Lorenzo Parisi Asaro, nato a Milano nel 1994, è da sempre affascinato dall’arte, dalla pittura. Dopo il liceo artistico ha frequentato un corso di scenografia alla NABA, poi ha approfondito l’arte orafa nella Scuola Orafa Ambrosiana di Milano, dove vive e lavora in una palazzina storica di via Muratori, in Porta Romana e si dedica a reinventare nuovi codici visivi, formali e cromatici all’insegna della libertà espressiva.
Cosa rappresenta per te il tuo studio?
È il mio luogo speciale e nido della mia creatività. Amo particolarmente la luce naturale che lo riempie, soprattutto in primavera, è proprio questa luce a divenire elemento armonizzante della mia creatività con il contesto che mi circonda. Il mio studio è ricco anche di oggetti e libri, e in continua trasformazione, la sfida è la continua ricerca di una parete bianca per aggiungere una nuova tela e continuare nel mio processo creativo.
Quando e perché hai cominciato a dipingere?
Ho sempre disegnato, poi durante il Covid la mia produzione di disegni è aumentata moltissimo e ho iniziato a sentire l’esigenza di cambiare e di esplorare un altro mezzo, decidendo di usare il colore, cosa che fino a poco prima non avevo mai fatto in modo rilevante. Ho così iniziato a dipingere. Volevo fare qualcosa di diverso, qualcosa che non avevo mai sperimentato prima, ma che sentivo in me. Era arrivata l’ora di esprimere me stesso in un modo nuovo, la pittura.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Le mie fonti d’ispirazione sono molteplici. In primis me stesso e il mio bagaglio simbolico personale così come le emozioni che la natura in tutte le sue forme e l’archeologia e lo studio delle civiltà precolombiane e altre suscitano in me. Inoltre, l’arte contemporanea e in particolare i lavori di artisti che utilizzano il colore in modo audace e innovativo, sono una grande fonte di stimolo per sperimentare nuove tecniche così come le esperienze personali (che possono essere una mostra, un viaggio, un disegno di un bambino) alimentano continuamente nuove idee.
Che importanza ha il disegno nella tua ricerca artistica?
Il disegno ha un ruolo fondamentale nella mia ricerca artistica, poiché è il punto di partenza di ogni mio lavoro. È attraverso il disegno che esploro forme, composizioni e concetti, creando una base su cui poi costruire le mie opere. Anche quando dipingo o realizzo gioielli, il disegno rimane un elemento centrale, una guida che mi permette di sviluppare e affinare le mie idee prima di trasformarle in qualcosa di concreto. Il disegno è per me una forma di espressione immediata e intima.
Ti caratterizza un segno essenziale, primitiveggiante e incisivo, i colori vivaci, la figurazione neo-espressionista, quali sono i tuoi pittori preferiti di ieri e di oggi?
I miei pittori preferiti, sia di ieri che di oggi, sono quelli che hanno saputo esplorare e sviluppare una forte espressione visiva. Tra gli artisti del passato, sono molto legato a figure come Edvard Munch, la cui intensità emotiva mi affascina, Henri Toulouse-Lautrec, per la sua capacità di catturare l’essenza della vita e dell’emozione, e Louise Bourgeois, per la potenza della sua scultura e la profondità psicologica che riesce a trasmettere attraverso le sue opere. Oggi, mi ispirano molto Lenz Geerk e George Rouy, per il loro approccio contemporaneo alla pittura e alla figura umana. Questi artisti, con la loro capacità di trasmettere emozioni attraverso il segno e il colore, influenzano il mio lavoro e la mia ricerca artistica.
Dipingi ascoltando musica o prediligi il silenzio?
Inizio spesso ascoltando musica, che mi aiuta a entrare nel giusto stato d’animo e a stimolare la creatività. Tuttavia, spesso mi dimentico che la musica è ancora in sottofondo, e se si ferma, non ci presto molta attenzione. In questi casi, il silenzio interiore prende il sopravvento senza che me ne accorga, e continuo a lavorare concentrato solo sul mio processo creativo.
Ti consideri più in linea con l’Art Brut oppure della Transavanguardia, perché?
Mi considero più in linea con l’Art Brut, soprattutto per il suo approccio istintivo e spontaneo, che nel disegno è sicuramente prevalente. Cerco poi di esprimere emozioni attraverso il segno e il colore in modo diretto, senza vincoli formali.
Qual gallerie frequenti o seguono il tuo lavoro?
