni di Paolo Ulian, progettista “autoctono”.

Forte di un legame genetico con le viscere delle Alpi Apuane, egli rinnega la gravità tipica della materia lapidea e ne fa emergere un’insolita plasmabilità. Nelle sue creazioni per Antoniolupi (in tema di arredo bagno) e per Bufalini (per qual che riguarda i complementi) l’identità finale del prodotto scaturisce sempre dall’intervento dell’utente che, armato di mazza e martello, asporta parti del blocco iniziale. Sì certo, le sue sono opere interattive, secondo certe intuizioni di alcuni artisti degli anni ’60.

Il volume marmoreo subisce un primo processo di lavorazione appena uscito dalla cava: esso viene affettato in lastre secondo precise griglie geometriche; poi spetta all’acquirente rimuoverle a piacimento. Insomma, la fisionomia finale di un prodotto non è mai uguale all’altra. Che si tratti di un elemento decorativo a parete – su cui ricavare un disegno più o meno grafico facendo saltare i pixel – o di un lavabo – seguendo la sagoma della coppa interna, già definita dall’interruzione della fresatura – il prodotto di Ulian è interattivo. E pensare che non si tratta di una superficie digitale…

In questo sottile gioco concettuale applicato a una materia rigida sono state appena coinvolte altre due tipologie di arredo. La prima è la libreria Spacco, ricavata da un prisma di Bianco Carrara a base quadrata. Anche in questo caso, grazie ai tagli in sequenza, profondi e paralleli, l’artigiano può eliminare, con l’aiuto di un martello, alcune delle piccole lastre fino a raggiungere la configurazione desiderata.

Questo equilibrio tra pieni e vuoti rispecchia una logica sia funzionale che estetica, poiché anche la linea di frattura diventa anche elemento decorativo a rilievo. Ne risulta un totem solido ed espressione dell’io, poiché il progetto di design coinvolge l’utente in un vero processo scultoreo e in una divertente operazione combinatoria, che consiste nell’combinare fra loro, a volontà, le colonne variamente orientate.

E gli elementi di scarto? Tornano a nuova vita: vanno a formare il diffusore della lampada a sospensione Ingo. Le marmette, appese singolarmente al soffitto mediante cavi d’acciaio, formano delle quinte opalescenti intorno alla sorgente, assumendo un’aura ovattata e metafisica.

Entrambi gli oggetti, afferenti alla collezione Thinking in Marble 2025, sono il frutto della collaborazione tra Paolo Ulian e Bufalini, azienda di eccellenza nella lavorazione del marmo di Carrara. La loro presentazione è avvenuta durante la recente Milano Design Week, presso la Galleria Rossana Orlandi.

Anche queste realizzazioni firmate da Paolo Ulian celebrano la naturale bellezza del marmo attraverso un approccio sperimentale e dimostrano come, nel design contemporaneo, innovazione e lavorazione rispettosa possano convivere.