Beatrice Gigli ci conduce, con le sue Beatitudini, in un viaggio alla scoperta di storie e luoghi nascosti, tanto misteriosi quanto affascinanti. Ogni racconto è un viaggio verso l’inaspettato, dove la bellezza segreta di realtà spesso dimenticate si svela a chi le sa cercare. Vere beatitudini per chi le esplora, questi frammenti di storia e cultura aprono una finestra su mondi ricchi di meraviglia e significato.
Nola, città incastonata nell’entroterra napoletano, custodisce segreti e storie che si intrecciano tra sacro e profano. Non solo luogo della morte di Ottaviano Augusto e dimora del Vescovo e martire Felice, che distilla la miracolosa manna nella cripta del Duomo, Nola è anche la patria di Paolino, il santo dei Gigli, monumentali macchine da festa oggi patrimonio UNESCO.
Ma soprattutto, Nola è la città che ha dato i natali a Giordano Bruno, il martire del libero pensiero, un uomo che ardeva del desiderio di esplorare i misteri della natura, concepita come frutto di un Dio infinito, all’interno di un universo altrettanto sconfinato, ricco di mondi abitati.
Inseguendo i luoghi descritti nel suo De Immenso, tra cui il “monte Cicala, con le rovine del castello del XII secolo, gli ulivi e la vista del Vesuvio”, mi sono avventurata verso la contrada Porto, non lontana da San Giovanni del Cesco, dove Bruno trascorse i suoi primi quindici anni di vita prima di partire per Napoli e iniziare i suoi studi teologici a San Domenico Maggiore.
Proprio qui, Bruno raccontò di aver vissuto incontri singolari con gli spiriti, come narrato nel De analogia spirituum del De magia naturali:
“Gli spiriti di terra e di acqua (…) possono mostrarsi a piacimento. A questo tipo appartengono quelli che stanno nei pressi di Nola, in un luogo solitario vicino al tempio di Porto, e anche sotto una certa rupe ai piedi del monte di Cicala, antico cimitero degli appestati. Io stesso e molti altri ne abbiamo fatto esperienza; passando di là di notte, sono stato assalito da molte pietre che grandinavano con gran violenza, inseguendomi fastidiosamente senza mai ferirmi” (Trad. di A. Montano).
Questi spiriti si manifestavano dunque alle pendici del monte Cicala e nella contrada Porto, dove un tempo sorgeva la chiesa di Santa Maria del Porto. Per esorcizzare e santificare il luogo, nel 1600 vi fu edificata la chiesetta di Santa Maria del Soccorso, oggi conosciuta come la “Cappella degli Spiriti”. Quasi nascosta dalla natura, essa continua a proteggere chiunque passi per quei luoghi dalle entità dispettose che ancora aleggerebbero tra le rovine.
La credenza di Bruno nei fantasmi si radicava nella sua concezione dell’universo come un’entità animata e permeata da forze naturali, dove la magia e il soprannaturale erano manifestazioni tangibili di leggi cosmiche più grandi. Per Bruno, gli spiriti non erano semplici illusioni, ma entità reali, appartenenti a un piano di esistenza invisibile ma tangibile, che influenzava il mondo materiale. Questa visione lo portò a considerare i fantasmi e le apparizioni come effetti naturali di forze che, se comprese, potevano rivelare i segreti dell’universo.
Se per Tommaso d’Aquino la filosofia era ancella della teologia, per Giordano Bruno la magia era una chiave per svelare le leggi nascoste dell’universo e conquistare la verità.