“Dante – L’esilio di un Poeta” il docufilm di Bancale che segue i passi del ghibellin fuggiasco

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Dopo il suo lungo e tormentato esilio quasi ventennale, su e giù per le corti italiane del Trecento, Dante sbarca a Napoli come ambasciatore di Carlo d’Angiò che lo ricevette nelle sale dell’imponente Maschio Angioino. Un legame con la città partenopea ricordata, tra l’altro, nel Convivio parlando della nobile famiglia dei Piscicelli e nel Purgatorio della Divina Commedia come luogo di sepoltura di Virgilio, amico e guida nella più grande opera del Sommo Poeta. Si ispira al suo pellegrinaggio in Italia una volta allontanato da Firenze il film documentario “Dante – l’esilio di un Poeta” diretto da Fabrizio Bancale e prodotto dalla Società Dante Alighieri, già selezionato all’Italian Contemporary Film Festival di Toronto. Nel cast, Gigi Savoia (nella foto), Paola Tortora, Alfonso Desentre, Canio Loguercio, Giovanna Famulari, Mario Di Fonzo, Penelope Zaccarini. Il docufilm nasce da una idea di Lamberto Lambertini con  la consulenza storica di Alberto Casadei, Gino Ruozzi e Marco Veglia, scritto da Fabrizio Bancale con la collaborazione di Germano Rubbi, fotografia di Francesco Masi, montaggio di Giovanni Marolla. Musiche originali di Pericle Odierna. Visionario, mistico, profetico, Dante ha lasciato in eredità un messaggio ancora vitale che si può riconoscere visitando i luoghi dove lui stesso ha vissuto o è passato, più di sette secoli fa. Con un appassionante viaggio per immagini, “Dante – l’esilio di un Poeta” segue i passi del ghibellin fuggiasco nella sua quasi ventennale fuga da Firenze, tra popolosi capoluoghi di provincia e piccoli borghi medievali quasi abbandonati, tra castelli e monasteri.

Il docufilm, realizzato in occasione dei 700 anni della morte del Sommo Poeta, si pone come obiettivo di raccontare e scoprire un Dante diverso, meno accademico e più umano, sottolineandone la sua contemporaneità. «Il nostro è stato un viaggio reale e visionario che, partendo dai luoghi e attraversando alcune delle pagine più significative della produzione dantesca, vuole provare a stimolare nuove prospettive, suggestioni, incantamenti» spiega il regista Bancale.

Il percorso comincia nelle terre della Toscana e della Romagna: dalle valli della Garfagnana, alle rive dell’Arno, nelle quali Dante visse i primi turbolenti anni del suo esilio, tra battaglie, rabbia, illusioni e profonde delusioni. Poi nella zona della Lunigiana, dove fu accolto dalla nobile famiglia dei Malaspina per conoscere un breve momento di quiete che gli consentì di ritornare a dedicarsi alla poesia. Si raggiungerà il Casentino dove, tra i feudi dei conti Guidi, Dante concluse le prime due cantiche della Divina Commedia, l’Inferno e il Purgatorio. Ma il suo spirito è inquieto e lo porterà a spostarsi ancora, prima a Verona, alla corte di Cangrande della Scala, signore della città scaligera, al quale dedicherà l’ultima cantica della sua Commedia; e infine a Ravenna. Qui Dante termina la sua esistenza terrena, e sulla sua tomba si conclude anche il viaggio. Guidano la visione e l’ascolto un anziano clochard (Gigi Savoia) e una bizzarra viaggiatrice con la passione del disegno (Paola Tortora), accompagnati da una coppia di musicisti di strada (Canio Loguercio e Giovanna Famulari) e da un inquietante monaco spagnolo (Alfonso Desentre). «Sono loro a restituirci momenti della poesia dantesca, a intonare terzine, a raccontare attraverso la punta di una matita atmosfere e personaggi della “Divina Commedia”. In un continuo rincorrersi tra realtà e finzione», conclude Bancale.  

Attorno a questi personaggi, per circa 70 minuti si alternano testimonianze, aneddoti e leggende sull’esilio dantesco che rendono omaggio al Poeta volando sulle ali dell’immaginazione, del mistero e della poesia, attraverso i secoli e attraverso la storia d’Italia.