Le gallerie che frequento regolarmente e dove cerco di essere presente sono la Galleria Gola, sul Naviglio a Milano, dove ho avuto il piacere di esporre una parte del mio lavoro nella mia solo exhibition dal titolo “Take a Seat” e la Galleria Art Noble, che è un punto di incontro per molti amici artisti. Mi sento poi di menzionare anche la Galleria Gió Marconi, che ammiro per la sua continua ricerca artistica.
Vivi del tuo lavoro o fai altro per coltivare la tua ricerca artistica?
Mi dedico esclusivamente e con passione alla pittura e alla creazione di gioielli, riuscendo a vivere del mio lavoro artistico. La mia ricerca artistica è in continuo sviluppo e cerco sempre nuovi stimoli, idee e progetti da seguire.
Chi sono i tuoi collezionisti e quali opere vendi di più ?
I miei collezionisti sono principalmente appassionati di arte contemporanea e di lavori che esplorano la pittura e il design in modo originale. Molto spesso i miei clienti sono appassionati sia d’arte che di gioelli d’artista, essendo allineati all’idea del mondo e della contemporaneità che cerco di esprimere con il mio lavoro. Le opere che vendo di più sono quelle che combinano elementi di figura e astratto, con l’uso di colori vivaci e segni incisivi. Prediligo lavorare su formati medio-grandi, che permettono di esprimere pienamente l’intensità emotiva dei soggetti che raffiguro. La tecnica che utilizzo più frequentemente è l’olio su tela, ma realizzo anche disegni con penna o matita, che aggiungono una dimensione più intima e dettagliata al mio lavoro.
Tra i temi preferiti spiccano figure femminili dai corpi filiformi, dipingi persone conosciute o ideali?
La figura femminile è uno dei temi che prediligo e si è trasformata nel tempo nella creazione di un personaggio che inserisco spesso nei miei quadri. Di solito non dipingo persone conosciute, ma rappresento figure ideali che esprimono emozioni universali. Ad esempio, le donne che raffiguro, eleganti, fiere, quasi androgine, sempre misteriose, vogliono essere l’emblema della forza interiore e della libertà, sfidando le convenzioni e abbracciando una bellezza che trascende gli stereotipi.
A cosa serve l’arte, praticare pittura nell’epoca digitale?
Dipingere e fare arte digitale sono due mezzi diversi e non ci vedo nulla di nuovo in questo; è solo uno strumento in più. Ognuno sceglie il proprio, ma credo che uno non escluda l’altro. Per quanto riguarda il ruolo dell’arte, non credo ci sia una risposta definitiva: l’arte semplicemente esiste, senza che debba servire per forza a qualcosa.
Hai mai utilizzato l’Intelligenza Artificiale per trovare nuove ispirazioni?
L’ho utilizzata interrogandola sul mio lavoro ed è stato molto divertente, ma non l’ho ancora usata per trovare nuove ispirazioni.
Quando pensi finito, risolto un dipinto?
Spesso lascio i dipinti appesi nello studio o appoggiati alle pareti, e mi capita di rimetterci mano anche dopo mesi. Altri, invece, li termino in poche ore. Credo che alcuni quadri abbiano bisogno di più tempo di altri. La fine la scelgo io, quando l’insieme mi sembra funzionare: solo allora dichiaro il quadro finito.
Le tue opere peggiori quali sono state?
Peggiori sono tutte quello che ho fatto prima delle ultime. È proprio per questo che continuo a dipingere: ogni nuova opera è un’opportunità per migliorarmi e imparare.
A chi mostri per prima i tuoi dipinti e chi è il tuo critico/a migliore?
Ancora non ho trovato il mio critico ideale. È solo quando mostro i miei dipinti a più persone che riesco a capire quali sono i più riusciti. Le diverse reazioni e opinioni mi aiutano a vedere le opere da angolazioni diverse e a valutare meglio il loro impatto.
Con quale artista vorresti esporre prima o poi?
Non ho un nome in particolare, ma credo che sarebbe interessante esporre con artisti che utilizzano altri linguaggi espressivi, come la musica o il video, per creare un dialogo tra diverse forme d’arte e ampliare la percezione del pubblico.
A quale opera stai lavorando?
Non mi concentro mai su un’unica opera, ma preferisco lavorare su più tele contemporaneamente. Attualmente, sto dipingendo piccole tele, in cui cerco di trasmettere una sensazione di pericolo attraverso l’analisi della prospettiva di stanze chiuse.