Si avvicina il 1° marzo. Quel giorno, se il sindaco di Milano Beppe Sala non avrà dato un cenno, il direttore del Museo Leonardo3, Massimiliano Lisa, inizierà lo sciopero della fame.
Ma che succede? CulturaIdentità lo aveva già raccontato qualche giorno fa.
Nella centralissima Galleria Vittorio Emanuele II, da 12 anni un museo dedicato a Leonardo Da Vinci, partito come installazione temporanea, ha ottenuto un successo di pubblico così travolgente da trasformarlo in una delle principali attrazioni culturali e turistiche del capoluogo lombardo. Un museo – ora permanente – nato al 100% da iniziativa privata e che non percepisce un euro di danari pubblici. Anzi, che di soldi, alle casse del comune di Milano, ne ha versati e non pochi, come affitto e diritti di occupazione di suolo pubblico.
Ma da un anno Palazzo Marino ha deciso di sfrattarlo. Essendo i locali (600 mq) dati finora in sub-concessione, il Comune ritiene di non poter rinnovare l’affitto, perché quell’ambita superficie nel cuore del cuore di Milano, decaduto il concessionario primario da cui dipende Leonardo3, dovrebbe essere “messa a gara”. Nessuna possibilità che il Museo possa subentrare direttamente come conduttore.
Eppure, fanno rilevare i vertici del museo, così come l’assessore d’opposizione Pietro Marrapodi, altri spazi sempre in Galleria sono stati concessi dal Comune senza alcuna gara.
Insomma, quello che è uno dei più bei esempi di imprenditoria culturale italiana, che con un colpo solo celebra il genio dei geni, riempie le sale di ragazzini estasiati e turisti da tutto il mondo, e si impone per un modello museale basato sulla “storia sperimentale” (la living history), viene letteralmente messo alla porta dal comune di Milano, città dove Leonardo Da Vinci aveva passato gli anni più fecondi della propria vita.
Il direttore Massimiliano Lisa ha promesso di iniziare lo sciopero della fame se il Comune non vorrà incontrarlo. Da mesi, infatti, il direttore di un museo che ha staccato 270 mila biglietti nel solo 2024 viene letteralmente ignorato dalle istituzioni meneghine, nonostante le passate amministrazioni comunali abbiano in precedenza patrocinato e sostenuto l’istituzione per 10 anni.
A sostenere la lotta di Lisa per mantenere il Museo Leonardo3 nella sede dov’è sempre stato si è mosso anche il professore emerito Martin Kemp di Oxford, uno dei massimi esperti mondiali su Leonardo Da Vinci e supervisore del laboratorio del museo dove vengono realizzate le magnifiche riproduzioni delle invenzioni del genio toscano che costituiscono la spina dorsale della mostra.
La lettera aperta scritta dal professor Kemp è stata pubblicata sui quotidiani ed è stata indirizzata anche al presidente Mattarella. L’appello di Lisa è stato rivolto al governo e alla Regione Lombardia.
Non possiamo anche noi non accogliere e rilanciare questo appello, magari al ministro Alessandro Giuli. Naturalmente siamo consapevoli che il Ministro non può interferire negli affari interni di un comune, tuttavia un suo cenno di interesse sarebbe un segnale forte, di attenzione alla figura di Leonardo Da Vinci, che il Museo permette a così tante persone italiane e straniere di conoscere e apprezzare con la profondità che quel gigante della nostra storia merita.
Leonardo è uno dei personaggi che più rappresenta l’identità del nostro paese: il genio, la ricerca della bellezza, la curiosità, il buon gusto… Milano ha visto Leonardo lavorare al Cenacolo e a tantissimi progetti e oggi merita un museo che ne esalti il lavoro. Evitiamo che la locomotiva d’Italia perda per un eccesso di burocrazia questo gioiello di imprenditoria culturale.