La Babs Art Gallery di Milano mette in scena, fino al 25 febbraio, una versione abbastanza insolita della produzione artistica di Grazia Varisco (Milano, 1937).
Dobbiamo ricordare che Varisco è una dei protagonisti della seconda avanguardia italiana degli anni Sessanta, che ha trovato nel contesto milanese un terreno assai fertile di espressione e di codifica per tanta arte successiva, anche sul fronte delle installazioni site specific. La geometria è il filo conduttore della sua ricerca, che è approdata, sempre in quel magico decennio, anche all’ambito dell’Optical e dell’Arte Cinetica. Nella sua produzione astratto-geometrica, basata su esili forme hard edge, Varisco dà vita a giochi di allineamenti, a variazioni ed equilibri visivi. Insomma, dei virtuosismi contrappuntistici ottenuti con una grammatica essenziale e limpida, però capace di rivoluzionare il mondo euclideo più di quanto abbiano fatto gli autori tra le due guerre.
Oggi Babs, spazio espositivo specializzato in gioielli d’artista, accoglie una collezione di sculture “da indossare” disegnate dalla stessa Varisco in un arco temporale abbastanza ampio. Una parte di esse riflette quella ricerca formale, ma la maggior parte dei pezzi declina un tema del tutto nuovo: il nodo.
L’esposizione, intitolata “A nodo mio” e curata da Paola Stroppiana, rappresenta un evento eccezionale perché Grazia Varisco non aveva mai reso fruibili i suoi pezzi storici, fino ad oggi conservati nel suo archivio, né tantomeno realizzato – aiutata da un orafo – gioielli per il pubblico.
La narrazione parte dai modelli improntati al “tradizionale” rigore formale dell’artista, per poi interpretare la flessuosità dei nastri metallici annodati – con un nodo semplice, per fortuna – su sé stessi, trasformandosi in collane, orecchini e anelli.
Ma questo dualismo lessicale è solo apparente. L’artista mira comunque a soluzioni molto sintetiche, anche se in questo caso le forme devono confrontarsi con la flessuosità del corpo umano (non solo femminile, a dire il vero).
Grazia Varisco si è dedicata alla produzione di gioielli, in modo sperimentale, fin dagli anni Ottanta, provando materiali inconsueti come ad esempio le lamine di alluminio per lampade. Ne sono nati pezzi in cui emerge il suo gusto per il gioco e per il caso, tradotto in forme inattese e ammalianti.
Il gioiello, spiega l’artista, «deve essere motivo di “gioia”, di compiacimento del pensiero libero che sceglie il bello da esibire e lo esplicita in un oggetto da indossare: direi, più correttamente, un ornamento della mente». Per questo Varisco impiega con disinvoltura argento, oro, brillanti, ma anche alluminio e rutenio, dando vita a una sintassi in continua evoluzione.
Una dinamicità che si legge bene nei gioielli in mostra, frutto di un lungo lavoro: protagoniste di “A nodo mio” sono due collane d’argento e due orecchini d’oro (ciascuno in edizioni di 9 pezzi) che racchiudono tutta la sofisticata semplicità del suo pensiero. Le lamine metalliche sono tagliate e ripiegate in un’alternanza di sospensione e leggerezza che richiama i segni puliti e precisi delle sue sculture Meridiane (1974). Lo stesso principio di Penta (2024), in argento satinato che ha forme geometriche e rigorose. Qui si coglie il processo di creazione che esalta il ritmo, la perfezione degli incastri, le vibrazioni di luce, in un’armonia quasi musicale.
I gioielli di Grazia Varisco sono generati da una matrice ideale, una griglia di pensiero solida che si arricchisce e evolve continuamente. Le forme geometriche ripiegate su se stesse si muovono diventando tridimensionali e mosse, catturando lo sguardo. L’artista spiega ancora che i suoi progetti «sono fortemente interconnessi tra loro, spesso uno ha in sé l’idea germinativa del successivo: l’ispirazione nasce dal fare con le mani, l’approccio progettuale si fa gestuale, manuale e materico. Il pensiero certamente vince e determina tutti gli sviluppi, ma è il fare che permette l’elaborazione».
A conferma di questa continuità di pensiero tra la dimensione artistica e quella del design, alle pareti della galleria è presente una selezione di lavori di Varisco, sia a parete che tridimensionali.